martedì, Gennaio 21, 2025
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Il bue e l’asinello. Come finirono nel Presepe?

Il bue e l’asinello. Come finirono nel Presepe?

E’ dal Concilio di Trento che la Chiesa incoraggia a realizzare il presepe nelle case come mezzo di trasmissione della fede. Ma da dove ha origine l’usanza di allestire la “natività” di Gesù con delle statuine? ll sito www.vaticano.com spiega: “Fu Francesco d’Assisi che nel 1223 di ritorno dalla Terra Santa, poco dopo l’approvazione della Regola dei frati Minori, si recò all’eremo di Greccio e volendo celebrare il Natale in quel luogo, che gli appariva molto simile a Betlemme, pose un altare sopra una mangiatoia, presepe significa proprio mangiatoia), fece portare della paglia, un asino ed un bue, di seguito celebrò l’Eucarestia”.

La domanda legittima è questa: da dove Francesco trasse le informazioni per costruire il presepe con i suoi elementi tradizionali? Sempre lo stesso sito ammette che oltre ad alcuni elementi descritti dai vangeli di Matteo e Luca “sì utilizzarono i vangeli apocrifi, specificano il numero e il nome dei Magi, ed il protovangelo di Giacomo che nomina il bue e l’asinello, nonché elementi della iconografia cristiana, quali il manto azzurro di Maria simbolo del cielo e il manto dai toni dimessi di Giuseppe, che rappresenta l’umiltà”.

Nei vangeli canonici, Matteo, Marco, Luca e Giovanni non sono riportati né i nomi né il numero dei magi, espressione dal greco originale che per alcuni dovrebbe essere tradotta “maghi” o “astrologi”. Ma a proposito del bue e dell’asinello una nota al vangelo dello “Pseudo Matteo” nel volume i “Vangeli apocrifi” edito da Einaudi Tascabili, spiega l’incredibile errore che portò alla nascita della leggenda dei due animali intorno a Gesù bambino. L’autore del vangelo apocrifo applica una profezia dell’Antico Testamento, del profeta Abacuc, dove viene detto che c’è qualcuno “in mezzo a due età”.

Un banalissimo errore di traduzione dal greco al latino divenne “in mezzo a due animali”, e così nacque la leggenda che si perpetuò da allora sino al Medio Evo e fino ai nostri giorni. Lo scrittore spagnolo Pepe Rodriguez scrive: “L’essere partiti da un errore grossolano della profezia si aggravò vistosamente tra ciò che Abacuc non aveva mai detto e ciò che Isaia non aveva mai preteso di dire. Facendo riferimento a una profezia gloriosa di Isaia si prelevò la prima metà della frase che dice: “Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non mi comprende” (Is 3,1) Il senso della frase completa di Isaia è ben chiaro, ma per i cristiani fu la profezia che garantì la veridicità delle credenze natalizie. Con così poco si è fatto veramente tanto!” (Verità e menzogne della Chiesa cattolica Pagg.87,88)

D’altra parte molti degli elementi che compaiono nei presepi come quelli descritti non trovano base storica in nessuno dei quattro vangeli canonici. Mentre va ricordato che i vangeli apocrifi sono il frutto di fantasie spesso infantili e di errori di autori posteriori ai cristiani della prima generazione. A proposito di questi scritti alcuni studiosi hanno affermato che “il problema non è chi li abbia esclusi dal Nuovo Testamento: si sono esclusi da sé”.

Roberto Guidotti

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