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Anticipazioni per “Le Baruffe” di Battistelli del 6 luglio allle 21.15 su Rai 5: dalla Fenice di Venezia

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Anticipazioni per “Le Baruffe” di Battistelli del 6 luglio allle 21.15 su Rai 5: regia di Damiano Michieletto e direzione musicale di Enrico Calesso dal Teatro La Fenice di Venezia – Dal Teatro La Fenice di Venezia Rai Cultura propone l’opera “Le Baruffe” di Giorgio Battistelli liberamente tratta dalla commedia “Le baruffe chiozzotte” di Carlo Goldoni, in onda giovedì 6 luglio alle 21.15 su Rai 5. L’allestimento è firmato da Damiano Michieletto, mentre la direzione musicale è di Enrico Calesso.

Giorgio Battistelli (Albano Laziale25 aprile 1953) è un compositore italiano.

Ha studiato con Giancarlo Bizzi, Claudio Annibaldi e Antonello Neri al Conservatorio Alfredo Casella dell’Aquila. Nel 1972 ha fondato con alcuni amici il gruppo di improvvisazione Edgard Varèse e l’ensemble strumentale Beat ’72.[1] Dal 1985 al 1986 è stato ospite del “Deutscher Akademischer Austauschdienst” a Berlino. Nel 1990 ha vinto il premio SIAE per la lirica e nel 1993 il Premio “Cervo” per la musica contemporanea.

Svolge parallelamente all’attività compositiva quella di organizzatore musicale. È stato direttore artistico del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, dell’Orchestra regionale toscana, dell’Accademia Filarmonica Romana, della sezione musica della Biennale di Venezia. Dal 2015 al 2017 è stato Direttore artistico del Teatro dell’Opera di Roma, affiancando Alessio Vlad, con incarico specifico per la musica contemporanea e per la stagione sinfonica.

È accademico effettivo dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e direttore artistico dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento e del Festival Puccini di Torre del Lago Puccini.

Il 12 novembre 2021 viene annunciato che Battistelli riceverà all’interno della Biennale di Venezia durante il 66. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, il Leone d’Oro alla carriera “per il suo lavoro di teatri musicale sperimentale e la sua intenza produzione operistica, realizzata dalle più importanti istituzioni europee”.

Nell’autunno del 2021 una sua opera (Julius Caesar su libretto di Ian Burton) apre la stagione del Teatro dell’Opera di Roma con la direzione di Daniele Gatti e la regia di Robert Carsen. È la prima volta, in tempi recenti, che il Teatro Costanzi inaugura la sua stagione con un’opera del proprio tempo.

Nel 2022 gli è stato assegnato dalla Biennale Musica di Venezia il Leone d’oro alla carriera.[1]

Le sue musiche sono edite da Ricordi.

Le baruffe chiozzotte (o Le baruffe chioggiotte o ancora, semplicemente, Le chiozzotte)[1] è una commedia scritta da Carlo Goldoni.

La sua prima messa in scena, annunciata per stampa da Piero Chiari sulla Gazzetta Veneta il 23 gennaio 1762[2], avvenne al teatro San Luca di Venezia alla fine dello stesso mese di quell’anno; fu poi ripresa in occasione del successivo carnevale veneziano.

Viene considerata una delle più riuscite opere goldoniane e fa parte – insieme ad altri capolavori come I rusteghi e La casa nova – delle cosiddette commedie di ambientazione veneziana, lavori conclusivi dell’esperienza italiana dell’autore prima del trasferimento a Parigi.

Il testo è stato trasposto per il teatro in musica in un’opera omonima di Gian Francesco Malipiero.

Opera corale, ambientata nella città lagunare e centro di pescatori di Chioggia (una Chioggia peraltro maggiormente lasciata intendere piuttosto che descritta nel senso letterale del termine), Le baruffe chiozzotte mette in scena – come commedia d’ambiente popolare ma anche commedia di conversazione (dove la parola si fa strumento di espressività teatrale) con pesanti debiti verso la commedia dell’arte – le schermaglie amorose di un gruppo di popolani inseriti in un contesto familiare e sociale particolarmente articolato e mossi da sinceri affetti dell’anima che bene descrivono una visione della coralità della vita[3].

