Anticipazioni per il Grande Teatro di Diego Fabbri in TV del 14 aprile alle 15.35 su Rai 5: “Figli d’arte” – Per il Grande Teatro di Diego Fabbri in TV oggi lunedì 14 aprile alle 15.35 su Rai 5 andrà in onda la commedia scritta nel 1956 “Figli d’arte” nella versione trasmessa nel dicembre 1967 dalla Rai con la regia di Flaminio Bollini e l’interpretazione di Lilla Brignone e Gianni Santuccio.

La trama prende le mosse dalle vicendo di un capocomico e la sua compagnia teatrale si rendono conto che il loro tipo di rappresentazioni non fa più incassi e decidono di aggiornarsi e mettersi al passo con i tempi. Affidano il nuovo spettacolo, una commedia moderna, ad un regista. Il contrasto fra il vecchio istrione e il giovane regista si manifesta sempre più apertamente, complicato dall’intrusione nel lavoro preparatorio dei drammi privati di ogni attore e della sua vita quotidiana personale e professionale, fino alla resa dei conti finale.
Diego Fabbri (Forlì, 2 luglio 1911 – Riccione, 14 agosto 1980) è stato un drammaturgo, sceneggiatore, saggista e giornalista italiano.
Frequentò l’oratorio di don Giuseppe Prati, conosciuto come don Pippo, che gli trasmise la passione per il teatro. Scrisse le sue prime composizioni, tra il 1931 e il 1935, per il teatro della parrocchia di San Luigi di Forlì.
La sua prima opera, I fiori del dolore (1931), fu dedicata espressamente: «A don Pippo, che per primo mi insegnò come fecondare di dolore le aiuole dei fiori». Nello stesso anno il regime decise la chiusura dei circoli cattolici. La scelta di campo di Fabbri fu netta: non si iscrisse ai Gruppi universitari fascisti (GUF). Nel 1936 si laureò in Economia e commercio all’Università di Bologna affrontando la discussione in camicia bianca, anziché quella nera.[1] Nel 1937 si sposò con Giuliana Facciani (da cui ebbe sette figli), nel 1939 si trasferì a Roma; lavorò nella casa editrice Ave dell’Azione cattolica, nella quale proseguì la sua carriera artistica.
Nella capitale gli impegni furono molti:
- nel 1945 fu cofondatore, insieme a Ugo Betti, Sem Benelli, Massimo Bontempelli ed altri autori teatrali, del Sindacato Nazionale Autori Drammatici (SNAD), con l’intento di salvaguardare il lavoro dei drammaturghi e degli scrittori teatrali;
- fu segretario del Centro cinematografico cattolico, di cui tenne anche la presidenza fino al 1950;
- nel 1952 diventa uno dei due direttori (l’altro è Turi Vasile) di Film Costellazione, la società cinematografica cattolica voluta proprio quell’anno da Giulio Andreotti in seguito ad “uno spunto” del Papa Pio XII e presieduta da Mario Melloni.[2]
- svolse la professione di giornalista: dal 1948 fu condirettore della Fiera letteraria (allora diretta dal poeta Vincenzo Cardarelli), quindi direttore fino al 1967. Diresse inoltre Il dramma (dal 1977);
- collaborò alla sceneggiatura di oltre 40 film, alcuni di grandi registi come Vittorio De Sica, Pietro Germi, Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini, Luigi Zampa e Michelangelo Antonioni;
- per la radio e la televisione curò l’adattamento di drammi e romanzi, dando vita a fortunati sceneggiati, diretti da registi famosi, come Sandro Bolchi.
Ma la sua vera vocazione era per il teatro. Nel corso della sua carriera scrisse quasi cinquanta drammi, rappresentati, tra l’altro, in prestigiosi teatri come il Quirino, l’Eliseo ed il Teatro delle Arti e interpretati da grandi attori come Giorgio Albertazzi, Rossella Falk, Enrico Maria Salerno, Tino Buazzelli, Giancarlo Sbragia.
Nel 1946 scrisse Inquisizione, che nel 1950 venne rappresentato con successo a Milano e che l’autore portò alla ribalta anche a Parigi, dove si trasferì nel 1952 per un breve periodo di tempo.
Nel 1955 al Piccolo Teatro di Milano rappresentò Processo a Gesù, considerato uno dei suoi capolavori, per la regia di Orazio Costa, che in seguito dirigerà la messa in scena di altri suoi lavori. Cattolico praticante, espresse grande rammarico quando il suo dramma venne denunciato al Sant’Uffizio per «offesa alla religione e istigazione all’odio sociale»[3].
Nel 1959 sceneggiò, insieme a Indro Montanelli, Roberto Rossellini e Sergio Amidei il lungometraggio Il generale Della Rovere, per il quale ottenne la nomination all’Oscar alla migliore sceneggiatura originale nel 1962. Nel 1960 assunse la gestione e la direzione artistica del Teatro della Cometa di Roma, dove allestì parte dei suoi drammi. Nel maggio 1962 aderì al convegno internazionale “Incontro romano della cultura” su «I Valori ideali del mondo latino nella lotta fra tradizione e modernità», organizzato dal Centro di Vita Italiana, di Nicola Francesco Cimmino e Ernesto De Marzio, al Teatro dei Servi di Roma.[4] Nel 1970 venne eletto presidente dell’Ente Teatrale Italiano.
Morì a Riccione il 14 agosto 1980.
A Diego Fabbri sono intitolati: il principale teatro di Forlì e il Centro Diego Fabbri, un’istituzione culturale sul teatro e i linguaggi dello spettacolo. Il suo archivio privato è custodito presso la Biblioteca comunale Aurelio Saffi di Forlì.
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