sabato, Settembre 14, 2024
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La grande Italia che vorremmo rivedere

 

La grande Italia romantica, protagonista e vincente che vorremmo rivedere 

CHIETI – L’11 agosto 2024, é stato il 71esimo anniversario della scomparsa del pilota Tazio Nuvolari, grande personaggio dell’ Italia del Novecento, il Mantovano Volante, e subito la memoria é corsa alla sua carriera, in particolare alle sue grandi affermazioni, soprattutto la vittoria nel Campionato d’Europa del 1932, i 3 titoli di Campione italiano assoluto (1932, 1935, 1936), e i 2 primati internazionali di velocità; ma anche agli episodi più importanti, come l’incontro con Gabriele d’Annunzio al Vittoriale degli Italiani il 28 aprile 1932, in cui il poeta  – soldato regalò al pilota la tartaruga d’oro con incise le sue iniziali TN, talismano di tutte le sue imprese.Subito sale la nostalgia per questi e altri grandi e leggendari personaggi dell’Italia contemporanea, il Nivola e il Vate, due Superuomini simboli di una grande Italia romantica, protagonista e vincente che ci manca tanto. 

Nuvolari e d’Annunzio, non a caso, sono l’icona di un’epoca, e hanno contribuito a creare il prototipo dell’Italiano di successo, esempi che hanno rappresentato due modelli da seguire, degli status simbol, per generazioni di Italiani: Tazio Nuvolari nella passione per i motori e la velocità, celebrato anche da Lucio Dalla con la canzone “Nuvolari” (quando la musica era poesia e cantava di questi miti, esempio di vita per i più giovani che dovevano seguire i loro sogni per realizzarsi, non certo la violenza, la droga, la criminalità e i soldi facili): 

“Nuvolari è basso di statura, Nuvolari è al di sotto del normale, Nuvolari ha cinquanta chili d’ossa, Nuvolari ha un corpo eccezionale, Nuvolari ha le mani come artigli, Nuvolari ha un talismano contro i mali,

Il suo sguardo è di un falco per i figli, i suoi muscoli sono muscoli eccezionali….”

 Gabriele d’Annunzio, invece, con la sua personalità eclettica, per il suo stile di vita inimitabile che ha trasformato la sua esistenza in una vera e propria opera d’arte, facendone l’icona del buon gusto italiano nel vivere, del tipico seduttore italiano, il nuovo Vir di una nuova resurrezione della “Roma Aeterna”, il nuovo punto di riferimento di una nuova età dell’oro per le scienze e le arti: dopo quella antica di Pericle, quella rinascimentale di Leonardo, quella contemporanea di d’Annunzio. 

 Il Vate, sprezzante del pericolo, coniugava cultura, eros e passione, era il prototipo del  nuovo “Superuomo” italico del Novecento che voleva vivere da protagonista indiscusso la sua vita, cercando di piegare le leggi della natura della chimica e della fisica, gli eventi ai suoi sogni. 

I superuomini che sono stati esempi di vita per generazioni di Italiani artefici  prima della grande Italia potenza mondiale nel primo dopoguerra, nonostante l’opposizione di Francia, Inghilterra e Stati Uniti; e dopo le macerie e la disfatta del secondo conflitto, capaci di quel boom economico che ha proiettato il Belpaese fra le grandi potenze economiche, in barba alle clausole del trattato di pace che ne limitavano la sovranità.

Una generazione di superuomini che forse non ci sono più chissà , e che ha forgiato una grande Italia che non era abituata a chinare la testa davanti a nessuno, consapevole della sua grandezza passata, presente e futura, una Patria che ci manca tanto quando vediamo: i ragazzi fossilizzarsi davanti agli stereotipi precostituiti che impone la società globale, o ai modelli standardizzati della cultura digitale;  davanti  alla provincialità dei nostri intellettuali esaltere la cultura straniera e sminuire a priori la nostra; di fronte a quella nostra classe dirigente che ha svenduto le  risorse umane e intellettuali; quando ho visto cancellare la grande tradizione automobilistica italiana per degli sgravi fiscali o per delle novelle tecnologie che vogliono imporre per presunti vantaggi tutti da verificare concretamente. Pertanto, sta a quei pochi, ancora consapevoli della ricchezza  e della identità culturale della civiltà italica, preservarla e tramandarla, affinché dopo le barbarie di questo nuovo medioevo tecnologico, possa risplendere un nuova età dell’oro nell’era digitale, una nuova resurrezione della “Roma Aeterna”, un novello rinascimento, per il Risorgimento della Patria immortale.Questa grande Italia di cui andavamo orgogliosi ci manca tanto. Dico ciò da nipote di un meccanico della Fiat, di un reduce della Seconda Guerra Mondiale deportato nei lager britannici  e da orgoglioso scienziato della politica, laureato in quella facoltà nata per forgiare la classe dirigente italiana, ma tradita, svenduta e vilipesa da questo Stato che ha probabilmente smarrito la Stella di Venere che illumina il suo cammino. 
Cristiano Vignali