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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Goldoni del 17 giugno alle 15.45 su Rai 5: “Sior Todero brontolon”

sior todero

Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Carlo Goldoni del 17 giugno alle 15.45 su Rai 5: “Sior Todero brontolon”

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Per il Grande teatro di Carlo Goldoni in TV oggi pomeriggio venerdì 17 giugno alle 15.45 su Rai5 va in onda la commedia “Sior Todero brontolon” nella versione trasmessa dalla RAI nel giugno 1969 diretta da Carlo Lodovici.

Interpreti Grazia Maria Spina, Mario Bardelia, Lina Volonghi, Gino Cavalieri, Elsa Vazzoler, Dario Mazzoli, Willy Moser, Mario Stegher, Mario Maranzana, Cesco Baseggio e Gianna Raffaelli.

La versione messa in onda è quella restaurata un omaggio all’attore Cesco Baseggio nel cinquantesimo anniversario della scomparsa (22 gennaio 1971). Affermato interprete del teatro dialettale veneto, per il quale scrisse anche alcune commedie, Baseggio è stato un importante caratterista, specializzato in commedie del repertorio goldoniano, che interpretò anche per gli schermi Rai in celebri edizioni televisive degli anni Sessanta che gli regalarono una grande popolarità.

In scena la commedia goldoniana “Sior Todero brontolon”, diretta da Carlo Lodovici, in cui Baseggio interpreta il Sior Todero, un vecchio e avaro capofamiglia che predispone le nozze della nipote Zanetta con Nicoletto, figlio del suo fattore Desiderio con l’intento di risparmiare la dote e acquistare un servo gratis in famiglia. Nel frattempo, però, Marcolina, nuora di Todero, si è accordata con una benestante amica, siora Fortunata, per far maritare Zanetta al nipote Meneghetto. Quando Marcolina viene a sapere delle intenzioni del suocero, cerca invano di convincere il marito Pellegrin ad opporsi al padre. Poiché niente sembra smuovere sior Todero, Fortunata e Marcolina decidono di ingannarlo e, in fretta e furia, fanno maritare Nicoletto alla cameriera di casa, Cecilia. Non essendo più disponibile Nicoletto, sior Todero deve così accettare di celebrare il matrimonio tra Zanetta e Meneghetto, ottenendo tuttavia di non concedere alcuna dote alla nipote. 

Sior Todero brontolon o sia Il vecchio fastidioso, comunemente nota come Sior Todero brontolon, è un’opera teatrale in prosa in lingua veneta in 3 atti di Carlo Goldoni, composta nel 1761 e messa in scena per la prima volta il 6 gennaio del 1762[1] nel Teatro San Luca di Venezia. Visto il successo, fu replicata per dieci sere consecutive e quindi ripresa nei mesi di febbraio e di ottobre dello stesso anno.

La commedia porta sulla scena il personaggio del vecchio dispotico, avaro e sospettoso, fin dall’antichità una delle figure cardine del teatro comico[2].

Trama

Venezia. Todero è un vecchio avaro e dispotico, un nonno-padrone deciso a controllare tutto quello che succede in casa sua: mette sotto chiave lo zucchero perché gli sembra che se ne consumi troppo, vuole che la nipote sposi chi decide lui. Con un padre così, il figlio è venuto su debole e acquiescente; la servitù mugugna, ma deve abbassare la testa; l’unica a contrastarlo, sia pure senza prenderlo di petto, è la nuora, che nella fattispecie combina di dare in sposa la figlia Zanetta a un giovane dabbene raccomandato dalla mediatrice vedova Fortunata. Quando Sior Todero apprende del complotto, si infuria e tenta di imporre alla nipote, invece, lo sciocco figlio del proprio amministratore, un giovinetto per cui ha un debole e a cui non dovrebbe versare la dote. Grazie all’intraprendenza delle donne mature, tutto alla fine andrà a posto, anche perché lo spasimante di Zanetta rinuncia nobilmente alla dote[3].

Poetica

Il testo, avvicinabile per il soggetto a I rusteghi, dimostra l’eccezionale padronanza tecnica di Goldoni, capace di delineare a tutto tondo i caratteri dei personaggi. Si tratta della storia di un uomo negativo, per il quale l’autore sembra non provare alcuna simpatia. Addirittura sembra stupirsi che malgrado l’odiosità del protagonista, la commedia abbia incontrato moltissimo il favore del pubblico. Todero, infatti, è un caso-limite: non ha niente di bonario, ha perso qualsiasi tratto della burbera umanità dei Rusteghi[4]. Scrisse l’autore nella prefazione per l’edizione a stampa: Tutta la morale di questa Commedia consiste nell’esposizione di un carattere odioso, affinché se ne correggano quelli che si trovano, per loro disgrazia, da questa malattia attaccati. Non è il mio Todero un carattere immaginario. Pur troppo vi sono al mondo di quelli che lo somigliano; e in tempo che rappresentavasi questa Commedia, intesi nominare più e più originali, dai quali credevano ch’io lo avessi copiato. Dio mi guardi da esporre in pubblico il difetto di chi che sia in particolare; ma in verità, quando scorgo tai caratteri odiosi, faccio forza a me stesso, e vi vuole tutto quel principio di onestà che mi sono prefisso, per risparmiar loro quel ridicolo che si danno da se medesimi[5]

Secondo alcuni studiosi, che segnalano come nel protagonista abbia per la prima e unica volta rappresentato un personaggio totalmente negativo, l’autore, in procinto di trasferirisi in Francia, avrebbe voluto prendere le distanze da quella Venezia (ormai in mano ai mercanti) miope e venale che gli aveva appena negato una pensione vitalizia argomentando che tali sussidi andavano a persone impegnate in attività utili e non a semplici artisti[3].