Anticipazioni per il Grande Teatro Antico in TV dell’11 agosto alle 15.45 su Rai 5: “Fedra – Ippolito portatore di corona” dal Teatro Greco di Siracusa – Si apre con “Fedra – Ippolito portatore di corona” in onda domenica 11 agosto alle 15.45 su Rai 5, il ciclo teatrale “Il destino delle eroine”. Coraggiose, ribelli, libere: sono le eroine della tragedia greca che rivivono, interpretate da vibranti attrici dirette da importanti registi internazionali, sul suggestivo palcoscenico del Teatro Greco di Siracusa. La potenza senza tempo delle loro storie risuona nella contemporaneità, toccando i grandi temi dell’umano: vita, morte, destino, amore, maternità, guerra, libertà di scelta.
La dea dell’amore, Afrodite, apre la tragedia e la dea della caccia, Artemide, la conclude, ma al centro di “Ippolito portatore di corona” di Euripide (428 a. C.) non stanno gli dei, bensì la passione umana, assoluta, divorante di Fedra (Alessandra Salamida) per il figliastro, Ippolito. Fedra tace il proprio amore e si consuma, rivelandolo alla fine soltanto alla nutrice, la quale parla invano a Ippolito, furioso e sprezzante. Fedra si impicca, lasciando uno scritto in cui accusa il figliastro di stupro. Il marito, Teseo, provoca allora la morte di Ippolito, riabilitato in punto di morte dalla stessa Artemide.
Regia di Paul Curran e traduzione Nicola Crocetti. Riprese realizzate nell’ambito della 59° Stagione Teatro Greco di Siracusa. Regia televisiva di Marco Odetto, progetto editoriale di Felice Cappa, produttrice esecutiva Serena Semprini, cura di Giulia Morelli, programmista multimediale Matilde Pieraccini.
Fedra (in latino Phaedra) è una tragedia cothurnata di Lucio Anneo Seneca. La scena è ambientata ad Atene. Fedra, moglie di Teseo, è innamorata follemente del figliastro Ippolito (il quale rifiuta l’amore delle donne per dedicarsi alla caccia e alla vita nei boschi), ma ha paura a rivelarlo, in quanto è un amore incestuoso. Nonostante gli iniziali tentativi della nutrice di dissuaderla, rivela il suo amore, e Ippolito, indignato, fugge dalla reggia. Fedra decide di vendicarsi: quando Teseo ritorna dalla sua impresa negli Inferi, in cui aveva aiutato Piritoo a rapire Persefone, gli racconta mentendo che Ippolito ha cercato di abusare di lei. Teseo, infuriato, invoca la maledizione sul figlio, servendosi di un desiderio concessogli dal padre Poseidone, e il giovane muore in maniera orribile, trascinato nella natura dove non c’era un tronco senza una parte del suo corpo. Quando il cadavere di Ippolito viene riportato alla reggia, Fedra confessa il suo delitto a Teseo e si uccide. Al padre non resta che piangere la propria sorte, e ricompone il corpo del figlio fatto a pezzi, e ordina ai servi di gettare il corpo di Fedra in una fossa.
La questione sui modelli è ancora aperta. Molti sono portati a sostenere che il modello principale sia Euripide (con l’Ippolito coronato e la sua prima versione, Ippolito velato), altri invece sostengono che Seneca si sia ispirato alla perduta Fedra di Sofocle. Tra i modelli figura certamente anche la quarta lettera delle Eroidi di Ovidio in cui si narra in forma poetica il tragico amore tra Fedra ed Ippolito.
Differenze rispetto a Euripide
Ippolito muore subito, inoltre non avviene il colloquio con Teseo in cui suo padre viene perdonato per averlo maledetto
La scena è trasferita ad Atene, nel periodo in cui Teseo è impegnato con Piritoo negli Inferi
Sono assenti le divinità Afrodite e Artemide
Il Coro e la Nutrice sanno già dell’innamoramento di Fedra per Ippolito
Fedra stessa rivela a Ippolito il suo amore (Seneca si rifà così alla versione dell’Ippolito velato, in cui Ippolito, dopo la dichiarazione della matrigna, si copre il volto per la vergogna. La scena fu contestata dal pubblico ateniese, ed Euripide dovette revisionare la tragedia)
Fedra non si uccide subito, ma si suiciderà solo dopo aver rivelato a Teseo la verità
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