martedì, Settembre 10, 2024
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Uncem Lazio: “Basta col gigantismo nel dimensionamento scolastico”

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Uncem Lazio: “Basta col gigantismo nel dimensionamento scolastico” – Appello di Uncem Lazio alla Regione Lazio sul Dimensionamento Scolastico: “Basta col gigantismo, priva i ragazzi delle aree interne del diritto costituzionale all’istruzione.
Il Presidente Bellucci: “Ecco le proposte per invertire la rotta”

Uncem Lazio, il sindacato delle Unioni dei Comuni Montani e delle Comunità Montane, ha posto in primo piano un problema molto serio che investe la maggior parte del Comuni del Lazio (e anche del resto d’Italia): il gigantismo nel dimensionamento scolastico che, in virtù del risparmio naviga in senso contrario alla Costituzione Italiana e priva sempre più Comuni della scuola, cioè del servizio basilare per qualsiasi comunità civile.

Uncem Lazio ha messo in campo delle proposte operative, avvalorato da un apparato normativo esistente ma ignorato e dall’utilizzo delle nuove tecnologie che propone alla Regione Lazio al fine di affrontare e risolvere il grave problema della desertificazione scolastica nei territori interni e del sovraffollamento delle scuole nelle città.

“Uncem Lazio – afferma il presidente Achille Bellucci – chiede un confronto diretto con la Regione Lazio su queste problematiche e avanza la propria partecipazione al Tavolo Tecnico previsto sulla vasta problematica del Dimensionamento Scolastico.
La nostra organizzazione – aggiunge Bellucci – ha prodotto proposte risolutive al riguardo e sostiene con forza i progetti in essere o realizzabili in una prospettiva imminente frutto del lavoro dei Comuni laziali. In particolare, nel documento indirizzato alla Regione Lazio, abbiamo avanzato esempi decisamente esplicativi. Uno dei riferimenti è alla Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), che impegna il territorio con risorse cospicue e favorisce una possibile loro rinascita sulla base di tre elementi, Sanità, Scuola, Trasporti.

L’occasione per realizzare tali obiettivi nel Reatino, per esempio, è stata offerta dalla SNAI in un comprensorio di 30 Comuni, tra i quali quelli del cratere del terremoto di Amatrice, con un progetto di cui è Capofila il Comune di Petrella Salto. La strategia proposta dai territori, di cui è Capofila il Comune di Petrella Salto, mira, tra tanto altro, alla realizzazione della Scuola di Formazione della Filiera Forestale e Sviluppo Sostenibile.

Altro esempio che ci appare chiarissimo, nel ripetere che l’utilizzo delle nuove tecnologie non può più essere ignorato – continua ancora il presidente Bellucci – è la possibilità per i Comuni sino a 5.000 abitanti di integrare all’insegnante prevalente, (22 ore settimanali nel Primo Ciclo di insegnamento) la DAD (Didattica a distanza).

E che dire dell’Istituzione dei Centri Scolastici Digitali (art. 11 legge 221 del 2012). Si tratta di plessi scolastici – “funzionalmente legati alle istituzioni scolastiche di riferimento mediante l’utilizzo di nuove tecnologie” – che hanno l’obiettivo di assicurare pari opportunità formative e di socializzazione agli studenti che vivono in situazioni di isolamento geografico – isole minori come l’Arcipelago Ponziano, e piccoli comuni montani (254 nel Lazio) che in quanto tali fanno un’esperienza scolastica diversa dai loro coetanei che abitano in città o zone in cui vi è la presenza di diversi istituti superiori. All’uopo ricordiamo che Ponza e Ventotene saranno raggiunte nel 2025 dalla fibra a banda larga mediante un cavo sottomarino che partirà da Gaeta.
Anche

altre le proposte operative che vogliamo portare al Tavolo Tecnico regionale dove andremo a sottolineare, ancora una volta, che i piccoli Comuni sono la stragrande maggioranza, sono un valore enorme e rappresentano buona parte della ricchezza culturale, paesaggistica e umana della nostra nazione. Dobbiamo proteggere questo tesoro.
Di seguito il documento prodotto da Uncem Lazio

Premessa
Sono ormai anni che la scuola è in balia di regole che hanno spinto e continuano a spingere verso un “gigantismo” immotivato e deleterio.
Ogni anno dimensionamenti, accorpamenti, chiusure di piccole scuole, fusioni e quant’altro, hanno fatto sì che molti piccoli Comuni siano stati privati della loro scuola e i discenti, come precoci pendolari, costretti a recarsi, laddove possibile, nei paesi limitrofi o addirittura intere famiglie siano state costrette per garantire ai loro figli un precipuo diritto costituzionale, come la Scuola, ad emigrare nelle più vicine città.

