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Blockchain: sarà L’Italia il vero punto di riferimento che cambierà il modo di vivere globale?

Blockchain: sarà L’Italia il vero punto di riferimento che cambierà il modo di vivere globale?

La modernità umana, ogni giorno, diventa sempre più dipendente dall’informatizzazione, dalla tecnologia e dalla digitalizzazione, che velocizzano la comunicazione delle informazioni di qualsiasi genere.

Sempre più importante, quindi, diventa la piattaforma su cui far girare tutto che deve avere delle caratteristiche sempre più complesse ed importanti affinché vi possa essere sicurezza, nella gestione dei dati, velocità e prontezza di risposta, oltre che la necessità di impedire che qualcuno possa bloccarne o interromperne il funzionamento, o la necessità di avere delle apparecchiature enormi, i server, per contenere tutte le informazioni.

L’evoluzione della ricerca ha messo a punto una piattaforma innovativa che riesce a rispondere a tutte quelle esigenze che finora non era possibile soddisfare interamente, essendo queste divenute sempre più complesse, esigenti e performanti. Da qui la nascita della Blockchain (catena di blocchi) una tecnologia che vede la luce con le criptovalute e che oramai da più di dieci anni viene adottata con successo in tutto il mondo.

La blockchain è un registro distribuito e decentralizzato le cui caratteristiche principali sono l’immutabilità, la trasparenza e la tracciabilità delle transazioni. I dati immessi nel registro sono raggruppati in blocchi, che vengono collegati l’uno con l’altro attraverso un processo di hashing. Grazie a tale processo, i blocchi sono ordinati cronologicamente e anche attraverso la crittografia, rendono praticamente impossibile la manomissione dei dati contenuti al loro interno.

Che la materia sia di enorme interesse lo dimostra anche l’eccezionale successo del seminario tenutosi a Roma, sia in termine di partecipazione, sia di relatori, con docenti intervenuti dai vari Atenei: Palermo, Roma, Milano. Preparatissimi specialisti e ricercatori hanno illustrato gli sviluppi e le applicazioni, nello specifico per quanto riguarda l’impiego nei sistemi elettrici.

Il seminario, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, si è tenuto il 31 gennaio 2020 presso la Sala del Chiostro, Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale  S. Pietro in Vincoli, Roma.

Per avere le idee più chiare su cosa sia la Blockchain, in che cosa consistano le sue applicazioni ed il suo sviluppo e come il comune cittadino potrà vederne i benefici, abbiamo intervistato l’Avv. Laura Cappello, Blockchain Lawyer, Presidente Blockchain Core, The Blockchain Management School, Chairman Legal Board Quadrans.

Avv. Cappello, cosa è la Blockchain?

1° Risposta tecnica: è una piattaforma software dove il dato una volta traslato viene distribuito contemporaneamente a tutti i computer decentralizzati che fanno parte della piattaforma, replicato in blocchi ed unito come una catena con un hash code, ecco perché Blockchain. La validazione dei dati è demandata al software creando così un sistema Trustless: ci fidiamo del sistema e non delle persone. Possiamo tutti diventare notai e verificatori.

Questo fa si che il dato non possa essere falsificato in maniera fraudolenta.

2° esempio comprensibile: se faccio un atto dal notaio, se il notaio in accordo con un’altra parte volesse modificarlo, ovviamente può farlo.

Per garantirmi, quindi, potrei distribuirne una copia a 10 notai, tuttavia non risolvo il problema poiché avendo delle cospicue risorse finanziarie, posso provare a corrompere tutti i 10 notai. Quindi il problema non si risolve.

Se invece potessimo distribuirlo ad un numero elevatissimo di Notai, diverrebbe praticamente impossibile alterare l’atto.

E’ il concetto alla base della Blockchain. Decentralizzazione e distribuzione, con validazione trustless. Uso di crittografia e hashing, timestamp con la catena che lega il dato precedente a quello successivo.

Quali sono i campi di applicazione della Blockchain?

Sono infiniti, si può applicare a tutto: non a caso la direttiva del Parlamento Europeo del 3 ottobre 2018 dice che questa tecnologia deve essere agevolata e in tutti settori di mercato.

Dall’alimentare, per quanto riguarda specialmente la supply chain, all’energetico, al turismo, alla burocrazia.

Questo significa che dovremmo rivedere il modo di pensare ed interpretare le leggi che non saranno più le stesse, così come le professioni subiranno delle modifiche e forse qualcuna scomparirà.

E’ evidente che, una volta compresa la Blockchain quale tecnologia disruptive, sarà più semplice applicarla  a tutti questi settori.

Il settore energetico si presta per un ottimo esempio.

Se produciamo energia rinnovabile, ad esempio attraverso dei pannelli solari, nel caso in cui non sia possibile consumarla tutta, oggi siamo costretti a reimmetterla nei mercati e, attraverso apparecchiature fornite dalla compagnia centrale, c’è una sorta di compensazione tra energia prodotta ed energia consumata.

