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Anticipazioni per il Grande Teatro di Eliot in TV del 23 novembre alle 15.45 su Rai 5: “Cocktail Party”

cocktail party

Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di T.S. Eliot del 23 novembre alle 15.45 su Rai 5: “Cocktail Party” con Nando Gazzolo – Per il Grande Teatro di T.S. Eliot in TV va in onda oggi mercoledì 23 novembre alle 15.45 su Rai 5 “Cocktail Party” nella versione proposta dalla Rai nell’aprile 1969 con la regia di Mario Ferrero, la traduzione di Salvatore Rosati, le scene ed i costumi a cura di Lucio Lucentini. I nomi dei personaggi vennero italianizzati, al punto di cambiare totalmente alcuni di essi.

Il cast artistico era così composto:

Edward e Lavinia Chamberlayne sono una coppia distante e fedifraga. Durante un cocktail party la donna sparisce e ricompare il giorno dopo: inizia per i due un percorso terapeutico durante il quale capiranno che, nonostante l’infelicità a cui il loro rapporto è condannato, non possono fare l’uno a meno dell’altra. 

Cocktail Party (The Cocktail Party) è un dramma in tre atti del 1949, composto dal drammaturgo e poeta statunitense (poi naturalizzato britannicoT. S. Eliot. Il titolo con cui l’opera era stata precedentemente pensata era The One-Eyed Riley, in riferimento ad una canzone popolare citata all’interno dell’opera stessa che ha questo titolo.

Il dramma venne composto per essere rappresentato al Festival di Edimburgo del 1949, anno in cui Eliot era già stato naturalizzato suddito britannico. Scritto nella forma metrica del blank verse, è caratterizzato da una accurata selezione di vocaboli in funzione della loro musicalità, accento, ma disposti in modo da risultare, all’ascolto, in una forma prosastica vicina alla lingua parlata.[1]

L’opera si divide in tre atti, di cui solo il primo diviso in tre scene; la divisione temporale degli atti stessi è debitrice del romanzo più che della drammaturgia in senso stretto: mentre tra le tre scene del primo atto passano poche ore, divise in due giorni, il secondo atto è ambientato poche settimane dopo gli accadimenti del primo mentre il terzo due anni dopo.

Per l’argomento trattato, ossia il martirio e il sacrificio personale, è considerato debitore dell’Alcesti di Euripide.

La scena è a Londra, in un appartamento di una coppia inglese (Edward e Lavinia Chamberlayne) nel mezzo di un cocktail party dove sono presenti diversi personaggi familiari, a eccezione di un ospite che nessuno conosce.

Lavinia ha organizzato il party, fuggendo tuttavia di casa, lasciando solo poche righe di commiato al marito: ormai il party è in atto ed Edward deve gestire la situazione, riuscendo a portarlo a termine mentendo agli ospiti sull’assenza di Lavinia. Una volta rimasto solo con l’ospite sconosciuto, gli rivelerà di essere stato lasciato dopo cinque anni di matrimonio.

Con grande sorpresa, lo sconosciuto si offre di riportare Lavinia a casa entro il giorno dopo, a patto che Edward non le chieda dove è stata. Edward accetta e, desideroso di riavere la moglie, si rende gelido con la sua amante, Celia Coplestone, che lo lascia a sua volta dopo aver capito che la loro relazione non ha storia.

Lavinia torna a casa, ma sembra affetta da amnesia. Quando i due restano soli, però, inizia un litigio dove si rinfacciano le crepe della loro relazione. In realtà Lavinia ha plagiato il marito che, persa Celia, si ritrova solo e intrappolato in una situazione di svantaggio. Edward decide così di farsi curare dallo psicologo Sir Henry Harcourt Reilly, che si rivela essere l’ospite sconosciuto del suo party. Edward gli confessa di detestare la moglie ma ammette di essere dipendente da lei, proprio perché la donna lo ha privato della libertà. Reilly gli suggerisce di comparare la sua patologia con quella di un altro paziente, per trovare una possibile cura: Edward accetta ma l’altro paziente è Lavinia, che confessa di essere mancata da casa a causa di un ricovero dovuto ad un collasso nervoso. Motivazione, l’essere stata lasciata dall’amante e amico di famiglia Peter Quilpe, poiché quest’ultimo si è innamorato di un’altra donna, che si scopre essere proprio Celia. I coniugi si confessano le proprie infedeltà e constatano come i rispettivi amanti li abbiano traditi intrecciando tra loro una relazione. Reilly emette la sentenza: Edward è incapace di amare e Lavinia non sa essere amata. Proprio per questo motivo sconsiglia loro di avere relazioni extra-coniugali, perché destinate a fallire: non resta loro che tornare assieme cercando di curare le reciproche carenze.

Anche Celia è paziente di Reilly: nel corso di una seduta gli racconta di aver amato un uomo in cui ha visto qualcosa che in realtà non esisteva. È anche disperata dall’assenza di Peter Quilpe: l’uomo, convinto che Celia non lo ami più, è tornato nella natia California sotto consiglio dell’amico Edward, che ovviamente ignorava la sua relazione con la moglie Lavinia. Reilly nota la vocazione di Celia al sacrificio e le consiglia di vivere una vita senza trasgressioni, oppure di farsi ricoverare in una clinica anomala per placare i suoi sensi di remissione. Celia accetta la seconda opzione.

Due anni dopo gli ospiti si ritrovano in casa Chamberlayne per l’ennesimo cocktail party: Peter Quilpe, tornato dalle Indie dove stava girando un film, chiede di Celia. Ma gli ospiti sono costretti a rivelargli che la ragazza, ricoverata in un’isola sperduta in una clinica particolare, è stata uccisa dai cannibali che, afflitti da una pestilenza, la scelgono come vittima sacrificale. La scena si chiude con il ritorno alla normalità sociale apparente di Edward e Lavinia.

In Italia, la prima messa in scena, 12 dicembre 1950, si deve alla regia di Mario Ferrero[8], già regista teatrale delle opere di Eliot. Lo spettacolo debuttò al Teatro Odeon di Milano[9] e poi ripreso, il 26 settembre 1951, al Teatro Eliseo di Roma[10], interpretato da Eva MagniRenzo RicciLia ZoppelliMercedes BrignoneTino BianchiFernando CaiatiGianni Galavotti e Delia Bartolucci. La compagnia teatrale era quella di Renzo Ricci, le scene erano state realizzate da John Ralph Moore[11].

Il 17 aprile 1953 la Rai ha trasmesso una versione radiofonica, diretta da Enzo Ferrieri, e interpretata da Tino BianchiMercedes BrignoneRaoul GrassilliEnrica CortiDiego MichelottiMemo BenassiPaola GandolfiAdelaide BossiPeppino Mazzullo[12].

In data 8 e 9 aprile 1963 la Rai ha trasmesso, suddivisa in due parti, la versione televisiva, diretta da Mario Ferrero, e interpretata da Giuseppe PagliariniMercedes BrignoneAntonio VenturiAnna Maria GuarnieriRenzo RicciSergio FantoniValentina FortunatoVaro SoleriFranco OdoardiElvira Cortese; scene di Lucio Lucentini[13].

Il 1º febbraio 1969 Cocktail Party venne portato a Roma, sul palcoscenico del Teatro Valle, con un cast che vedeva la presenza di Nando GazzoloMassimo FoschiIleana GhioneGianni SantuccioBianca Maria FabbriCarlo Reali. Le scene ed i costumi erano a cura di Lucio Lucentini, le musiche composte da Roman Vlad[14].