giovedì, Aprile 25, 2024
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Morte, follia e guerra. Perché la luna oscura dei Pink Floyd trionfa ancora

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Morte, follia e guerra. Perché la luna oscura dei Pink Floyd trionfa ancora

Se si chiedesse all’uomo della strada cosa conosce dei Pink Floyd quasi sicuramente risponderebbe accennando ‘Hey, teacher, leave us kids alone/ All in all, you’re just another brick in the wall’. Se invece si volesse stabilire la canzone più bella della band, in molti propenderebbero per Wish You Were Here. Se lo stesso sondaggio fosse fatto tra i fan più accaniti probabilmente risulterebbe Echos del 1971. Tra gli specialisti e appassionati della chitarra non ci sono dubbi su Confortably nub con l’assolo di David Gilmour giudicato il migliore di tutti i tempi.

Curioso ma vero, tutti i pezzi elencati non compaiono in The Dark side on the moon, il celebratissimo disco che il prossimo marzo compie 50 anni. Nel mondo musicale c’è molto fermento per il cinquantennale del disco, considerato il capolavoro dei Pink Floyd e uno dei più iconici del Dopoguerra. Il disco è uno di più venduti in assoluto con una permanenza nella classifiche dei dischi di tutto il mondo che supera ampiamente le 1.000 settimane.

Famosissima anche la sua copertina, con il triangolo e la scomposizione dei colori da una luce bianca che entra in un prisma. Immagine che non aveva nessun particolare significato nascosto se non rappresentare la profondità dei testi di Roger Waters.

Non è facile capire il segreto di un successo così gigantesco. Esiste pure un paradosso, ovvero che se si fa eccezione per la icastica ‘Money’, le canzoni del disco non sono poi così famose generalmente parlando. Sulle motivazioni del successo sono stati spesi fiumi di parole da parte di critici, addetti ai lavori e fan. Anche gli stessi componenti della band interpellati in merito, non sono stati in grado di dare una risposta precisa.

Sicuramente le sonorità eleganti, i suoni (anche grazie ad Alan Parsons), il ticchettio, i rumori particolari come la riproduzione del battito del cuore, i grandi assoli di chitarra di Gilmour, l’impressionante urlo di Clare Torry, i tappeti musicali di Wright, i cori femminili e quello dei quattro nel brano che chiude il disco, sono tutti elementi determinanti per il successo ma che da soli non spiegherebbero il trionfo del disco.

In un mondo della musica rock, dove trasgressione, alcol, droga e sesso la facevano quasi sempre da padrone, Waters riflette e scrive sulla vita, la morte e la paura della morte, il tempo che passa, la pazzia (alias Syd Barret), l’assurdità della guerra, l’avidità e il consumismo. In fondo la luna ha un lato oscuro e non è solo quella bianca e splendente che osserviamo alcune notti. Dissertazioni sociali ed esistenziali che formano un connubio perfetto con la musica dei dieci brani, formando un tutt’uno concettualmente parlando. Originariamente in quanto LP, le canzoni si ascoltavano senza interruzione se non per girare il disco sul piatto per passare da lato A al lato B.

The Dark side on the moon, nonostante l’incredibile e stucchevole faida tra Waters e Gilmour (complice la moglie Polly Simson) continua essere tra i vinili più venduti e a godere di notevole popolarità e stima da parte di milioni di ascoltatori in tutto il mondo. Quasi che il disco vivesse di luce propria, al di là dei componenti della band che lo hanno composto e che – almeno i tre in vita- continuano a suonarlo un po’ dappertutto.

In Time, scritta da Waters e interpretata da Gilmour e Wright si dice: “Sei giovane e la vita è lunga e oggi c’è tempo per uccidere. E poi un giorno scopri che dieci anni ti sono passati. Nessuno ti ha detto quando correre, ti sei perso la partenza. Quindi corri e corri per raggiungere il sole ma sta tramontando. Correndo intorno per venire di nuovo dietro di te. Il sole è lo stesso in modo relativo ma tu sei più vecchio Più corto di respiro e un giorno più vicino alla morte”.

Un concetto filosofico che non ha nulla da invidiare a quello di qualche pensatore, nel quale possono identificarsi intere generazioni di donne e uomini, che forse ogni tanto si fanno domande sulla propria esistenza.

Roberto Guidotti

Foto: https://en.wikipedia.org/wiki/Pink_Floyd

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