martedì, Maggio 21, 2024
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Batterio killer, la mamma di Nina: “Toglietevi i camici, per rispetto”

Il batterio killer “si annidava nei rubinetti dellʼacqua”. Zaia: “Relazione trasmessa alla Procura”

VERONA – “Mi trovo presso l’ospedale della donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona: l’autorevole relazione commissionata dalla Regione Veneto e consegnata ieri conferma che mia figlia Nina ed altri 3 bambini sono morti per “scarsa igiene”! 9 bambini cerebrolesi e 96 bambini infettati da Citrobacter. Fino a quando non vedo le dimissioni dei responsabili, Dott. Paolo Biban, Direttore sanitario Chiara Bovo, Dott. Franchi e Dott. Cobello da qui non me ne vado”.

Il Citrobacter si sarebbe annidato nel rubinetto del lavandino utilizzato dal personale della Terapia intensiva neonatale per prelevare l’acqua da dare ai neonati insieme al latte.

Parliamo del batterio killer che nell’arco di due anni ha determinato la morte di quattro bambini ricoverati presso il reparto interno all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento (Leonardo a fine 2018, Nina nel novembre 2019, Tommaso a marzo di quest’anno e Alice il 16 agosto scorso), lasciandone cerebrolesi nove e colpendone in tutto 96.

E’ quanto si evince dalla relazione depositata in Regione dal professor Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova e coordinatore della commissione di verifica nominata il 17 giugno dal direttore generale della Sanità del Veneto, Domenico Mantoan, per fare chiarezza sulla vicenda.

L’organo ispettivo, composto anche dai professori Elio Castagnola, primario degli Infettivi dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, Gian Maria Rossolini, docente di Microbiologia dell’Ateneo di Firenze, e Pierlugi Viale, ordinario di Malattie infettive a Bologna, dal direttore di Pediatria e Neonatologia dell’Usl Berica, Massimo Bellettato, e dai dirigenti di Azienda Zero Mario Saia ed Elena Narne, ha infatti potuto rilevare come il rubinetto del lavandino interno al reparto, sotto indagine anche della Procura di Verona, fosse praticamente “colonizzato” dal batterio killer, come anche da altri.

La scoperta ha determinato la reazione di Francesca Frezza, mamma di Nina, una delle piccole vittime. La donna, che è stata la prima persona a denunciare pubblicamente l’accaduto a fine 2019, sta protestando a oltranza davanti alla struttura chiedendo le dimissioni dei vertici del nosocomio. 

“Dimettetevi – ha dichiarato – per rispetto dei quattro neonati morti. Finchè non verrà fatta definitivamente luce sulla vicenda, abbiate il coraggio di togliervi i camici”.

Il reparto di ostetricia, fermo dal 12 giugno scorso, è stato riaperto dopo aver provveduto alla sanificazione di tutti gli ambienti. 

“Chiedo – ha detto la donna – in attesa della magistratura le dimissioni in via temporanea del dottor Paolo Biban, direttore del reparto Pediatria a indirizzo critico, della dottoressa Chiara Bovo, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera, del direttore generale Francesco Cobello e del dottor Franchi, direttore del Dipartimento materno-infantile”.

Francesca Frezza ha affermato di non credere alle spiegazioni che sono state fornite dal presidio ospedaliero: “L’unica decisione che andava presa era chiudere subito e non aspettare che rendessi pubbliche le perizie del medico legale. Il direttore Cobello ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del Citrobacter il 12 giugno, ma nella cartella clinica di mia figlia c’era già scritto da maggio 2019”. 

“Ho dato disposizione – queste le parole del governatore della Regione Veneto, Luca Zaia – al segretario regionale della Sanità di inoltrare tale relazione alla Procura della Repubblica e di renderla disponibile all’Azienda Ospedaliera, così che i genitori dei bambini colpiti dal batterio possano conoscerne fin da subito gli esiti”.

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