
Anticipazioni per il Grande Teatro di Riccardo Bacchelli in TV del 5 giugno alle 16.35 su Rai 5: “Un marito ti ci vuole” – Per il Grande Teatro di Riccardo Bacchelli in TV oggi pomeriggio 5 giugno alle 16:35 andrà in onda il monlogo “Un marito ti ci vuole” nella versione trasmessa nel maggio 1982 dalla Rai con la regia di Guido Stagnaro.
Interpretazione di Edmonda Aldini.
Attore solista: album di monologhi a cura di Enzo Maurri – 2° ciclo. Di Riccardo Bacchelli, Regia di Guido Stagnaro, Scene di Ludovico Muratori, Costumi di Dada Salingeri. Con Edmonda Aldini.
Riccardo Bacchelli (Bologna, 19 aprile1891 – Monza, 8 ottobre1985) è stato uno scrittore, drammaturgo, giornalista, traduttore e critico teatraleitaliano, fra i principali autori di romanzi storici del Novecento.
Bacchelli nacque a Bologna il 19 aprile 1891, primo di cinque fratelli.[1] Il padre Giuseppe, amministratore cittadino di idee liberali, era uno stimato avvocato, mentre la madre Anna Bumiller era tedesca, originaria della Svevia; aiutò Giosuè Carducci a imparare il tedesco.
Frequentò il Regio Liceo Ginnasio Galvani e si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, ma per seguire i propri interessi culturali abbandonò al terzo anno gli studi universitari.
Si arruolò volontario allo scoppio della prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria; fu congedato nel 1919. Trasferitosi a Milano nel 1926, si unì con Ada Fochessati, figlia del sindaco di Mantova all’epoca della rotta di Caporetto che era sposata con l’imprenditore agricolo vicentino Nuvolari dal quale aveva avuto un figlio (Ferruccio). Con la Fochessati, Bacchelli si sarebbe unito in matrimonio molto più tardi (circa settantenne). Fortemente in dubbio se aderire al regime fascista (dal quale aveva ricevuto un pressante invito poiché a Mussolini era piaciuto molto il suo romanzo Il diavolo al Pontelungo appena uscito) si recò nel 1927 a Napoli per chiedere consigli a Benedetto Croce, che lo convinse ad aderire dicendo che di lì a poco avrebbe aderito anche lui (cosa che non avvenne). Dal 1941 al 1944 fece parte dell’Accademia d’Italia; fu anche socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia della Crusca e dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere. Ricevé la laurea honoris causa dalle Università di Bologna e di Milano. Negli anni sessanta condiresse la collana Le letterature del mondo.
Il 17 aprile 1971 ricevette l’Archiginnasio d’oro, massimo riconoscimento del comune di Bologna.
Bacchelli morì a Monza (dove s’era trasferito per ragioni economiche, dopo una lunga degenza in una clinica milanese, divenuta troppo costosa per il comune di Milano che si era accollato le spese di degenza) l’8 ottobre 1985, a 94 anni, e fu sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna. Ada Fochessati Bacchelli, la sua compagna, morì un anno dopo.
