Bennato a Campli: quella potenza della musica e del rock mai esaurita
Campli (TE) – Quasi tre ore di rock potente, blues unito alla melodia, video coinvolgenti e interazione con il pubblico. Venerdì 6 settembre a Campli una folla attenta e in alcuni momenti entusiasta, ha gremito la piazza partecipando alle ballate e ai brani più noti del cantautore partenopeo. Un 78enne che ha realmente sprizzato energia da tutti i pori.
Prima la classica esibizione da one man band con chitarra, armonica e tamburo percosso con il piede. Poi via via il concerto con il repertorio classico intervallato da alcuni brani recenti, meno famosi e non sempre noti al grande pubblico. Si è partiti con “Abbi dubbi” per terminare con il gran finale di “Nisida” dove si è registrata la massima aggregazione tra i musicisti e il pubblico che batteva le mani e urlava a squarciagola il ritornello con il nome dell’isola descritta nella canzone. Durante il concerto Bennato ha riproposto “Il gatto e la volpe”, “Sono solo canzonette”, “L’isola che non c’è” e altri cavalli di battaglia della sua ormai cinquantennale carriera. Ottima l’esibizione musicale della band storica che ha partecipato anche a qualche scenetta sul palco quando hanno suonato e cantato uno dei suoi primi pezzi, “Rinnegato”.
Lo spettacolo musicale è stato intervallato anche da qualche considerazione del cantautore sull’attualità – forse con qualche punta di retorica – come quella sul rock elemento libertario e liberatorio, sulla superiorità dell’universo femminile, sulla necessita di non ancorarsi alle convinzioni o verità preconfezionate o su Napoli, città più bella del mondo. Argomentazioni ribadite da Bennato da anni nei suoi concerti, come la calunnia e sue illustri vittime: Enzo Tortora e Mia Martini.
Va ricordato che si trattava del concerto rinviato a causa del maltempo del 24 agosto durante la Sagra della Porchetta e l’ingresso era gratuito.
Senza voler togliere niente alla location di Campli, uno dei borghi più belli d’Italia, può fare una certa impressione che alcuni illustri colleghi di Bennato si esibiscano – per fare un esempio di grande location- a San Siro riempiendolo come ha fatto Vasco Rossi in quattro date. Ma si può anche scendere di popolarità e vedere come sul palco dello stadio milanese si siano esibiti in tanti come Max Pezzali, Ultimo, Salmo, Laura Pausini, Alessandra Amoroso e altri ancora.
Ironia della sorte Edoardo Bennato fu il primo cantante italiano a fare 80.000 presenze in quel lontano 1980 quando i suoi due dischi, Uffà uffà e Sono solo canzonette erano ai primi posti delle classifiche dei dischi. Sulla rete si trovano brevi filmati di quello storico concerto secondo in quell’anno solo a quello di Bob Marley come successo di pubblico e di critica. In alcuni spezzoni si vede un giovane Bennato, intervistato da Gianni Minà, che pur concentrato e teso prima di salire sul palco riesce a scherzare e scambiare qualche battuta con il giornalista. Sarebbero passati molti anni prima che qualcuno potesse poi ripetere l’impresa, che in quel 1980 riguardò anche il San Paolo di Napoli e il Comunale di Torino con 40/50mila spettatori.
Il motivo di questa differenza non è facile da spiegare. I tanti fan che dagli anni ’70 che seguono il cantautore napoletano danno la colpa allo star system musicale integrato negli ultimi anni dall’uso abnorme dei social. Tutte cose che tradizionalmente Bennato ha sempre esecrato. Altri, come i critici, additano come motivazione una produzione inferiore qualitativamente dagli anni ’80 in poi, quando il binomio canzone/fiaba non ha più funzionato e in genere la creatività sembrò essere calata.
Ma forse il nostro affronterebbe questa situazione con ironia come sua consuetudine e risponderebbe con le parole di Cantautore del 1976, brano cantato in ogni concerto, dove il mito del cantautore viene dissacrato e demolito. Inutile prendersi troppo sul serio sentenziava Bennato nel periodo in cui gli integerrimi cantautori “portavano la verità” e sembravano avere una grande influenza sulle masse e un potente messaggio da consegnare alle folle.
Inoltre non dimenticatelo avvertì proprio nel 1980, suscitando rabbia e delusione trai suoi fan che si sentirono traditi da una specie di deposizione delle armi dialettiche e musicali, che qui la politica e la cultura c’entrano poco…lasciate stare, non mettetemi alle strette, non prendetemi e pretendevi troppo sul serio… in fondo sono solo canzonette.
Roberto Guidotti
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