Italia, le elezioni e la guerra russo-ucraina
Siamo in campagna elettorale, ancora una volta. In realtà l’Italia è in campagna elettorale perenne, si ripropongono spesso temi già sentiti ma mai attuati. E, stavolta, in molti dicono che non sanno chi votare. Più delle altre volte. Di fronte, perlopiù, ci troviamo i soliti noti, alcuni dei quali hanno già governato. Quindi, niente di nuovo sotto il sole. Unica incognita: Giorgia Meloni, fin dall’inizio rimasta all’opposizione.
Avendo chiaro lo scenario attuale, non possiamo che ricordare la storia per evidenziare come l’Italia da sempre sia stata svenduta da chi, eletto o non eletto, ha avuto il potere in mano.
Un mix composto da debiti, guerre, e assoluta mancanza di identità patriottica da parte di chi ha gestito ieri, come oggi, la “RES PUBBLICA.
Ricordiamo i clamorosi casi della Corsica, di Nizza, ma anche di Pelagosa, (ringraziamo il caro amico che ci ha fatto conoscere la storia di questo importante arcipelago che in pochissimi forse conoscono,) della Dalmazia, di Fiume e dell’Istria, per passare poi al trattato di Osimo, vero scandalo Italiano.
Ieri: tratti di mare tra la Liguria e la Francia e tra la Sardegna e la Corsica, ceduti? Non è dato sapere, né riusciamo a trovare riscontri certi.
Oggi: il Mar mediterraneo, con le dispute continue contro alcuni stati che unilateralmente hanno deciso di estendere i propri confini fino a ridosso delle coste della Sicilia, e ultimo, forse per nostra umile conoscenza, il Monte Bianco, che non risulta mai essere stato oggetto di trattati di cessione alla Francia.
Sembra che da qualche anno alcuni limitrofi comuni francesi stiano tentando di occupare il Monte bianco, senza che nessuno dall’ Italia intervenga.
Non è un caso che si sia costituito il “ Comitato Monte Bianco”, che avrebbe come obiettivo la rivendicazione della territorialità Italiana, anche attraverso la posa di un palo, che possa sorreggere la bandiera.
Sembrerebbe che i permessi, tra l’indifferenza generale, siano stati negati.
Suscita non poca perplessità il fatto che siano intervenuti i comuni francesi a proibire la fruizione dei ghiacciai del Monte Bianco, piuttosto che il Comune Italiano di pertinenza, dopo la disgrazia verificatasi sul ghiacciaio della Marmolada.
In molti si chiedono ora perché dovremmo combattere una guerra, quella russo-craina, per difendere territori invasi dalla Russia quando altri svendono e hanno svenduto i nostri.
La nostra classe politica, la stessa che ora si presenterà alle urne, è la stessa che fa da apripista e spinge verso l’inasprimento della guerra, che potrebbe a breve vederci coinvolti.
A quale fine, dal momento che mai nessuno è intervenuto per farci recuperare quei territori che ci hanno sottratto, con i debiti o con la forza? Quali territori dovremo cedere a breve? E’ la storia che ce lo dice.
L’amico che ci ha fatto conoscere la storia di Pelagosa, che non conoscevamo, aspetta ancora oggi di essere risarcito, insieme a tanti suoi conterranei, per essere stato cacciato dalla terra italiana, insieme a migliaia di altri italiani e perseguitati dagli italiani. Ricordiamoci tutto questo il 25 settembre, quando all’interno del seggio dovremmo esprimere il voto. E’ nostra la responsabilità. Ma informiamoci di cosa e come intende realizzare i propri programmi chi scegliamo.
Ettore Lembo
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La Storia di Pelagosa
La storia di Pelagosa è emblematica e dimostra come, non l’Italia, ma lo Stato italiano, sia occupato da un “deep state” (funzionari, segretari generali, direttori di dipartimento, capi segreterie, ecc.) composto da cialtroni, ignoranti, lacchè di ogni sorta, servitori di coloro che sono garantiti da un ininterrotto e lauto stipendio con tanto di prebenda annessa, ecc.
Pelagosa è un arcipelago di due isole e qualche scoglio davanti alle Tremiti, a 37 miglia da San Nicola e 30 da Peschici (FG) e 68 (!) da Spalato. Le isolette poggiano sulla “regione geografica italiana” ma territorialmente appartengono alla Croazia.
Pelagosa era territorio del Regno delle Due Sicilie e il piccolo arcipelago faceva parte della provincia di Foggia. Le isolette, poste in un punto strategico per i traffici sull’Adriatico meridionale, essendo a metà strada tra Termoli e Ragusa di Dalmazia, furono ripopolate da Federico II con pescatori provenienti originariamente da Ischia.
All’avvento dei Savoia seguì l’incuria ed il disinteresse per quegli scogli sperduti in mezzo al mare.
Da Wikipedia si legge una verità sconfortante: “il Regno d’Italia non colse l’importanza strategica dell’arcipelago e lo neglesse fino al punto di dimenticarsene. Fu allora che gli Austriaci, con un’azione unilaterale, se ne impossessarono nel 1873 e vi eressero un faro il 25 settembre 1875 (uno tra i più notevoli dell’intero Adriatico), impiantando così una propria presenza stabile sulla Grande Pelagosa.”
Poi venne la Prima Guerra mondiale e Pelagosa, anziché essere attribuita alla Provincia di Foggia, come un minimo di conoscenza storica avrebbe suggerito, fu considerata parte della Provincia di Zara.
Poi venne la Seconda Guerra mondiale e Pelagosa, insieme a tutta la Provincia di Zara, venne inglobata nella Jugoslavia di Tito.
Oggi Pelagosa è croata e si trova al centro di un ricco giacimento di gas naturale.
Che dire…?
La miopia dello Stato italiano e di lunga data. Eppure, non è solo miopia, è anche incuria, disinteresse dalla realtà vissuta, abbandono della propria gente e della propria identità, è menefreghismo, è appiattimento a mo’ di tappeto leopardato davanti a qualche potere straniero, sudditanza, questa, causata dall’incapacità del politico locale nel “reggere” uno “sguardo severo ed indignato” della personalità di turno che ci bacchetta senza titolo, magari agitando il ditino con fare da maestrina.
In uno Stato in cui diventa personaggio pubblico e seguito non chi studia o chi si fa onore a livello internazionale con la propria testa, ma chi gode di un ottimo e fugace involucro, osannato da un quarto potere svuotato di capacità cognitiva, la speranza nel futuro è assai ridotta. Cosi come la categoria della ragionevolezza.
Un Cittadino che ha vissuto la storia, subendo le vicende dell’incuria e del menefreghismo italiano.
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