Conseguenze di questo? Scuole sovraffollate, classi pollaio, spopolamento dei piccoli centri ed incremento della densità di popolazione nelle periferie degradate delle grandi città.
Innanzi tutto è bene ancora una volta sottolineare e ricordare a chi ha responsabilità di governo, che l’Italia si compone di 7.904 comuni, dei quali ben 5.488 sino ai 5.000 abitanti e 7.159 con popolazione sino ai 15.000 abitanti, vale a dire oltre il 90 % dei Comuni d’Italia.

Il dato rende chiaro che, se opportunamente valorizzati, potrebbero essere la risposta per tante problematiche e certamente privare gli stessi di una scuola non è certo un modo adeguato e corretto per poter procedere sulla via della tutela e valorizzazione delle aree interne e montane che la Costituzione tutela (Art.44 II comma).
 

Togliere la scuola ad un territorio significa, ed il successo del film “Un mondo a parte” sull’argomento è significativo, decretarne la morte civica e sociale, deprivarlo della sua desiderabilità e favorirne l’abbandono con immaginabili importanti e disastrose conseguenze.
Chi vive oggi nei piccoli centri popola, conserva e manutiene aree fragili che altrimenti sarebbero destinate al degrado, con evidenti ricadute catastrofiche in termini di assetto idrogeologico, incendi, salute e sicurezza.
Inoltre, la perdita di identità territoriali, in una Nazione estremamente campanilista e tradizionalista, dove il senso di appartenenza è un forte elemento di identità, unitarietà e reciproco sostegno, sarebbe un’enorme perdita in termini morali, culturali e sociali per tutti.


Tutto ciò premesso, visto e considerato il Decreto Interministeriale e le linee guida della Regione Lazio di indirizzo per il nuovo dimensionamento scolastico 2025/26, che purtroppo continuano ad ignorare nei fatti quanto sin qui esposto, possiamo suggerire come UNCEM Lazio, in favore dei piccoli Comuni e del diritto all’istruzione, le seguenti proposte per una risposta praticabile e necessaria a queste problematiche:

1. Possibilità per i Comuni sino a 5.000 abitanti di integrare all’insegnante prevalente, (22 ore settimanali nel Primo Ciclo di insegnamento) la DAD (Didattica a distanza) per le materie integrative, con affiancamento per  quest’ultima fattispecie, di un tutor in aula che possa aiutare i bambini ad utilizzare al meglio le strumentazioni digitali e contemporaneamente ad affiancarli durante lo svolgimento di dette ore didattiche, ricorrendo anche, laddove possibile, al supporto finanziario dei Comuni interessati, delle Province di competenza e della Regione.


2.  Istituzione dei Centri Scolastici Digitali (art. 11 legge 221 del 2012). Si tratta di plessi scolastici – “funzionalmente legati alle istituzioni scolastiche di riferimento mediante l’utilizzo di nuove tecnologie” – che hanno l’obiettivo di assicurare pari opportunità formative e di socializzazione agli studenti che vivono in situazioni di isolamento geografico – isole minori come l’Arcipelago Ponziano, e piccoli comuni montani (254 nel Lazio) che in quanto tali fanno un’esperienza scolastica diversa dai loro coetanei che abitano in città o zone in cui vi è la presenza di diversi istituti superiori. Nel 2021 erano solo cinque le regioni (Abruzzo, Liguria, Molise, Umbria, Basilicata) che avevano espresso l’interesse ad aprire la scuola al territorio – con il supporto del Miur – nella forma dei Centri Scolastici Digitali. Le scuole che si trovano dislocate nei comuni montani e nelle piccole isole devono fronteggiare molteplici problemi sia di ordine organizzativo che didattico quali: –  il mantenimento dei punti di erogazione del servizio;- il continuo ridimensionamento delle scuole e l’aumento del numero massimo di allievi nelle  pluriclassi;- la riduzione dell’assegnazione dell’organico unitamente ad un alto turnover degli insegnanti causato dalla lontananza dalle loro famiglie e dalle difficoltà logistiche e di trasporto con conseguente interruzione della continuità didattica. Tutti questi problemi costituiscono un ostacolo oggettivo per il mantenimento delle sedi scolastiche e dell’offerta formativa nelle zone isolate.

