Come può il Governo Meloni arginare l’aumento del carburante con la “coperta sempre corta”?
ROMA – Da quando l’Italia ha delegato all’Unione Europea la sovranità monetaria e finanziaria, la “coperta appare sempre corta”, quindi per tamponare le spese eccessive e arginare la stagflazione (disoccupazione+ inflazione), l’Esecutivo per procurarsi dei fondi li deve stornare ad altra voce di capitolo di bilancio, dunque o aumenta il debito pubblico o taglia dei servizi.
Negli ultimi tempi, con lo scoppio della guerra in Ucraina, e le manovre speculative sia interne che esterne che ci sono state sul prezzo del carburante salito alle stelle, i governi italiani che si sono succeduti, prima quello “Draghi”, ora quello “Meloni” , hanno dovuto fronteggiare la questione per evitare danni eccessivi all’economia reale del paese a causa dell’aumento del prezzo al distributore di carburante, considerando che in Italia gran parte dei beni viaggiano su strada.
A tal proposito, attualmente, il taglio delle accise graverebbe sulle casse pubbliche per oltre 13 miliardi di euro, cosa difficile da fare per il governo Meloni, che ha già destinato dei fondi ad altri interventi come la proroga del taglio al cuneo fiscale per i lavoratori con redditi bassi e la rimodulazione delle aliquote Irpef.Dunque, il Governo, come dichiarato dal Ministro Adolfo Urso, starebbe pensando non un taglio generale sul costo delle accise sui carburanti, ma semplicemente un bonus per i redditi più bassi per fronteggiare l’aumento del costo alla pompa, ossia una social card del valore di 150 euro, da utilizzare “una tantum” per le famiglie con reddito più basso e con più figli, erogata pressoché con le stesse modalità della carta acquisti alimentari. La scelta da prendere appare non facile considerando che i prezzi dei carburanti sono influenzati soprattutto dai mercati internazionali.
Cristiano Vignali
Foto di Alexander Fox | PlaNet Fox da Pixabay
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