Città del Vaticano- 11 novembre 2024-Papa Francesco riceve in udienza le delegazioni della diocesi di Aosta e della Congregazione dei Canonici del Gran San Bernardo e traccia un profilo del patrono degli alpinisti sottolineando la sua capacità di toccare “i cuori più induriti nella predicazione”, di prendersi cura di pellegrini e viandanti sui passi alpini nel Monte Bianco e di affrontare imprese impegnative e delicate, “al di là di qualsiasi garanzia di riuscita”. “Quanto c’è bisogno anche adesso di questo coraggio”, dice il Pontefice
È patrono degli alpinisti, dei viaggiatori e degli abitanti delle Alpi e a contraddistinguere la sua vita sono stati l’annuncio, l’accoglienza e la promozione della pace. Il Papa approfondisce questi tratti della figura di San Bernardo d’Aosta ricevendo oggi, 11 novembre, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico le delegazioni della diocesi di Aosta e della Congregazione dei Canonici del Gran San Bernardo, al termine dell’Anno giubilare dedicato al centenario della proclamazione dei titoli riconosciutigli, ai 900 anni dalla sua Canonizzazione e al primo millennio dalla sua nascita.
In particolare Francesco si sofferma sull’opera di San Bernardo come promotore di pace, rievocando “il suo viaggio a Pavia, già malato, per cercare di convincere l’Imperatore Enrico IV a desistere dal proposito di far guerra a Papa Gregorio VII”. Questo viaggio, che non ebbe un esito positivo, “gli costò la vita”, morì, infatti, poco dopo il ritorno, ricorda il Papa, che rimarca come l’impegno in una tale “impresa delicata e incerta, al di là di qualsiasi garanzia di riuscita”, renda il santo “ancora più nobile ai nostri occhi”.
Promuovere la pace, senza scoraggiarsi, neanche di fronte agli insuccessi: quanto c’è bisogno anche adesso di questo coraggio.
Un programma di carità integrale, materiale e spirituale
Francesco sottolinea poi che Bernardo “era un predicatore capace di toccare anche i cuori più induriti, aprendoli al dono della fede e alla conversione” e che alla missione dell’annuncio “si è dedicato con zelo fino alla morte, avvenuta nel 1081 a Novara”. Quanto all’accoglienza, quel “prendersi cura dei pellegrini e dei viandanti che traversavano i passi alpini vicini al Monte Bianco” per recarsi “in Italia dalla Francia e dalla Svizzera e viceversa”, è ciò che lo ha reso popolare. Era un viaggio “impervio” quello sui valichi della montagna più alta delle Alpi, fa notare il Papa, “e comportava il rischio di perdersi, di essere assaliti e di morire tra i ghiacci”. In questi luoghi Bernardo ha fondato due ospizi, con la presenza di canonici che tutt’oggi si dedicano a questo servizio, con il motto: Hic Christus adoratur et pascitur, “Qui Cristo è adorato e nutrito”.
È un programma di carità integrale, materiale e spirituale, che ha al centro l’Eucaristia, e che dalla preghiera sfocia nell’accoglienza di chiunque bussi alla porta. Un vero modello anche per i nostri giorni: accogliere e prendersi cura di chiunque chieda aiuto, nel corpo e nello spirito, senza distinzioni e senza chiusure.
Un cammino da intraprendere nel cuore
Terminando l’udienza, il Papa, ricorre a “due simboli della montagna” per evidenziare altri due caratteristiche dell’esistenza del patrono degli alpinisti: “la piccozza e la cordata”. La prima, per San Bernardo, “è stata la Parola di Dio, con cui ha saputo scalfire anche gli animi più freddi e induriti”; la seconda “è stata la comunità, con cui ha camminato – e aiutato altri a camminare – anche lungo sentieri rischiosi, per giungere alla meta”. L’auspicio di Francesco è che tutti possano “percorrere cammini belli come il suo, tra le alte montagne, ma soprattutto dentro il cuore”.
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLE DELEGAZIONI DELLA DIOCESI DI AOSTA
E DELLA CONGREGAZIONE DEI CANONICI DEL GRAN SAN BERNARDO
Sala Clementina
Lunedì, 11 novembre 2024
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Cari fratelli e sorelle, benvenuti!
