Rieti- La processione di Santa Barbara, simbolo di fede e devozione, si è snodata lungo il Velino con momenti di intensa spiritualità, culminati nella preghiera del vescovo Vito dinanzi alla statua della santa. La celebrazione ha intrecciato l’omaggio alla patrona con l’avvio dell’Avvento, tempo in cui, come ha ricordato monsignor Piccinonna, «siamo noi gli attesi da Dio». Un invito a vivere il Giubileo come incontro con l’amore divino che accorcia ogni distanza
«La giovane Santa Barbara testimoniò fino al martirio il dono della fede, non lasciandosi avvincere nemmeno dagli affetti più cari. Liberaci, o Signore, da mediocrità e compromessi, rendici artigiani di giustizia e di pace, facci cultori della vita e della bellezza…». L’invocazione innalzata a Dio per intercessione della santa patrona, con le parole della preghiera da lui stesso composta, il vescovo Vito la pronuncia in riva al Velino, dinanzi alla statua che normalmente veglia nell’atrio della caserma dei Vigili del Fuoco e che, in questo giorno speciale, è stata portata al fiume per la suggestiva processione sulle acque che scorrono sotto il Ponte Romano. Sul gommone dei pompieri, che conduce la statua di santa Barbara lungo il Velino in un ideale “incontro” con la croce di fiaccole luminose condotte a nuoto dal Club Sommozzatori, era salito, poco prima anche lui. E al termine, prima di far librare nel cielo del rione Borgo gli artistici fuochi d’artificio a suon di musica nel bellissimo spettacolo pirotecnico di Telesforo Morsani, la preghiera alla protettrice del Corpo che è anche la patrona principale di città e diocesi reatina segna il momento finale della processione sul fiume, primo atto devozionale della serata che poi prosegue recando processionalmente l’effigie della santa fino alla Cattedrale.
Qui si prosegue con l’atto celebrativo che intreccia il triduo di santa Barbara con l’avvio del nuovo anno liturgico: i Primi Vespri di Avvento. Quel tempo, dice poi monsignor Piccinonna nell’omelia, segnato dallo spirito dell’attesa. «In genere si aspettano i treni, si aspettano gli appuntamenti… Ma l’attesa è qualcosa di più profondo: si attende chi si ama. E «questo tempo di grazia che è l’Avvento» ci fa fare, ha detto don Vito, una grande scoperta: quella che in realtà «noi siamo gli attesi. Dio attende noi. Lui ci attende, ci desidera, ci vuole».
L’esempio di Barbara e di tutti i santi è proprio farci riscoprire questa realtà, quella di andare incontro a Dio che ci sta aspettando: «i santi desiderano portarci al centro e il centro non sono loro, il centro è Gesù. Loro sono quella mano che viene tesa a noi per arrivare più certezza al centro».
Il Giubileo che si aprirà a Natale, ha concluso il vescovo, sia un’occasione per rendere più intenso questo andare incontro al Signore che ci sta aspettando, occasione «per gustare la vicinanza di Dio, perché chi ama non sopporta distanze». In Cristo «Dio si è fatto vicino a noii. Ha bisogno però di cuori capaci di accoglierlo e di amare». Di qui l’invito a chiedere a santa Barbara «che ci aiuti a scoprire Gesù». Questo grande amore che avvicina a lui «lei l’ha detto non con le parole, l’ha detto con la sua vita, fino al martirio. Noi cerchiamo di dirlo non solo con le parole».
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