sabato, Giugno 14, 2025
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Il calcio, il gioco che non si vince ai punti ma con i gol e le regole

Il calcio, il gioco che non si vince ai punti ma con i gol e le regole

Roma – All’indomani della finale di Coppa Italia del 14 maggio scorso, vinta dal Bologna, si sono scatenate proteste e condanne da parte dei tifosi del Milan per la prestazione della propria squadra che è stata definita da molti (specialmente sui social come è consuetudine di questi tempi) “indegna”, ”orribile”, “indecorosa” e con altri aggettivi poco lusinghieri per i rossoneri. Anche i commentatori hanno sottolineato la superiorità del Bologna e stigmatizzato la brutta prestazione del Milan. Molti tifosi hanno chiesto le dimissioni non solo dell’allenatore ma anche di tutto il gruppo dirigenziale del Milan.

In diversi hanno fatto notare che alla fine del primo tempo alcuni episodi sono stati giudicati in maniera negativa verso i rossoneri dall’arbitro. Una gomitata di un calciatore del Bologna contro Matteo Gabbia che a rigor di termini sarebbe costata l’espulsione del giocatore rossoblù, non è stata rilevata da nessuno nonostante le telecamere l’abbiano mostrata chiaramente. Sempre in quei minuti Rafael Leao subiva un fallo pesante da parte di un avversario che veniva ammonito. Per alcuni anche il cartellino rosso poteva essere pertinente. Pochi istanti dopo lo stesso autore del fallo, commetteva un’altra infrazione atterrando il calciatore Pulisic lanciato verso la porta avversaria. L’arbitro non sanzionava il fallo ma lo invertiva e ammoniva Pulisic per proteste invece del  difensore reo della trattenuta al calciatore americano del Milan. Come evidenziato dalle immagini, regolamento alla mano, il Bologna poteva finire in 9 il primo tempo. Un po’ tutti hanno però glissato, giustificato e dato poco peso alle vicende arbitrali e del VAR, criticando l’impotenza calcistica del Milan, specialmente nel secondo tempo, quando di fatto non ha realizzato nemmeno un tiro in porta. Praticamente tutti hanno concordato che quella del Bologna è stata una vittoria meritatissima.

C’è qualcosa che non torna in questo ragionamento. Anzi si tratta di un’equazione assolutamente illogica e innaturale. Nel calcio non vince la squadra che merita di vincere, ma quella che fa un gol più dell’altra o in un torneo, un punto in più degli avversari. Nella fattispecie, il Bologna ha segnato, il Milan no. Questo è il motivo dell’assegnazione della Coppa. Se si dovesse premiare la squadra che gioca meglio o costruisce più azioni pericolose, oppure meglio organizzata tatticamente si azzererebbe lo stesso senso del gioco del calcio, che prevede delle porte con le reti dove bisogna insaccare il pallone in qualche modo lecito.

Sì perché il calcio non si vince ai punti, né per canoni estetici – tra l’altro poi molto difficili da definire- ma per la concretezza e la realizzazione delle reti che determinano il risultato. Punto e basta. Altrimenti l’Olanda del 1974 di Cruyff, Krol, Neeskens doveva essere premiata d’ufficio come Campione del Mondo. E anche l’Olanda del 1978 doveva aggiudicarsi un altro Mondiale, visto che Rensembrink colpì un palo al 91° della partita. Eppure Germania e Argentina pur non meritando, si laurearono Campioni del Mondo. D’altra parte anche l’Italia nel 1982 giocando un calcio difensivo e di rimessa batté Argentina e Brasile, compagini con al suo interno fuoriclasse come Maradona, Zico, Falcao e altri ancora che praticavano, almeno il Brasile, uno spettacolare e bel calcio.

Capita che una squadra assedi l’area avversaria, colpisca i legni, sfiori ripetutamente il gol, veda fare al portiere miracoli nel parare, ma la palla non oltrepassi mai completamente quella maledetta linea bianca. Poi subisce una rete nell’unica azione in contropiede degli antagonisti. Spiacevole, triste e doloroso per gli sconfitti, ma capita ed è giusto così. Altrimenti le partite sarebbero decise prima di essere giocate. Che una provinciale, ultima in classifica, vinca a San Siro o allo Juventus Stadium è ciò che rende bello questo sport e che affascina da sempre i tifosi e gli spettatori che sperano sempre che la loro squadra la spunti anche se data come spacciata sulla carta.

Tornando alla sfida Bologna- Milan, la partita secondo molti è stata condizionata se non falsata dalle decisioni arbitrali e del VAR che non hanno sanzionato i due autori di falli gravi con le espulsioni. Come sarebbero andate le cose con una squadra con solo 9 uomini in campo? Qui non possiamo dare una risposta perché anche in questo caso il calcio non è una scienza esatta e vive spesso di imprevedibilità. A volte squadre in 10 uomini hanno vinto partite e in qualche caso alcune in 9 hanno pareggiato. Visto come ha poi giocato il Milan, si potrebbe ipotizzare che forse nemmeno avrebbe vinto in misura larga, né che avrebbe sicuramente vinto la partita: ma non è questo il punto. Il regolamento arbitrale deve essere applicato a prescindere da chi è più forte o da chi gioca meglio o dal possesso palla e dal numero dei calci d’angolo. Il calcio non è la boxe, né la ginnastica artistica o i tuffi dal trampolino dove il giudizio è lasciato ad esperti e giurie che “valutano” le prestazioni degli atleti.

Per capirci, tornando ancora al passato, il gol di mano di Maradona nella sfida con l’Inghilterra ai Mondiali del 1986, non doveva né poteva essere convalidato. Fu un furto calcisticamente parlando, e non poteva essere riabilitato, “giustificato” o “condonato” dallo straordinario gol che segnò alcuni minuti dopo quando dribblò mezza squadra inglese partendo dalla sua metà campo.

Quattro giorni dopo la partita Bologna Milan, giocata a Roma, si è svolta la gara Roma-  Milan. Al 20° del primo tempo il calciatore del Milan, Gimenez, sferrava una gomitata al difensore della Roma Mancini, simile in tutto e per tutto a quella subita da Gabbia. Il VAR con un componente al suo interno che era presente anche mercoledì, richiamava prontamente l’arbitro che non poteva che espellere il centravanti del Milan. Questa decisone ha rinfocolato la polemica da parte dei tifosi. Sembrerebbe proprio una situazione dai due pesi e due misure. Come se in un tribunale per lo stesso reato, due persone venissero giudicate in maniera completamente opposta:  una condannata e l’altra assolta.

Da sempre errori e sviste arbitrali caratterizzano il calcio e generano polemiche tra gli addetti ai lavori, le società, gli allenatori e i calciatori stessi. Indubbiamente errare è umano e questo vale anche per chi deve decidere in pochi secondi, in un ambiente non proprio sereno, cosa fischiare o meno.

Si dice che di solito decisioni favorevoli ed errori contro si equilibrino alla fine di un campionato. Anche questo è un concetto insensato mancante di prove logiche e scientifiche. Che dire allora delle partite “secche” o delle finali quando un solo episodio può decidere la partita in un senso o in un altro? L’introduzione del VAR sembra non aver risolto le disattenzioni e distrazioni degli arbitri. Strano però, perché in qualsiasi area di rigore di qualsiasi campo di calcio in Italia e nel mondo una gomitata è sempre una gomitata…

Roberto Guidotti

Albo Giornalisti Marche

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