Roma Antica “Le Villae Rusticae”-Articolo di Gianmauro Maria Barchiesi-Marco Vitruvio Pollione (Formia 80 a.C., Roma 23 a.C.), nel suo “De Architectura” così definisce le caratteristiche della Villa Rustica:
“In primo luogo riguardo alla salubrità, come è stato scritto nel primo volume sulla disposizione delle mura di una città, si osservino gli orientamenti e così si dispongano le ville… Sulla corte la cucina sia sistemata nella posizione più calda, abbia inoltre congiunte le stalle per i buoi, e le loro mangiatoie guardino verso il focolare e la zona orientale del cielo, per il fatto che i buoi, se vedono la luce e il fuoco non diventino selvaggi … Analogamente i bagni siano congiunti alla cucina, poiché in tal modo il servizio per il bagno rustico non sarà distante. Pure il frantoio sia prossimo alla cucina, poiché in tal modo il servizio per i prodotti oleari sarà comodo, e abbia congiunta la cella vinaria, dotata delle luci delle finestre rivolte a nord, poiché se le avrà da un’altra parte che il sole può riscaldare, il vino che si troverà in tale cella, intorbidato dal calore, diverrà senza vigore.

Invece la cella olearia deve essere disposta in modo da ricevere luce da sud e dagli orientamenti caldi. Poiché l’olio deve non congelarsi ma raffinarsi con il clima caldo….
I granai siano disposti col fondo rivestito e guardanti verso nord e l’aquilone, poiché in tal modo le granaglie non possano riscaldarsi in fretta, ma rinfrescate dall’aria si conservino a lungo. E infatti gli altri orientamenti danno vita al gorgoglione e alle altre bestiole che sogliono nuocere alle granaglie. Alle scuderie siano riservate le sedi più calde nella villa, purché non guardino verso il focolare. Poiché i giumenti quando stalleggiano presso un fuoco, diventano selvaggi.
Sembra opportuno che si debbano fare magazzini, fienili, depositi per il farro e pistrini al di fuori della villa, affinché le ville siano più protette dal pericolo del fuoco”.
Sebbene la Villa Rustica meglio conservata sia la cosiddetta “Settefinestre” di Ansedonia (GR), nella Campagna Romana sono tutt’ora visibili le strutture di alcune Villae Rusticae.
LA VILLA RUSTICA DI VIA TOGLIATTI
La più famosa si trova lungo la Via P.Togliatti, nei pressi di Cinecittà Due.
Gli scavi eseguiti negli anni 2000/2002 sul sito dove già negli anni ’80 erano stati rilevati alcuni ruderi, hanno riportato alla luce un sito archeologico di notevole importanza, le cui strutture sono riferibili ad un periodo di tempo che va dall’età arcaica (VI-V sec. a.C.) all’alto medioevo.
Della fase più antica sono presenti i resti, purtroppo esigui, di un edificio di forma quadrangolare realizzato con grossi blocchi di tufo a secco.
In epoca successiva ( dal II secolo a.C. fino al I secolo d.C.), la parte centro – settentrionale dell’edificio venne interessata dalla realizzazione di una grande Villa Rustica, della quale sono oggi ancora visibili parte dei muri in opera semireticolata ed in opera reticolata (tecnica costruttiva con cortina in blocchetti di tufo di forma piramidale con la base disposta a vista).
I resti oggi visibili appartengono alla pars rustica (parte agricola), della quale sono evidenti due torcularia (torchi dedicati alla premitura del vino) affiancati dalla vasca per la fermentazione del mosto. Visibile inoltre il mortarium (macina per la spremitura delle olive), con relativa vasca di raccolta ed il doliarium (magazzino con grandi vasi di coccio per lo stivaggio delle derrate alimentari).
Una strada di basoli di selce in leggera salita (parallela a Via P.Togliatti), costituiva l’accesso alla Villa, almeno fino alla fine del I sec. a.C. inizi I sec. d.C. Successivamente venne realizzato un portico sul lato nord, dove si può ammirare un affresco del II secolo a. C., con riquadri riportanti pregevoli decorazioni a soggetto floreale e animale, dove i colori ocra e rosso ancora risaltano.
Di questo periodo non è stato possibile individuare la pars dominica (gli alloggi del proprietario) probabilmente demolita ed inglobata in costruzioni di epoche successive.
A cavallo tra la fine del II° e l’inizio del III° secolo d.C. venne realizzato, sul lato Ovest, un portico quadrangolare retto da colonne intonacate recante in posizione centrale un impluvium (apertura rettangolare nel tetto) per la raccolta dell’acqua piovana all’interno di un compluvium (vasca di raccolta). Dal lato opposto si trovano due cubicula (camere da letto oppure di servizio ) ed un triclinium (sala conviviale) con pavimento in cocciopesto. In epoca severiana (fine III sec. d.C.), in area Nord-Est, venne eretto un Mausoleum in laterizi, per il quale si rese necessaria la rasatura di alcuni muri in opera reticolati o semireticolati. Di questa costruzione sono visibili il nucleo della gradinata di accesso ed i muri perimetrali della camera ipogea nella quale sono conservati pochi resti del mosaico bicromo del pavimento.
L’ultima fase di frequentazione dell’area risale all’età alto medievale durante la quale, persa la sua funzione di produzione di alimenti per l’Urbe, il progressivo declino portò al successivo abbandono.
LA VILLA RUSTICA DELLA MARCIGLIANA
La Villa Rustica della Marcigliana è un sito archeologico romano scoperto nella riserva naturale della Marcigliana, a nord di Settebagni, a Roma. Si tratta di una villa romana di campagna, databile al III secolo a.C., con testimonianze di vita che si sono protratte fino al V-VI secolo d.C. La villa ha subito diverse fasi di ampliamento e ristrutturazione, tra cui l’aggiunta di un’area termale e di una grande cisterna.
La struttura, attiva in età imperiale, tra II e III sec. d.C., sorge nella zona di Acilia-Malafede e recentemente è stata oggetto di un importante restauro da parte della Soprintendenza Speciale di Roma.
Anche questa Villa era divisa in diversi settori: la pars dominica, area residenziale destinata al dominus e alla sua famiglia; la pars massaricia, a sua volta suddivisa in pars rustica, destinata alla servitù e ai lavoratori dell’azienda e in pars fructuaria, destinata alle lavorazioni e allo stoccaggio dei prodotti. A est degli ambienti a destinazione abitativa si sviluppava la pars fructuaria per la produzione di vino e olio, testimoniata dalla presenza di un grosso torcular (torchio vinario), incassato nel pavimento in opus spicatum, al quale in epoca tarda venne sovrapposto un rozzo pavimento in cocciopesto.
I muri, conservati solo parzialmente, presentano differenti tecniche costruttive in opus mixtum e in opera laterizia.

L’Autore – Gianmauro Maria Barchiesi-Laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Milano,ho ricoperto ruoli di responsabilità nel mondo delle case automobilistiche tedesche (Volkswagen, Audi, Mercedes Benz, Porsche).Per alcuni anni sono stato anche responsabile tecnico delle macchine agricole New Holland, e delle attrezzature agricole Maschio Gaspardo per le provincie di Milano, Pavia, Lodi e Piacenza. Nel ricoprire questo ruolo, ho maturato la passione di approfondire l’evoluzione delle attrezzature di lavorazione della terra in Italia nel corso dei secoli.Trasferitomi da pochi anni da Cremona, dove sono nato, a Roma, sono rimasto incantato dalla bellezza della Campagna Romana.
Fonte- Quaderni della Campagna Romana – Direttore Editoriale Franco Leggeri
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