Saluto il Vescovo di Aosta, il Prevosto del Gran San Bernardo, le distinte Autorità civili e religiose presenti e tutti voi.
Sono contento di incontrarvi al termine dell’Anno giubilare dedicato al centenario della proclamazione di San Bernardo d’Aosta Patrono degli alpinisti, dei viaggiatori e degli abitanti delle Alpi (cfr Pio XI, Lett. Quod Sancti, 20 agosto 1923), come pure al nono centenario dalla Canonizzazione e al primo millennio dalla sua nascita.
Fulcro dei vari momenti che hanno accompagnato questo tempo celebrativo è stata dunque la figura di questo Santo alpino, su cui anche noi ci fermiamo un momento a riflettere. Potremmo riassumere alcuni tratti fondamentali della sua opera facendo riferimento a tre ambiti di azione cui la Provvidenza lo ha chiamato, molto attuali anche ai nostri giorni, cioè l’annuncio, l’accoglienza e la promozione della pace.
Prima di tutto l’annuncio. Bernardo, Arcidiacono della Diocesi di Aosta, era un predicatore capace di toccare anche i cuori più induriti, aprendoli al dono della fede e alla conversione. Era in grado di fare dell’annuncio «un’intensa e felice esperienza dello Spirito» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 135) e a tale missione si è dedicato con zelo fino alla morte, avvenuta nel 1081 a Novara, dove si trovava appunto a predicare.
Secondo: l’accoglienza. L’avventura caritativa che lo avrebbe reso famoso è però legata a un’altra missione affidatagli dall’obbedienza: quella di prendersi cura dei pellegrini e dei viandanti che traversavano i passi alpini vicini al Monte Bianco – valichi che ancora oggi portano il suo nome – per venire in Italia dalla Francia e dalla Svizzera e viceversa, in un cammino di viaggi internazionali. Il viaggio era impervio e comportava il rischio di perdersi, di essere assaliti e di morire tra i ghiacci. Per prendersi cura di queste persone, Bernardo fondò i due noti Ospizi, raccogliendo attorno a sé la vostra comunità di Canonici, che ancora oggi si dedica a tale servizio, fedele al motto: Hic Christus adoratur et pascitur, “Qui Cristo è adorato e nutrito”. È un programma di carità integrale, materiale e spirituale, che ha al centro l’Eucaristia, e che dalla preghiera sfocia nell’accoglienza di chiunque bussi alla porta. Un vero modello anche per i nostri giorni: accogliere e prendersi cura di chiunque chieda aiuto, nel corpo e nello spirito, senza distinzioni e senza chiusure.
Annuncio, accoglienza e, terzo punto, operatore di pace. Bernardo operatore di pace. L’episodio emblematico, in proposito, è il suo viaggio a Pavia, già malato, per cercare di convincere l’Imperatore Enrico IV a desistere dal proposito di far guerra a Papa Gregorio VII. Fu un viaggio che gli costò la vita. Sarebbe infatti morto poco tempo dopo il ritorno. Come sappiamo, il suo tentativo non ebbe successo. Ciò però lo rende ancora più nobile ai nostri occhi, perché ce lo mostra impegnato in un’impresa delicata e incerta, al di là di qualsiasi garanzia di riuscita. Promuovere la pace, senza scoraggiarsi, neanche di fronte agli insuccessi. E quanto c’è bisogno anche adesso di questo coraggio!
Carissimi, visto che alcuni di voi sono guide alpine e maestri di sci, vorrei concludere ricordando il vostro Santo Patrono attraverso due simboli della montagna: la piccozza e la cordata. La piccozza di San Bernardo è stata la Parola di Dio, con cui ha saputo scalfire anche gli animi più freddi e induriti; la sua cordata è stata la comunità, con cui ha camminato – e aiutato altri a camminare – anche lungo i sentieri rischiosi, per giungere alla meta. Auguro a tutti di percorrere cammini belli come il suo, tra le alte montagne, ma soprattutto cammini dentro il cuore. Abbiamo il coraggio di camminare dentro il cuore per sapere cosa sente il cuore, cosa dice il cuore? Benedico voi e il popolo valdostano, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.
Articolo di Tiziana Campisi –Fonte Vatican News
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