Anticipazioni per “La Donna Serpente” di Casella del 28 aprile alle 10 su Rai 5: diretto da Gianandrea Noseda per la regia di Arturo Cirillo dal Teatro Regio di Torino – Per ricordare Alfredo Casella, compositore, pianista, direttore d’orchestra, musicologo italiano Rai Cultura propone la sua opera “La donna serpente”, una fiaba animata da fate, gnomi e coboldi, in onda lunedì 27 dicembre alle 10 su Rai 5.
L’allestimento proposto è quello andato in scena nel 2016 al Teatro Regio di Torino, con al direzione musicale del Maestro Gianandrea Noseda e la regia di Arturo Cirillo. Nel cast, Carmela Remigio, Piero Pretti, Erika Grimaldi, Francesca Sassu. Regia tv di Ariella Beddini.
La donna serpente ( The Snake Woman ) è un’opera del 1932 di Alfredo Casella su libretto di Cesare Vico Lodovici basato sulla favola, La donna serpente , di Carlo Gozzi.
Opera fiaba in un prologo, tre atti e sette quadri. La stessa favola fu la base della prima opera di Wagner, Die Feen.
La trama riguarda un re, Altidòr, che si innamora di una fata, Miranda. Il padre della fata maledice Altidòr che se maledice Miranda, lei si trasformerà in un serpente.
Alfredo Casella (Torino, 25 luglio 1883 – Roma, 5 marzo 1947) è stato un compositore, pianista, direttore d’orchestra, musicologo, didatta e revisore italiano.
Studia il pianoforte sin da piccolo sotto la guida dei genitori e in particolare della madre, buona pianista dilettante. A tredici anni è al conservatorio di Parigi, dove prosegue lo studio del pianoforte con Louis Diémer e composizione con Gabriel Fauré, coadiuvato dal più eclettico e accademico Maurice Ravel; entrato ben presto in forte polemica con quest’ultimo, ne uscirà dopo due anni e proseguirà la sua formazione interamente da autodidatta, tanto che egli stesso come tale sempre si considerò.
Casella nutriva una grande ammirazione per Debussy, dopo aver ascoltato il Prélude à l’après-midi d’un faune nel 1898, ma in questo periodo continua a scrivere in vena romantica, invece di adottare l’impressionismo nel suo stile. La sua prima sinfonia, del 1905, prende ispirazione dal tardo-romanticismo di Richard Strauss e Gustav Mahler; con essa esordì come direttore d’orchestra nel 1908 a Monte Carlo.
Ritorna in Italia durante la Prima guerra mondiale e insegna pianoforte presso il Conservatorio Santa Cecilia a Roma. Nel 1917 fonda una “Società Nazionale di Musica”, allo scopo di promuovere la conoscenza della musica contemporanea. Diviene uno dei più conosciuti pianisti della sua generazione e nel 1930, con Arturo Bonucci (violoncello) e Alberto Poltronieri (violino), fonda il “Trio Italiano”, ottenendo una grandissima notorietà in tutto il mondo.
Scrive anche molte liriche, libretti per opere, canzoni e musica da camera. Da alcuni brani poetici dell’opera di Rabindranath Tagore, che nel 1913 aveva valso all’autore il Premio Nobel per la letteratura, il compositore torinese crea nel 1915 le liriche che chiama L’adieu à la vie.
Tra i suoi allievi, Domenico De’ Paoli, Mario Peragallo, Camillo Togni, Lya De Barberiis, Martha Del Vecchio e Vera Gobbi Belcredi.
È sepolto presso il cimitero del Verano di Roma. Sua nipote è la famosa attrice Daria Nicolodi, sua bisnipote è Asia Argento.[2]
Nel 1923, insieme con Gabriele D’Annunzio e il veneziano Gian Francesco Malipiero, fonda un’associazione per la diffusione della musica moderna italiana, la Corporazione delle Nuove Musiche.
