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Anticipazioni per il film di animazione tratto dalla “Turandot” di Puccini del 22 dicembre alle 11 su Rai 5: con le scene di Emanuele Luzzati

turandot
Su Rai5 (canale 23) "Domenica all'opera" - RAI Ufficio Stampa

Anticipazioni per il film di animazione tratto dalla “Turandot” di Puccini del 22 dicembre alle 11 su Rai 5: con le scene di Emanuele Luzzati – Per l’omaggio al genio dello scenografo e illustratore Emanuele Luzzati, nel centenario dalla nascita, Rai Cultura propone “Turandot”, in onda giovedì 22 dicembre alle 10 su Rai 5. Un film di animazione, commissionato dalla Rai nel 1974 a Gianini e Luzzati e tratto dalla fiaba di Carlo Gozzi, riscritta per la televisione da Tonino Conte, con le musiche di Oscar Prudente e Ivano Fossati.

Turandot (AFI/turanˈdɔt/[1][2]) è un’opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta da Giacomo Puccini e successivamente completata da Franco Alfano.

La prima rappresentazione ebbe luogo nell’ambito della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile 1926, con Rosa RaisaFrancesco DominiciMiguel FletaMaria ZamboniGiacomo RiminiGiuseppe Nessi e Aristide Baracchi sotto la direzione di Arturo Toscanini, il quale arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto, due battute dopo il verso «Dormi, oblia, Liù, poesia!» (alla morte di Liù), ovvero dopo l’ultima pagina completata dall’autore, rivolgendosi al pubblico, secondo alcune testimonianze, con queste parole: «Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto.»[3] 

Le sere seguenti, l’opera fu messa in scena con il finale rivisto di Alfano, ma fu diretta da Ettore PanizzaArturo Toscanini non diresse mai più l’opera.[4]

L’incompiutezza dell’opera è oggetto di discussione tra gli studiosi. C’è chi sostiene che Turandot rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità, o piuttosto l’intima impossibilità da parte del Maestro di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo, che pure l’aveva inizialmente acceso d’entusiasmo e spinto verso questo soggetto.

Il nodo cruciale del dramma, che Puccini cercò invano di risolvere, è costituito dalla trasformazione della principessa Turandot, algida e sanguinaria, in una donna innamorata.[5]