domenica, Novembre 9, 2025
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Naspi, quando la vita è a rate (e la dignità pure)

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Naspi, quando la vita è a rate (e la dignità pure) – La Naspi, indennità di disoccupazione prevista dallo Stato, dovrebbe rappresentare un sostegno concreto per chi si trova improvvisamente senza lavoro. Nella pratica, però, sempre più lavoratori denunciano un sistema che assomiglia a una coperta troppo corta: assegni frammentati (erogati a rate), importi ridotti, attese burocratiche e una precarietà che non si limita al portafoglio, ma arriva a intaccare la dignità stessa delle persone.

Emblematico è il caso di numerosi docenti precari, che nei mesi estivi hanno percepito cifre esigue: in alcuni casi poco più di 200 euro a luglio e meno di 500 ad agosto. Importi che, seppur legati a calcoli e ripartizioni tecniche, risultano del tutto insufficienti a coprire le spese basilari di una famiglia o di un singolo lavoratore.

Il paradosso è evidente: professionisti qualificati, spesso con anni di esperienza e competenze, si ritrovano costretti a vivere “a rate”, non solo economicamente ma anche psicologicamente. La Naspi, che nelle intenzioni dovrebbe essere un paracadute sociale, diventa spesso una sala d’attesa dove si sopravvive più che vivere, con l’angoscia di un futuro incerto e con la sensazione di essere messi ai margini.

La questione solleva interrogativi profondi: può una società civile accettare che il sostegno ai disoccupati si traduca in cifre simboliche, che non garantiscono dignità né sicurezza? O non è piuttosto urgente ripensare radicalmente il sistema, trasformando la Naspi da ammortizzatore minimale a strumento reale di tutela e rilancio?

Fino a quando la vita sarà vissuta “a rate”, anche la dignità stessa rischia di esserlo.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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