Nel 1926 l’editore modenese Angelo Fortunato Formiggini dà alle stampe la monografia di Casella su Igor Fëdorovič Stravinskij, intitolata Strawinski (secondo la dizione polacca). Era questo il primo libro pubblicato sul compositore russo: un breve ritratto contenuto nella collana “Medaglie” che includeva profili biografici di artisti e personaggi pubblici. Il fine del testo era quello di divulgare l’opera di un compositore ancora poco noto in Italia; uscì in una nuova veste editoriale e molto ampliato nel 1946. Riappare, infine, per i tipi di Castelvecchi nel 2016, in una nuova edizione critica.Alfredo Casella
La generazione dell’80 (Alfano, Casella, Malipiero, Pizzetti, Respighi) segna un passaggio importante, che influenzerà anche il periodo successivo, con importanti interazioni anche nel campo della letteratura e della pittura. Di quest’ultima arte, Casella è un appassionato collezionista.
Nel 1933 fonda a Napoli “l’Accademia Musicale Napoletana”, con l’intento di valorizzare caratteristiche e significati della cultura musicale, soprattutto italiana.
Amava molto la musica di Antonio Vivaldi, tanto che nel 1939 dedicò la prima “Settimana Musicale Senese” dell’Accademia Chigiana in settembre al musicista veneziano: la riscoperta del grande genio barocco si deve quindi anche alla sua sensibilità e alla sua intuizione. L’anno dopo la rassegna venne dedicata ad Alessandro e Domenico Scarlatti, fondamentali innovatori della musica per strumento a tastiera. Negli anni successivi l’evento avrà come obiettivi da un lato la riscoperta del patrimonio strumentale italiano del Seicento e Settecento e dall’altro una costante attenzione alla valorizzazione del repertorio contemporaneo.
Oltre che compositore, il Maestro è noto principalmente per essere stato uno dei più importanti didatti del 1900, avendo questo curato la maggior parte dell’opera omnia pianistica classica, collaborando con la Casa Curci e la Casa Ricordi. Per la prima, ha curato, nell’ultima parte della sua vita, la mirabile revisione tecnico critica delle più importanti opere di J. S. Bach, tra cui Il Clavicembalo Ben Temperato, le Suite Inglesi e Francesi, il Concerto Italiano, la Fantasia Cromatica e Fuga, i 23 Pezzi Facili (tratti da più opere ed assemblati dal sottoscritto) e le Invenzioni a 2 e 3 Voci, mentre di F. Chopin ha curato la revisione delle 4 Ballate e Fantasia, degli Improvvisi, dei Notturni, dei Valzer, dei Preludi, e degli Studi. Per Ricordi, invece, ha revisionato degnamente le 32 Sonate per Pianoforte di L. V. Beethoven, uno dei suoi compositori preferiti, e le 18 Sonate di Mozart.
Le Caselliane prima citate, sono guidate dalla sua immensa cultura storico-sociale, “di mezzo secolo”, come direbbe lo Stesso e da criteri assolutamente didattici ed estetici, in modo da garantire all’allievo la massima efficienza nello studio dei Capolavori da lui revisionati.
Ha inoltre scritto un importante saggio sul pianoforte, il suo strumento, del quale analizza aspetti storici, tecnici e interpretativi (Il pianoforte, 1936), e ha scritto un’autobiografia, I segreti della giara, molto utile per approfondire i rapporti – non sempre facili – tra i musicisti e i vari ambienti culturali d’inizio Novecento. Con Virgilio Mortari ha scritto il notevole trattato La tecnica dell’orchestra contemporanea, ma è scomparso prima di vederlo pubblicato.
Alfredo Casella fu un importante collegamento tra quello che fu la musica tonale del 1800 e la musica sperimentale del 1900.
L’opera sinfonica “Italia” (op.11) fu, nel 1979, diretta dal grandissimo direttore d’Orchestra Sergiu Celibidache.
Foto interna ed esterna: https://www.facebook.com/raicinque/photos/a.179462212068870/4536838332997881/?type=3