La Bibbia nella casa dei morti di Dostoevskij e i Testimoni di Geova
Nel film I demoni di San Pietroburgo di Giuliano Montaldo, in una scena del film, Fëdor Dostoevskij salva un suo compagno di prigionia che rischiava di annegare dopo che una lastra di ghiaccio di un lago si era spezzata sotto i suoi piedi. Mentre gli altri compagni di prigionia assistevano indifferenti, lo scrittore con notevole sforzo tendeva la mano e tirava su il compagno salvandogli la vita. Quest’ultimo, in un raro atto di gratitudine, gli restituirà la Bibbia che gli aveva sottratto qualche giorno prima e che da lì a poco avrebbe rivenduto per poche copeche.
Sì, perché la Bibbia era l’unico libro permesso dalle autorità ai prigionieri nella fortezza di Omsk in Siberia, dove lo scrittore di Delitto e castigo stava scontando la sua condanna. Condanna arrivata per la partecipazione (marginale) alle riunioni del circolo Petrasevskij con l’accusa (falsa) di cospirazione rivoluzionaria. Lo racconta lo stesso Dostoevskij nel suo “affresco michelangiolesco” come lo definì il critico Herzen, ovvero Memoria di una casa dei morti pubblicato nel 1857.
Lo scrittore descrive dibattiti teologici tra ebrei, musulmani e cristiani all’interno del penitenziario. Una volta riacquistata la libertà attingerà a piene mani dai vangeli per i suoi romanzi (come il suo gemello e controparte letteraria Tolstoj) e intreccerà corrispondenze con i lettori sul Diario di uno scrittore su Dio, l’ateismo, le religione e la separazione tra Chiesa e Stato. Non nasconderà mai la sua avversione per la Chiesa di Roma sia nei suoi romanzi che nei suoi scritti giornalistici, non preoccupandosi della censura zarista che comunque era sempre molto vigile .
Nell’aprile 2024, come da sette anni a questa parte invece, nella Federazione Russa è proibito leggere la Bibbia e pregare anche all’interno della propria abitazione. Almeno per alcuni cittadini.
Sono migliaia le irruzioni in case private dei Testimoni di Geova, confessione cristiana proscritta nel 2017 dalla Corte Suprema Russa. I testimoni indagati sono 804, quelli imprigionati 423; 127 sono nelle colonie penali e 534 inseriti nella lista degli estremisti al pari di gruppi neonazisti, estremisti islamici o terroristi violenti. Alcuni Testimoni sono stati sottoposti a torture dalle forze dell’ordine. Tra questi persone avanti con gli anni, ragazzi di 18/19 anni, malati e perfino disabili.
Di recente come riferito dall’Agenzia Dire la Russia ha emesso alcune delle condanne detentive più dure da quando è in vigore il divieto del 2017. Ad esempio, il 29 febbraio 2024, Aleksandr Cagan, di 52 anni, è stato condannato a otto anni di carcere, una pena tipicamente riservata a chi si è reso colpevole di gravi lesioni personali. Cagan è il sesto Testimone a ricevere una condanna così dura semplicemente per aver professato pacificamente le sue convinzioni cristiane. Per fare una comparazione sulla gravità della pena si può notare che per la legge della Federazione Russa, il rapimento può essere punito con una reclusione sino a 5 anni e lo stupro fino 6 anni.
Alcune delle pubblicazioni religiose compresa la versione della Bibbia utilizzata dai testimoni di Geova sono state considerate “estremiste”. Questo sulla base di alcune “perizie” di un Centro studi specialistico socioculturale. La perizia è stata adottata dalla Corte Suprema come motivazione e base per il divieto di pubblicazione e diffusione della versione biblica. Praticamente una decisone teologica e dottrinale divenuta sentenza contro una confessione religiosa. Come se l’esegesi biblica, di per sé materia di studi approfondita e anche complessa per certi versi, possa essere risolta semplicemente dal lavoro di un gruppo di persone schierate religiosamente, che senza contraddittorio, decretano un testo sacro sbagliato ed “estremista”. In alcuni casi sono state le stesse Forze di Polizia Russe a nascondere nei luoghi di culto le pubblicazioni vietate per poi accusare gli stessi testimoni di reato. Alcune irruzioni sono state filmate dagli agenti e postate sui siti governativi. In questi filmati si vedono soldati armati fino ai denti come dei Rambo, fare irruzione di notte e puntare le armi ai malcapitati che in pigiama e in mutande sono costretti a stare ore e ore per terra o con le mani dietro al collo. Tutti sanno che i perquisiti non hanno armi ne intenzioni bellicose verso nessuno. Alcuni dei testimoni hanno riferito di essere stati picchiati brutalmente, cosa questa che ovviamente non compare nei filmati.
Uno dei testimoni in prigione, Igor’ Kletkin di 63 anni, ha rilasciato questa particolare e sorprendente dichiarazione: “Non penso alla mia vita come se ci fossero un “prima” e un “dopo” la persecuzione. Piuttosto, considero tutte le difficoltà che sto vivendo come parte del servizio che rendo a Geova. Cerco di tenere sempre a mente le parole di Giovanni 15:20: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Quindi l’idea di arrendermi non mi sfiora neanche. Se mi dessi per vinto tradirei Geova, Gesù, i fratelli e le sorelle. Voglio fare tutto il possibile per essere un buon esempio per gli altri.
In alcuni componimenti poetici alcuni grandi autori russi come Puškin, Saltikon Scedrin, Gončarov e Dostoevskij usarono il nome Geova, tratto questo, caratteristico della minoranza religiosa in questione. Dostoevskij affermerà in alcune celebri riflessioni, che avrebbe seguito Cristo indipendentemente da tutto e da tutti. Curiosamente lo stesso intento che i testimoni di Geova in prigione hanno dichiarato più volte di perseguire in questo, per loro, difficile frangente.
Roberto Guidotti
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