martedì, Maggio 14, 2024
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Referendum, gli italiani dicono sì. Almeno quelli che sono andati a votare

Referendum, gli italiani dicono sì. Almeno quelli che sono andati a votare

Il risultato era abbastanza scontato. Questo malgrado una affluenza alle urne che è stata più di quello che ci poteva aspettare ma meno di quanto in molti avrebbero voluto, malgrado gli indecisi e malgrado chi, riflettendoci bene, dietro la possibile vittoria del sì ci ha visto la fregatura. Esatto, perchè, questa l’opinione di chi ha votato per il no “anche se li tagliamo i parlamentari continuano ad essere una spesa. E, in ogni caso, bisogna vedere come la rappresentanza verrà ripartita”.

Riportiamo ovviamente le voci del popolo del no e, allo stesso modo, sentiamo il sospiro di sollievo di tutti coloro i quali – e parliamo sempre di gente comune – sono convinti con la vittoria del sì di essersi liberati di un bel carico. Staremo a vedere. Di certo la vittoria del sì non ha portato bene, come forse qualcuno sperava, al MoVimento 5 Stelle, crollato e dimenticato nell’ambito di queste elezioni regionali dopo i grandi fasti. Alla fine – e si tratta sempre di voci di popoplo – tanto sono o diventano tutti uguali.

Quando mancavano ormai solo pochi seggi da scrutinare, l’esito si è rivelato schiacciante: il “Sì” ha raccolto quasi il 70% dei consensi, mentre il “No” è rimasto fermo a poco più del 30%. L’affluenza è stata del 53,84% (non era richiesto il quorum).

Ebbene sì. Alla fine anche il PD si era schierato a favore del Sì al taglio dei parlamentari. Dopo settimane di discussioni interne e indecisioni, la direzione nazionale ha infatti aveva infatti approvato la proposta del segretario Nicola Zingaretti in favore della riduzione degli eletti. 

E ora Zingaretti esulta: “Si conferma che il Pd è la forza del cambiamento, garante anche in questa legislatura di un percorso di innovazione e modernizzazione delle istituzioni di cui da sempre sentiamo il bisogno. Con la vittoria del Sì si apre ora una stagione di riforme: lo vogliamo e con gli alleati faremo di tutto perché vada avanti spedita”.

Il 20 e il 21 settembre gli elettori sono stati chiamati alle urne per il referendum costituzionale confermativo relativo alla riduzione del numero dei parlamentari e per le elezioni suppletive del Senato della Repubblica, per le regionali e le comunali.

Sia i partiti di governo, sia i partiti di opposizione questa volta sono stati tutti (più o meno) dalla stessa parte, fatta eccezione per Italia Viva, che ha lasciato la libertà di voto, e Forza Italia che è rimasta orientata per il no (Silvio Berlusconi, dopo aver definito “demagogia” la riduzione del numero dei parlamentari senza una “riforma organica” della Costituzione, si è affrettato a pronunciarsi per la libertà di voto).

Il taglio dei parlamentari è previsto dalla riforma approvata in Parlamento in ottobre: quasi tutti i partiti un anno fa hanno votato sì, compatti. In tutti i partiti, però, prima delle votazioni c’è stato chi ha fatto la campagna per il no (spesso smentendo il proprio voto in Aula). Insomma, tutto ed il contrario di tutto.

Cosa che non stupisce ormai più nessuno. Tanto che anche i più ingenui e idealisti, a questo punto delle cose, di fronte ai ribaltoni e alle contraddizioni, hanno imparato a stiracchiare semplicemente un rassegnato e sarcastico sorriso. Un dato però salta all’occhio: l’assenza di quasi la metà degli aventi diritto al voto. Alla quale, probabilmente, appartiene anche la schiera dei “lamnetosi”: ovvero quelli che oggni giorno trovano da ridire su come vanno le cose ma poi, al momento di votare, è troppa fatica.

LM

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