venerdì, Marzo 14, 2025
Home > Abruzzo > Civitella del Tronto 20 marzo1861: estremo sacrificio per un ideale

Civitella del Tronto 20 marzo1861: estremo sacrificio per un ideale

TERAMO – Il 17 marzo 1860 fu proclamata a Torino l’Unità d’Italia, e tre giorni dopo, il 20 marzo 1861, dopo sei mesi di assedio, si arresero i circa 300 soldati duesiciliani che ancora resistevano nella fortezza di Civitella del Tronto (a ottobre 1860 erano circa 500, ma alcuni morirono durante il lungo assedio, altri si arresero dopo la resa del Re Francesco II di Borbone del 13 febbraio 1861 a Gaeta).

Questa fortezza, al confine oggi fra Abruzzo e Marche, all’epoca fra Regno delle Due Sicilie e Stato della Chiesa, era soprannominata la “Fedelissima” per la tradizionale fedeltà nel corso dei secoli delle sue truppe al legittimo sovrano, e per la sua capacità di resistere ad attacchi di nemici anche in forze ampiamente superiori. Fu l’ultimo lembo di terra del Regno delle Due Sicilie a diventare Italia.

A tal proposito, come si legge nella targa commemorativa posta all’ingresso del museo della fortezza, dal 28 agosto 2015, intitolato, con una cerimonia solenne alla presenza delle autorità e del pronipote dell’ufficiale, al maggiore Raffaele Tiscar, l’ultimo comandante che firmò la resa della fortezza (su cui il giudizio storico è controverso, poiché c’è chi lo considera un esempio di senso del dovere per aver combattuto fino alla fine del Regno delle Due Sicilie, e chi, invece, fra i più irriducibili legittimisti e/o meridionalisti lo vede come un traditore per aver aperto le porte della fortezza all’esercito sabaudo. Lo stesso discorso di Tiscar vale per il Capitano Giovene, poi nominato Colonnello e capo della piazzaforte al posto dell’attempato Maggiore Ascione da Francesco II che, legato alla parola data al sovrano borbonico, abbandona la fortezza il 14 febbraio, il giorno dopo la capitolazione di Gaeta, mentre gli altri resistono ancora): 

 “Il comune di Civitella del Tronto, a ricordo dell’ultimo assedio di questa Fortezza, fiero baluardo nei secoli, dedica il Museo delle Armi e della Fortezza al Maggiore Raffaele Tiscar, ufficiale borbonico che, fedele al giuramento prestato, rimase a fianco del comandante La Piazza sino a quando, così come dettato dal Re Francesco II°, gli fu ordinato l’ingrato compito di firmare la capitolazione della Fortezza con il Comando Piemontese assediante. Era il 20 di marzo del 1861” .

In effetti, quella compiuta dai soldati duesiciliani a Civitella del Tronto (Te) fu un grande atto di fedeltà, coraggio e lealtà che rende onore agli Italiani in genere e ai meridionali in particolare. Si sa che la storia viene sempre scritta dai vincitori, così chi vince passa per “buono” e i protagonisti vengono ricordati come eroi, mentre gli sconfitti diventano i “cattivi”, e i suoi eroi condannati a cadere nell’oblio. Pertanto, é giusto, a distanza di quasi due secoli dagli avvenimenti, vedere in modo più equilibrato la vicenda e rendere omaggio anche a chi ha combattuto per un ideale, soccombendo in quel determinato momento storico , ma permettendo all’ideale stesso di sopravvivere e arrivare fino ai giorni d’oggi, come ricordato in una targa commemorativa dell’Assedio di Civitella del Tronto, ottobre 1860 – 20 marzo 1861, fatta affiggere nella fortezza dal monarchico legittimista fiorentino Giorgio Cucentrentoli di Monteloro

“Anche una causa “condannata dalla storia” può mobilitarsi quando a prezzo di valore e di sangue si tiene alta la bandiera della lealtà, fedeltà ed onore pure senza speranza”.

Nonostante sembrava cadere il mondo addosso, la disparità di uomini e mezzi, il tradimento dei generali dell’esercito duesiciliano, la propaganda pro unitaria e anti borbonica, e il sentore che si stesse combattendo per una causa prestigiosa, ma condannata dal volgere della storia, i soldati di Civitella del Tronto, decisero di combattere “per il trono e per l’altare” per tentare di cambiare il volgere della storia, o per lo meno preservare ai posteri gli ideali legittimisti e identitari che oggi ogni anno vengono rivalutati dal revisionismo storico, e celebrati dai movimenti sorti in tutta Europa e Italia.

L’esempio di uomini come il Sergente Messinelli che furono fucilati come volgari banditi solo per aver combattuto fino all’ultimo respiro i nemici del Regno delle Due Sicilie al quale aveva prestato giuramento di fedeltà, e di tutti gli uomini che hanno pagato per il loro coraggio e la loro lealtà nell’assedio di Civitella del Tronto del 1861, con la morte e/o la deportazione nei lager, é uno sprone per chi lotta ogni giorno controcorrente, dissentendo dal pensiero comune omologante, e si sente, quindi, figurativamente circondato dal peso della silenziosa  maggioranza, come gli assediati nella fortezza di Civitella del Tronto. 

Cristiano Vignali