Il Giordano di Pier Paolo Pasolini-Nel 1964 Pier Paolo Pasolini ricreò il Giordano per il suo “Vangelo secondo Matteo” tra le cascatelle del torrente Castello nei pressi di Chia tra Viterbo e Orte. S’era talmente innamorato di quei posti da acquistare una torre medioevale situata a poca distanza per un atelier culturale e di riposo. Nel film utilizzò come comparse alcuni abitanti e contadini del posto. Quei luoghi, oggi organizzati a parco, apparvero anche nel film Medea dello stesso Pasolini (1969) e in quelli di altri autori come Sergio Citti (Il casotto), Vittorio Gassman (L’armata Brancaleone) e Gigi Proietti (Il sogno).

La “ghigliottina” di Castiglione in Teverina
Il 2 maggio a Castiglione in Teverina, nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo viene “ghigliottinato” un Cristo. Si tratta di una bellissima scultura lignea del Cinquecento che se ne sta tutto l’anno in un altare minore coperto da un telo. Quel giorno con una solenne cerimonia liturgica al canto del vexilla regis viene sollevato con una sorta di carrucola chiamata “ascensore” o “ghigliottina” (gli somiglia) e sistemato in “esposizione” su una macchina di legno in cima all’altare maggiore. Nel pomeriggio del giorno seguente, 3 maggio, il Cristo viene trasportato in processione lungo le vie del paese per poi far ritorno in chiesa dove avviene la sua “riposizione”. Con questa cerimonia che si ripete da secoli, gli abitanti del posto ricordano il miracolo del 2 febbraio 1703, quando una violenta scossa di terremoto fecce sussultare l’edificio gremito di fedeli senza provocare vittime. La manifestazione della scorsa edizione ha avuto un grande successo religioso e popolare.
Giapponesi a Villa Lante
Nel 1585 alcuni ambasciatori giapponesi in viaggio a Roma per rendre omaggio al papa Gregorio XIII, approfittarono per visitare su invito del card. Gambara, Villa Lante di Bagnaia dove, come si legge in uno scritto firmato da uno dei loro, “Vennero offerti motivi di diletto e di godimento in misura non minore che nella Villa di Pratolino del Granduca di Toscana”. Il corteo provocò grande curiosità tra i bagnaioli. Un cronista veneziano, fece di loro una dettagliata relazione in cui tra l’altro si legge “ …. In quanto al corpo sono di statura piccoletta di colore olivastro, hanno gli occhi piccoli, le palpebre grosse, il naso alquanto largo nel fine, ma di aspetto ingenuo e signorile …”
Da Roma con due treni
Il viaggio inaugurale della ferrovia elettrica Roma-Viterbo (la storica Roma-Nord) risale al 27 ottobre 1932. Il convoglio partì alle otto del mattino dalla stazione del Flaminio e raggiunse il capoluogo della Tuscia dopo circa 103 km. A bordo, in un carrozza riservata allo staff governativo (la n° 59), c’era anche Benito Mussolini. Sembra che si sia stranito per la lentezza con cui il treno procedeva tra una stazione e l’altra e scese a Sant’Oreste per proseguìre con l’auto di servizio. Alcuni decenni prima, il 29 aprile 1894 venne inaugurata a Viterbo la linea ferroviaria per Roma delle Ferrovie dello Stato con una cerimonia alla stazione di porta Romana alla presenza del sindaco Giuseppe Bazzichelli.Buffet stellato come si legge nell’invito: ostriche del Fusaro, zuppa nazionale, pasticcini alla torinese, trota, spigola, dentice alla reale, filetto di bue alla veneta,spongato, asparagi trifolati al burro, palanche allo spiedo, insalata russa, pasta Margherita, forme gelate alla crema e frutti, caffè, liquori, vini bianco Viterbo-Chianti, Capri bianco, Madera, Spumante, Spitalieri, Carponè. Servizio del cav. Vincenzo Schenardi del Gran Caffè Schenardi di Viterbo

Spaventapasseri
Credo che fosse uno degli ultimi sopravvissuti. Lo vidi nei campi di Castel d’Asso alle porte di Viterbo alcuni anni fa, accanto ad un pozzo a vento. Un vecchio pallone da calcio al posto della testa, un cappellaccio sdrucito, la giacca con le toppe e un paio di calzonacci imbottiti di paglia avvolti a due pezzi di legno disposti a croce. E’ lo spaventapasseri (nella foto cover) legato ai nostri ricordi quando gli uccelli lo temevano e gli stavano alla larga. Ora non serve più. Gli stava accanto un vecchio traliccio di ferro (anch’esso reperto da museo) alla cui sommità girava un’elica gigantesca e gracchiante, mossa dal vento, il cui meccanismo metteva in azione una pompa per far salire l’acqua dal pozzo. Oggi l’acqua l’attingiamo dai rubinetti.

Vincenzo Ceniti Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Vincenzo Ceniti Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.
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