Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Nino Taranto del 25 maggio alle 16 su Rai 5: “La fucilazione di Pulcinella”
Prosegue con la commedia “La fucilazione di Pulcinella”, in onda mercoledì 25 maggio alle 16 su Rai5, l’omaggio che Rai Cultura ha dedicato a Nino Taranto nel 36° anniversario della scomparsa n
ello spettacolo andato in onda sulla Rai nell’agosto 1973 con la regia di Gennaro Magliulo, al fianco di Nino Taranto recita Danieli.
Con questa farsa musicale, Nino Taranto poté realizzare a 66 anni il sogno di ogni attore napoletano, ovvero quello di interpretare almeno una volta nella vita il ruolo di Pulcinella
Nino Taranto, nome completo Antonio Eduardo Taranto (Napoli, 28 agosto 1907 – Napoli, 23 febbraio 1986), è stato un attore, comico e cantante italiano.
Antonio Eduardo Taranto, detto “Nino”, nacque nel 1907, a Forcella, nel cuore di Napoli, figlio di un sarto, Raimondo, e di sua moglie, Maria Salomone. Esordì tredicenne al Teatro Centrale di Napoli, interpretando quelle che sarebbero diventate le sue specialità: la “canzone in giacca” drammatica e quella da “dicitore” in abito da sera, rivelando le straordinarie doti di caratterista che l’avrebbero reso, per oltre mezzo secolo, uno degli interpreti più amati dal pubblico italiano. Nel 1927 entrò nella compagnia di sceneggiate Cafiero–Fumo e nel 1928 si avvicinò con successo alla sceneggiatura; invitato in tournée negli Stati Uniti, ne tornò con “una pianola a nastro e mille dollari” impiegati per finanziare la sua prima compagnia di varietà, che durò solo quindici giorni e finì nel disastro totale.
Nel 1933 venne scoperto da Anna Fougez, che lo fece debuttare nella grande rivista, alla quale si sarebbe dedicato fino al secondo dopoguerra, accanto a Wanda Osiris e poi a Titina De Filippo, dando vita a straordinarie macchiette, tra le quali l’indimenticabile Ciccio Formaggio, ritagliato perfettamente su di lui dal duo Cioffi e Pisano: un ometto iellato, tradito e bistrattato dalla fidanzata, la quale per ennesimo gratuito dispetto gli sforbicia la tesa del cappello. Proprio quella paglietta tagliuzzata divenne uno dei simboli della sua comicità e ispirò alcuni fortunati spettacoli di rivista come Mazza, Pezza e Pizzo e Quagliarulo se ne va, oltre al popolare film Il barone Carlo Mazza di Guido Brignone (1948).
Si dedicò anche alla prosa costituendo una propria compagnia solo nel 1955 e mettendo in scena, oltre a farse e commedie leggere, i testi dell’amico e maestro Raffaele Viviani, di cui propose fra l’altro L’ultimo scugnizzo (1956) e Don Giacinto (1961), che valorizzarono al meglio la sua intensa espressività. Ha inoltre portato in scena opere teatrali del commediografo Samy Fayad, tra cui si ricordano “Un gran bene di consumo”, “Lo spione della scala C”, “Il Papocchio”, “Il settimo si riposó”, molte delle quali per la regia di Gennaro Magliulo. Negli ultimi anni sarebbe tornato con successo al teatro napoletano, soprattutto al fianco di Luisa Conte e del fratello Carlo; suo nipote Corrado è anch’egli attore.