Il suo primo romanzo è Il filo meraviglioso di Lodovico Clo’ (1911), cui seguono i Poemi lirici (1914). Nel 1918 si dedica al teatro con Amleto, emblema della difficoltà del moderno vivere, che pubblica nel 1923 per le edizioni de La Ronda, sorta in opposizione alle avanguardie al dannunzianesimo alle facili “formule” crociane, per un ritorno allo stile classico del Leopardi. Segue nel 1923 Lo sa il tonno, opera di poi ritoccata e integrata, nell’edizione (definitiva) riedita dal Ceschina nel 1928, “colla aggiunta delle Avventure del Pesce spada e del remora” (come da nuovo titolo editoriale d’epoca). Questa favola, di tipo filosofico-morale , elaborata nel tono della pacata ironia e virata, a tratti, al pessimismo intellettuale Leopardiano dei Paralipomeni Della Batracomiomachia, è indubbiamente tra i vertici dell’arte di Bacchelli. Non meno fondamentale, per motivi anche estraletterari (come avviene già ne Lo Sa Il Tonno), inerenti cioè la meditazione Bacchelliana sul proprio “tempo presente”, è Il diavolo al Pontelungo, edito nel 1927, che rievoca -con linguaggio spigliato che l’Autore bolognese difatti più non saprà ritrovare, in tutte le successive sue opere narrative- idee, vicende e personaggi, anche minori, del mondo anarchico cosmopolita di fine Ottocento; ma dall’Autore stesa intanto con sguardo vigile, pur recondito e per così dire, anche al senso della sollecita, e allora recentissima, ascesa al potere da parte di Benito Mussolini (ex- socialista ed ex-anarchico). Seguiranno: La ruota del tempo (con disegni di Giorgio Morandi, del 1928, che inaugurò la primissima collana editoriale Longanesiana, all’insegna de L’Italiano Editore e partecipe del gusto epocale di Strapaese); La città degli amanti (1929); Una passione coniugale (1931); Oggi domani e mai (1933); Mal d’Africa (1935) romanzo storico-coloniale incentrato sulle vicende dei nostri esploratori ottocenteschi e in particolare di Gaetano Casati; Il rabdomante (1936); Iride (1937), fin a quella che si presenta qual opera di più vasto respiro e di maggior notorietà e popolari consensi data da Bacchelli: il ciclo di romanzi Il mulino del Po (1938-1940).[1]
L’opera, che ha un posto di rilievo nella storia della letteratura italiana, si espande per oltre duemila pagine; suddivisa in tre parti, ciascuna con singola titolazione, è frutto d’amplissimo lavoro di ricerca negli ambiti della cultura popolare e della storia locale della regione padana e narra la saga di una famiglia ferrarese (Scacerni), vocatasi all’avventurosa professione di mugnai sulle rive ferraresi del fiume Po, sullo sfondo di uno scenario storico-sociale più che centenario: che va dall’invasione della Russia da parte della Grande Armata napoleonica sino alla prima guerra mondiale.[1]
Nella vicenda rivivono figure e fatti della storia e della tradizione locale, inquadrati peraltro con rara sensibilità e competenza, a volte anche con richiami espliciti, nel più ampio contesto della storia nazionale. A questo romanzo si ispirano uno sceneggiato televisivo prodotto dalla Rai, andato in onda nel 1963 e il film del 1948 diretto da Alberto Lattuada, Il mulino del Po.
Il 16 dicembre 1940 l’Università di Bologna gli conferisce la laurea honoris causa in Lettere. L’Accademia d’Italia lo accoglie fra i suoi membri; ma egli sceglie, durante il 1944, di dimettervisi.
Nel 1941 appare Gioacchino Rossini, nel 1942 Il fiore della mirabilis. La produzione continua con Il pianto del figlio di Lais (1945), di argomento biblico, Lo sguardo di Gesù (1948), La cometa (1951), Il figlio di Stalin (1953), I tre schiavi di Giulio Cesare (1955), Tre giorni di Passione (1957), Non ti chiamerò più padre (1959), che romanza la vita di Francesco d’Assisi, presentataci anche dal “punto di vista” di suo padre Pietro di Bernardone. Seguono tra il 1967 e il 1978 altri romanzi: Il rapporto segreto, L’Afrodite: un romanzo d’amore, Il progresso è un razzo, Il sommergibile.
Altrettanto prolifica fu la produzione saggistica, lirica e teatrale di Bacchelli, che ne fa uno dei più fecondi letterati italiani.
Collaborò con Lattuada alla sceneggiatura del film Il Mulino del Po (1948); con Sandro Bolchi scrisse la sceneggiatura de I promessi sposi, sceneggiato televisivo Rai andato in onda nel 1967, ispirato all’omonimo romanzo di Alessandro Manzoni.
Foto interna ed esterna: https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2020/11/A-teatro-con-Rai5-canale-23-c7ac591e-8640-4546-8676-7c6d58dd4476-ssi.html