venerdì, Settembre 22, 2023
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Anticipazioni per “Omaggio a Johannes Brahms” del 3 maggio alle 17.30 su Rai 5: con Uto Ughi

brahms

Anticipazioni per “Omaggio a Johannes Brahms” del 3 maggio alle 17.30 su Rai 5: Sonata in sol maggiore op.78 per violino e pianoforte interpretata da Uto Ughi – In occasione del 190° anniversario dalla nascita di Johannes Brahms (7 maggio 1833) Rai Cultura dedica al grande compositore tedesco lo spazio in onda dal lunedì al venerdì alle 17.30 circa su Rai 5.

Si prosegue mercoledì 3 con Uto Ughi che racconterà la vita e il percorso artistico di Brahms, di cui intrepreta alcuni brani come la Sonata in sol maggiore op.78 per violino e pianoforte, con Rudolf Buchbinder; la Danza ungherese n. 17; il Sestetto in si bemolle maggiore, op. 18.

Johannes Brahms[1] (pron. [ˈbrams][2]Amburgo7 maggio 1833 – Vienna3 aprile 1897) è stato un compositorepianista e direttore d’orchestra tedesco del periodo tardo-romantico.

Il critico musicale Eduard Hanslick, contemporaneo del compositore, indicò in Brahms l’antagonista della “musica avveniristica” wagneriana, ascrivibile a quel filone neoromantico (al quale appartenevano anche Liszt e Berlioz) che intendeva trasferire nell’opera musicale i tratti letterari e collocava il fatto musicale all’interno di un programma che, affermando l’emancipazione rispetto al rigido impianto formale classico, ricercava una maggiore libertà espressiva.[3] Il secondo romanticismo musicale tedesco, turbato dal titanismo estremo di Richard Wagner, è invece attraversato da una profonda intimità in Brahms, nel quale la severa continuità con la tradizione classica si armonizza con il ricorso ad accenti romantici. La musica brahmsiana, orientata a un vivido sinfonismo e segnata dal sistematico spirito di rivisitazione della struttura compositiva, meditata e sofferta, si accompagna alla tendenza a prediligere la spontaneità dei tratti della musica popolare viennese e ungherese. La trama musicale, adagiata nello spirito di riflessione e ripiegamento, esprime un senso di affettiva profondità e di dolcezza poetica (soprattutto nell’ultima produzione pianistica, sinfonica e cameristica).[4]

In realtà fu la critica a fare di Brahms un epigono del classicismo, contrapposto a Wagner. Il suo rifiuto dell'”avvenirismo” wagneriano e l’estraneità al teatro musicale ne fecero un esponente di un filone in controtendenza rispetto alle avanguardie. Dal punto di vista della tecnica musicale Brahms fu tuttavia moderno allo stesso modo dei moderni suoi presunti “concorrenti”. Nella fusione delle tecniche e nella rivisitazione dei generi il musicista amburghese esprimeva la propria anima decadente (cioè profondamente consapevole di trovarsi sullo spartiacque di un mutamento culturale ed epocale) rivolta alla reinterpretazione del passato, ma in forme diverse e innovative.[5] In proposito ha scritto Giorgio Pestelli: “La modernità di Brahms consiste prima di tutto nella sua ricchezza di spirito critico, di adeguatezza alla vastità della tradizione. Proprio per la sua cultura, Brahms ha capito che quel progresso esaltato dal mondo scientifico della sua epoca, in arte è un concetto fasullo, ha capito che ciò che conta non è fare una cosa, ma rifarla”. (Giorgio Pestelli, Canti del destino. Studi su Brahms, Einaudi, Torino, 2000).

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