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Volo su Vienna del 9 Agosto 1918

Gardone Riviera (BS) – Fra le numerose ardite azioni aeree compiute dal Vate durante la Prima Guerra Mondiale, spicca sicuramente il Volo su Vienna del 9 agosto 1918, valsa la medaglia d’oro al valor militare al sommo poeta, portata a termine con otto aerei Ansaldo S.V.A. dell’87esima squadriglia aeroplani, ribattezzato la “Serenissima”, di cui quello con a bordo d’Annunzio, é attualmente  sul soffitto dell’Auditorium del Vittoriale. L’aereo del Volo su Vienna é unico al mondo perché biposto, modificato dall’Ing. Giuseppe Brezzi proprio per d’Annunzio, ricavando un secondo sedile dal serbatoio del carburante (ribattezzato “la seggiola incendiaria”) per permettergli il lancio di migliaia di volantini sulla capitale austriaca. 

Il velivolo con a bordo d’Annunzio durante il Volo su Vienna, pilotato dal Capitano Natale Palli perché il Vate non aveva il brevetto di volo, decorato sulla carlinga da Guido Marussig, è al Vittoriale dal gennaio del 1935. 

Prima del Volo su Vienna il poeta – soldato scriveva parole importanti per capire la simbiosi che esiste tra  il mezzo tecnico e quella dell’eroe superonista che tramite le nuove invenzioni tecnologiche riesce a superare i limiti naturali della fisica, per creare un nuovo ordine sociale nell’Età Contemporanea, basato su una nuova aristocrazia del merito che unisce i valori degli antichi cavalieri e/o l’arguzia e astuzia degli eroi classici, con la capacità tecnica di uso e di conoscenza dei mezzi tecnologici dei piloti contemporanei. 

“Voi dunque – scriveva il poeta – soldato, siete i miei cinque giurati a mantenere tra la mia ala e la vostra, siamo alla metà, la distanza prefissa. Nessuno di voi si arresterà se non con l’ultimo battito del motore. Non vento, non nuvolo, non tempesta, non malessere, non ostilità alcuna, non avversità alcuna potrà essere causa di arresto o ritorno. Parlo chiaro? Mi intendete? Ciascuno di voi atterrerà, o precipiterà quando il motore abbia cessato di battere senza speranza di ripresa”.

Ma come è stato possibile il volo su Vienna? Qual era il fine di tale azione ardimentosa?

Sul finire di giugno 1918, il d’Annunzio, comanda la Squadra Aerea San Marco che partecipa ai bombardamenti sulle linee austro – ungariche sul Piave e su Pola. Grazie a queste valorose azioni aeronautiche ottiene dal Comando Supremo l’autorizzazione per un volo su Vienna, fino a quel momento negata per la relativamente limitata autonomia degli aeroplani per un volo di circa mille chilometri. 

Nell’autorizzazione al Volo su Vienna concessa dal Comando Supremo si legge: “Il volo avrà carattere strettamente politico e dimostrativo; è quindi vietato di recare qualsiasi offesa alla città. Con questo raid l’ala d’Italia affermerà la sua potenza incontrastata sul cielo della capitale nemica. Sarà vostro Duce il Poeta, animatore di tutte le fortune della Patria, simbolo della potenza eternamente rinnovatrice della nostra razza. Questo annunzio sarà il fausto presagio della Vittoria”. 

Dopo alcuni spostamenti di data per le avverse condizioni atmosferiche, il 9 agosto 1918, alle 5.50, dal campo di San Pelagio, in provincia di Treviso, si levarono in volo undici aerei, tra i quali il biposto pilotato da  Palli con Gabriele d’Annunzio, e dieci monoplani, di cui solo otto raggiunsero i cieli su Vienna alle 9.20, dopo 4 ore di viaggio in compatta formazione aerea a cuneo, per lanciare 50 mila copie di un volantino preparato dal poeta e 350.000 copie di un secondo manifesto scritto dal comandante supremo della propaganda di guerra italiana, il giornalista interventista e scrittore patriottico Ugo Ojetti, tradotto anche in tedesco, e passato alla storia. “Viennesi ! Imparate a conoscere gli Italiani. Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle liberta nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni. Viennesi ! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perchè vi siete messi l’uniforme prussiana ? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s’è volto contro di voi Volete continuare la guerra ? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate ? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani ? La loro vittoria decisiva è come il pane dell’Ucraina: si muore aspettandola”.

Gli altri aeroplani che raggiunsero i i cieli di Vienna erano pilotati dal tenente Ludovico Censi, dal tenente Aldo Finzi, dal tenente Giordano Bruno Granzarolo, dal tenente Antonio Locatelli, dal tenente Pietro Massoni, dal sottotenente Girolamo Allegri detto “Fra Ginepro” per la sua barba molto folta. 

 Gli eroi del Volo su Vienna scrissero una leggendaria pagina di storia della aviazione italiana durante la Grande Guerra, fatta di coraggio, di ardimento ma anche del rispetto della vita umana di civili inermi e della storia della capitale asburgica, valori che furono persi durante la Seconda Guerra Mondiale in cui i bombardamenti furono a tappeto, indiscriminati e distruttivi al massimo nell’ambito della cosiddetta guerra totale.

Cristiano Vignali