Anticipazioni per “La Grande Opera Italiana Patrimonio dell’Umanità” del 4 agosto alle 17.40 su Rai 5: dall’Arena di Verona – Il 7 giugno 2024, dall’Arena di Verona, il Ministero della Cultura ha celebrato l’Opera Italiana Patrimonio dell’Umanità. Un appuntamento che Rai Cultura ripropone oggi pomeriggio domenica 4 agosto alle 17.40 su Rai 5.
Tra i solisti Jonas Kaufmann, Juan Diego Florez, Ludovic Tézier, Francesco Meli, Luca Salsi, Eleonora Buratto, Mariangela Sicilia, Roberto Bolle e Nicoletta Manni. Direttore Francesco Ivan Ciampa. Con la partecipazione di Cristiana Capotondi, Alberto Angela e Luca Zingaretti.
L’Arena di Verona è un anfiteatro romano situato nel centro storico di Verona, icona della città veneta insieme alle figure di Romeo e Giulietta. Si tratta di uno dei grandi fabbricati che hanno caratterizzato l’architettura romana ed uno degli anfiteatri antichi giunto a noi con il miglior grado di conservazione, grazie ai sistematici restauri eseguiti fin dal Cinquecento; proprio per questo motivo, nonostante le numerose trasformazioni subite, esso consente al visitatore di poter facilmente comprendere la struttura di questo genere di edifici, rigorosamente soggetti alla funzione cui erano destinati ma dotati comunque di una essenziale bellezza.[1]
Durante i mesi estivi ospita il celebre festival lirico areniano, le cui stagioni si svolgono ininterrottamente dal 1913,[N 1] mentre il resto dell’anno è meta di molti cantanti e musicisti internazionali.
Nel maggio 1815, in occasione del ritorno di Verona all’impero austriaco e della visita dell’arciduca Heinrich Johann Bellegarde, viceré del regno Lombardo-Veneto, vi fu una caccia dei tori e alla fine dello spettacolo la distribuzione di granturco ai più poveri: si era soliti, infatti, abbinare divertimento e beneficenza. Nel marzo dell’anno successivo, per festeggiare l’imperatore Francesco I e sua moglie Maria Ludovica, si sostituì alla caccia dei tori una corsa dei fantini, preceduta dalla distribuzione, anche in questo caso, di granturco ai poveri, esposto in carri al centro dell’anfiteatro che furono poi avviati alle parrocchie.[50]
Il 24 novembre 1822, conclusosi il congresso di Verona, si tenne nell’edificio una grande coreografia con preludio lirico. Il testo, intitolato La Santa Alleanza, fu opera di Gaetano Rossi mentre la musica venne composta da Gioachino Rossini, che diresse la sua esecuzione: all’inizio dello spettacolo il Fato con un cenno faceva apparire da quattro direzioni quattro carri, di Minerva (circondata dalle raffigurazioni allegoriche delle arti, dell’abbondanza e della felicità), di Cerere (circondata dalle ninfe e dal commercio), di Nettuno (con i geni marittimi) e di Marte (circondato dalla forza, dal valore e da guerrieri). Venivano eseguite contemporaneamente quattro diverse danze mentre i carri giravano in circolo, in modo che tutti gli spettatori potessero assistere allo spettacolo. L’ultimo quadro era formato da un’esibizione d’insieme attorno alla statua della Concordia.[51]
Nell’Ottocento furono molto apprezzate le gare di equitazione e le gare velocipedistiche, gli spettacoli di ascensione con aerostato, gli esercizi ginnici acrobatici, la commedia e il gioco della tombola: le più celebri quella del 1838 a cui partecipò anche l’imperatore Ferdinando I, quando la parte più bella dello spettacolo si ebbe con l’apertura di migliaia di ombrelli di tutti i colori per un acquazzone, e quella del 1857 a cui partecipò l’imperatore Francesco Giuseppe, che assistette al popolarissimo spettacolo con l’estrazione della tombola e dell’albero della cuccagna. La musica di Rossini tornò nell’Arena solo il 31 luglio 1842 dopo che dieci giorni prima aveva avuto successo nel teatro Filarmonico la prima esecuzione cittadina dello Stabat Mater. La prima stagione lirica si ebbe però nel 1856 quando furono eseguiti Il Casino di Campagna e La fanciulla di Gand di Pietro Lenotti e il primo atto de L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti e Il barbiere di Siviglia di Rossini. L’Arena si preparava ad assolvere pure compiti civili, come il 16 novembre 1866, quando vi si tenne la festa per l’annessione del Veneto al regno d’Italia alla presenza di Vittorio Emanuele II. Dopo il 1866 Verona rimase città militare, ma l’esercito si mostrò più vicino al popolo, tenendo a volte nel monumento lo spettacolo del carosello. Inoltre la prima domenica di giugno per la festa dello statuto albertino si teneva uno spettacolo pirotecnico.[52]
Gli spettacoli più di successo nel primo decennio del Novecento fino all’Aida del 1913, che aprì ufficialmente il Festival lirico areniano, furono gli spettacoli circensi. Dal 1913 l’anfiteatro veronese divenne il più grande teatro lirico all’aperto del mondo e, con tale utilizzazione, venne così salvata l’esigenza di conservare il carattere di ambiente per spettacoli popolari, tutelando allo stesso tempo la dignità del monumento. Inoltre tornarono più volte al suo interno gladiatori, belve e persecuzioni di cristiani per la realizzazione di film storici.[53]
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