Il percorso di Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) nell’ambito della didattica a distanza, tramite intesa tra detta piattaforma e la Regione dei piccoli Comuni,  è quello di accompagnare i progetti di sperimentazione tra  le scuole situate in località isolate ed istituti di riferimento, come già successo in alcune comuni.  Costruire un Modello di Scuola a Distanza significa trasformare l’isolamento del limite geografico in opportunità di apprendimento, sia per gli studenti che per i docenti.      
Un esperimento in tal senso si potrebbe fare a Ponza ed a Ventotene,  visto peraltro che dal 2025 sarà operativa la fibra a banda larga via cavo sottomarino già in essere tra Gaeta e le 2 isole.  I termini del progetto sono stati sviluppati dalla Comunità di Arcipelago e sono in attesa di interlocuzione regionale.

3 – C’è infine una grave contraddizione da sciogliere tra i criteri adottati nel dimensionamento e le politiche nazionali varate per la tutela e la crescita delle aree interne e montane, come la STRATEGIA NAZIONALE AREE INTERNE (SNAI), che impegna il territorio con risorse anche significative, ma che soprattutto ha caratterizzato una possibile loro rinascita sulla base di tre elementi, Sanità, Scuola, Trasporti. L’occasione per realizzare tali obiettivi nel Reatino, per esempio, è stata offerta dalla SNAI approvata e finanziata dopo 7-8 anni di impegno duro e gravoso in un comprensorio di 30 Comuni, tra i quali quelli del cratere del terremoto di Amatrice.

La strategia proposta dai territori, di cui è Capofila il Comune di Petrella Salto, è quella di affrontare i problemi con progetti che prevedano: di migliorare la sanità, con la realizzazione delle case di Comunità e Servizi Socio-Sanitari domiciliari; la realizzazione e il miglioramento di alcune strade che mettono in connessione tre Vallate omogenee e l’istruzione e la formazione, quali fulcro fondamentale per il rilancio dei territori montani, con la realizzazione della Scuola di Formazione della Filiera Forestale e Sviluppo Sostenibile, già finanziato, che avrà sede a Petrella Salto. Un progetto di formazione integrativo all’offerta formativa della scuola tradizionale, finanziato dal MIUR per oltre 400.000,00 euro, di cui è capofila l’Istituto Comprensivo di Petrella Salto, i cui progetti sono in corso di realizzazione in quasi tutti gli Istituti Comprensivi della Provincia.

C’è inoltre strettamente connesso al problema del dimensionamento quello dei trasporti degli utenti della scuola, che ad ogni ridimensionamento sono costretti a recarsi in altri istituti, spesso lontani. Ebbene è stato realizzato un nuovo servizio di trasporto a chiamata (Chiamabus) ed è in corso con la Regione l’individuazione di un diverso sistema di collegamento, rivedendo e modificando il T.P.L.
Essendo in atto questo importante progetto di rilancio, Uncem Lazio fa propria la proposta dei Sindaci interessati, che hanno chiesto da tempo, una moratoria che eviti il dimensionamento nei 30 comuni che attuano la Strategia ed applicare tutte le possibili deroghe alle linee guida.
Esse debbono cambiare profondamente ed individuare nelle città e nei centri maggiori le ipotesi di accorpamento e riduzione: è sulla base di queste considerazioni che invitiamo la Regione ad un tavolo di confronto, chiedendo altresì che al Tavolo Tecnico previsto, partecipi a pieno titolo anche UNCEM Lazio.

IL PRESIDENTE Uncem Lazio – (Achille Bellucci)

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