Ad essere rappresentate sono figure del più basso strato sociale – i pescatori e le donne che stanno loro intorno – ma non per questo prive di una loro vivida umanità per le quali – nella visione della critica – ogni aspetto della vita diventa esso stesso commedia dalle lucide sottolineature esistenziali.

Lo spunto iniziale alla commedia viene, com’è del resto anticipato dal titolo, da una baruffa scatenata dal battelliere Toffolo, “reo” di aver civettato con alcune giovani. Lucietta, promessa sposa al pescatore Titta-Nane, è al ricamo ma accetta di buon grado la fetta di zucca arrostita che Toffolo le offre. Il gesto non è però gradito da Checca, oggetto dei corteggiamenti del battelliere Toffolo.

A interrompere questa prima disputa è l’arrivo della tartana di padron Toni. Con il ritorno dalla pesca hanno avvio momenti di vita quotidiana (la vendita del pesce, le donne che riabbracciano i loro uomini) mentre, quasi ineluttabilmente, per le calli proseguono i pettegolezzi, preludio di nuovi litigi.

Lucietta si lascia andare ad alcune confidenze sulle avventure di Toffolo, e lo stesso fa Orsetta, sorella di Checca, con un altro dei pescatori, Beppo: alla fine, nella baruffa sono coinvolti quasi tutti i mariti, i fratelli e gli amici del borgo. Beppo e Titta-Nane, a questo punto, prendendosela con Toffolo, dichiarano la loro intenzione di rompere il vincolo di fidanzamento.

A Toffolo non rimane che andare in Cancelleria per chiedere un intervento super partes del coadiutore del Cancelliere criminale, Isidoro, il quale interroga le ragazze rendendosi conto ben presto che si tratta di semplici putelezi, ovvero ragazzate, cose di poco conto.

Dopo un ulteriore incontro con i maschi del villaggio, la disputa viene accomodata fuori dalle aule di giustizia. Isidoro troverà una fidanzata per Toffolo e prima che la giornata si concluda, in un clima di festoso lieto fine, verranno celebrati ben tre (quasi annunciati) matrimoni: quello di Lucietta con Titta-Nane, quello di Orsetta con Beppo e quello di Checca con Toffolo.

Composta in veneziano frammisto a parole ed accenti tipici di Chioggia (alcune parti sono in versi e comprendono scene di pura pantomima, peraltro in sintonia con gli schemi drammaturgici dell’autore), Le baruffe chiozzotte è stata l’ultimo lavoro scritto da Goldoni prima dell’interruzione della sua attività di commediografo a Venezia.

Fu scritta subito dopo Sior Todero brontolon ed ebbe curiosamente come interprete di una delle figure principali (quella di madonna Pasqua) l’attrice Caterina Bresciani originaria della Toscana ma che – parole dello stesso Goldoni – aveva bene penetrato il modo e la pronuncia veneziana e che riusciva bene sia nelle commedie di tono sostenuto che in quelle volgari[2].

La commedia figura ancora nei cartelloni di molti teatri: dopo un appannamento in termini di popolarità registrato nell’Ottocento, ha avuto un rilancio nel XX secolo grazie soprattutto ad una celebre edizione messa in scena a fine anni cinquanta – e registrata dalla allora debuttante televisione italiana – con protagonista l’attore Cesco Baseggio.

Fra i principali attori italiani che l’hanno interpretata – anche nell’allestimento diretto nel 1964[4] da Giorgio Strehler – si ricordano Lina VolonghiGianni GarkoCarla GravinaOttavia PiccoloCorrado Pani, Tino Scotti, Mario ValdemarinGiulio Brogi, Elio Crovetto, Ludovica Modugno, Donatella Cecarelli, Giancarlo Mauri, Virgilio Gottardi.