A Greccio la prima edizione di “Note di gusto sotto le Stelle”, un percorso di degustazione enogastronomica in musica tra le vie del borgo antico di Greccio, tra i più belli d’Italia. L’evento, organizzato dal Comune, si svolgerà venerdì 23 agosto a partire dalle ore 19:30 presso il centro storico e vedrà la partecipazione di numerosi ristoratori locali che proporranno i piatti tipici della tradizione territoriale accompagnati da un tappeto di note sapientemente orchestrato da giovani artisti che allieteranno la serata con musica blues, pop e cantautorale.
Il percorso enogastronomico, con partenza da viale delle Rimembranze, si aprirà su piazza Roma e proseguirà lungo le vie del borgo antico: via S. Francesco, via delle Parrocchia, Largo Betlemme, via Colle II. I visitatori, passeggiando nel centro storico, potranno godere di scorci suggestivi ed atmosfere di una volta, gustando specialità culinarie realizzate secondo antiche ricette: dal tagliere di affettati e formaggi ai fritti, dai primi piatti con pasta e zuppe, alla carne alla brace, dai dolci ai vini e le birre, con prezzi che varieranno dai 3,00 ai 9,00 euro a seconda del piatto che si sceglierà di degustare. Note di Gusto sotto le Stelle è un percorso enogastronomico ma anche un itinerario ricco di fascino per riscoprire angoli preziosi del borgo antico di Greccio, culla del francescanesimo: un viaggio sensoriale all’insegna del gusto, dell’arte, della spiritualità e del divertimento.
Greccio è un comune italiano di 1 512 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio in Italia.
È noto soprattutto per ospitare un santuario fondato da San Francesco e per essere il luogo dove quest’ultimo inventò il presepe.[4] Fa parte del Cammino di Francesco e, dal 2016, è parte del club dei borghi più belli d’Italia
Storia di Greccio fu fondato, secondo la tradizione, da una colonia o famiglia greca, fuggita o esiliata dalla patria in seguito a guerre e distruzioni e che, innamoratasi della amenità del luogo e della comodità di difesa naturale che offriva, ci si stabilì. Da qui il nome Grecia, Grece, Grecce ed infine Greccio.
Secondo alcuni studiosi “Curtis de greze”, nominata nel Regesto Farfense, era una “Curtis” cioè un’organizzazione economica medioevale autosufficiente gestita da un signore, costituita da spianata (l’attuale piazza) tra due emergenze calcaree al di sotto delle quali veniva cavato il pietrisco necessario per realizzare strade nella piana reatina, impaludata dopo la bonifica iniziata di Curio Dentato. Tra il monte Peschio, sovrastante l’attuale comune di Greccio e le rocce dove attualmente si trova la Collegiata di San Michele, veniva estratto il pietrisco risultante dai due conoidi di deiezione delle rocce calcaree sovrastanti ed accumulato nella spianata stessa per poi essere trasportato nella piana dai carretti. Il nome Greccio quindi deriverebbe non da coloni greci, ma da “Curtis“, come sopra descritta, “de” preposizione ablativa (riguardante l’argomento …) e “greze” o “grezze” cioè pietrisco da cava.
Le prime notizie certe risalgono al X– XI secolo, quando i frammentari possedimenti dell’Abbazia di Farfa vennero riuniti e si procedette all’incastellamento delle curtis. Il monaco benedettino Gregorio da Catino (1062-1133) fa riferimento alla località di Greccio (curte de Greccia) nella sua opera “Regesto Farfense”. Dai resti degli antichi fabbricati si rileva che Greccio divenne un castello medievale fortificato circondato da muraglie e protetto da sei torri fortilizie. Ebbe a sostenere fiere lotte coi paesi confinanti e subì la distruzione ad opera delle soldatesche di Federico II nel 1242.
Tra il 1223 e il 1226, Greccio ospitò più volte Francesco d’Assisi, che qui rievocò per la prima volta la rappresentazione del Presepio. Il santo amava visitare questi luoghi per la bellezza del paesaggio, che gli ricordava tanto quello della Palestina dove si era recato in visita, e per la semplicità degli abitanti del paese. La rappresentazione del presepe fu il pretesto per lanciare un messaggio “politico” a Papa Onorio III, che in quel periodo risiedeva nella vicina Rieti: non è necessario riconquistare il Santo Sepolcro di Gerusalemme per mezzo delle crociate, perché la nascita di Gesù può essere commemorata dovunque.[7]
Nel XIV secolo il paese è più volte ricordato nello statuto municipale di Rieti e nelle carte dell’archivio della cattedrale, come sede di podestà. Subì alterne vicende fino al 1799 quando fu di nuovo distrutto e saccheggiato ad opera dell’esercito napoleonico.
Fonte – Wikipedia, l’enciclopedia libera.
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