Non avere a disposizione quanto è stato prodotto e quanto è stato consumato provoca disagi che vanificano il principio dell’efficientamento.

Con la blockchain possiamo ipotizzare che, attraverso strumenti collegati alla rete ed alla piattaforma, il dato di produzione venga in tempo reale evidenziato e conteggiato, certificandone così il valore (Tokenizzazione).

In questo modo, si ha un sistema trasparente di valorizzazione dei consumi e della produzione. Quindi con dei risparmi di costi e di inefficienze.

Ma come accettano le società di produzione questo rigido controllo?

Dopo un primo momento di naturale smarrimento e di difficoltà nell’accettare questo sistema, si sono rese conto che devono cavalcare questa opportunità tecnologica. Il GSE (Gestore Energetico), ha recentemente emesso un bando nel quale si invitano le società interessate a creare delle soluzioni in Blockchain.

Certamente c’è un problema di trasparenza. Infatti, oggi le aziende tendono inevitabilmente a tralasciare la dovuta trasparenza, mentre con la blockchain si mette tutto in chiaro (rispettando comunque la privacy) tutelando così sia il consumatore che l’azienda stessa.

Questo meccanismo di Trustless, dove il cliente e l’azienda si fidano del sistema non centralizzato, permette di creare dei feedback che avvantaggiano e premiano l’azienda trasparente ed efficiente.

Che cosa manca per poter iniziare ad utilizzare in maniera concreta la Blockchain?

Ci stiamo preparando all’anno zero: le piattaforme ci sono e la tecnologia ha avuto una notevole evoluzione, ma deve iniziare la traslazione del mondo fisico a quello virtuale.

Tutto deve traslare dal mondo fisico a quello virtuale come in uno specchio, dove deve essere ricompreso tutto: persone, aziende ecc.

Per fare questo bisogna attuare l’identificazione univoca digitale. Una tecnologia già in essere in Blockchain.

Manca una normativa che stabilisca come questa debba essere effettuata, ma la piattaforma ha già risolto il problema con una procedura guidata, già abbondantemente utilizzata dalle banche per identificare l’utente.

Ovviamente si crea il problema di quali normative applicare e quali leggi si devono utilizzare?

Cosa di cui si è restii a parlare ma che diventa interessante perché la tecnologia e l’informatica, più veloce degli apparati burocratici amministrativi, è sempre in linea con il contesto normativo di richiamo perché l’Europa ha dettato che gli Stati devono adottare queste tecnologie, eliminando tutti gli ostacoli che bloccano il loro utilizzo, chiarendo che gli Stati si devono armonizzare tra di loro arrivando prima ad un codice Europeo e poi ad un codice mondiale.

Un esempio può essere la maggiore età, per l’utilizzo della piattaforma.

In Italia si è maggiorenni a 18 anni, ma in altri stati si è maggiorenne a 21 o 16 anni.

Bisogna quindi armonizzare legalmente tutto e in fase transitoria si utilizza lo stato dove risiede il gestore, che in questo caso essendo l’Italia, dove sono considerati maggiorenni coloro che hanno 18 anni.

Queste situazioni transitorie faranno si che le leggi si semplifichino. Per cui non avremo tante norme, tante leggi, ma poche e uniformi.

La normativa sotto il profilo europeo è adeguata?

La normativa europea c’è come c’è la normativa Italiana. Volendo fare riferimento al nostro Paese,  il decreto semplificazione ha dato una definizione di tecnologie basate su registri distribuiti e smart contract, rimandando all’Agid di definirne gli standard tecnici affinché questo possa trovare una applicazione effettiva.

Quale è la particolarità che ci differenzia dandoci dei punti di forza maggiore rispetto ad altri?

Le blockchain si possono dividere in 2 categorie: le permissioned e le  permissionless.

Con la prima finisce per esserci sempre un proprietario, quindi un soggetto che può comunque e sempre interferire nella validazione e nell’ingresso stesso alla piattaforma..

La Blockchain permissionless, invece, è una blockchain dove chiunque può aggregarsi e fare da validatore e i sorgenti software della piattaforma sono trasparenti e visibili a tutti.

Nel ringraziare l’Avv. Laura Cappello per la sua spiegazione su questo sistema innovativo, non possiamo che fare delle considerazioni importanti.

La tecnologia ed il software ed i ricercatori del settore italiani sono riusciti a mettere a punto un sistema che segnerà un profondo cambiamento nel sistema di relazione di vita dell’essere umano, come è in passato avvenuto per tutte le forme di comunicazione, da telefono alle onde radio, ai primi computer. Un sistema che andrà ad agire sui nostri comportamenti, sociali ed evolutivi. Del resto, poiché l’evoluzione è inarrestabile, e sempre più veloce, non rimane altro da fare che cavalcarla per ottenere il massimo ed avere il massimo dell’affidabilità.

Ettore Lembo

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