martedì, Maggio 14, 2024
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Vaccino o non vaccino? Le considerazioni di un farmacista

Vaccino o non vaccino? Le considerazioni di un farmacista

“Se per il Viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, non è un tabù pensare ad «una qualche forma di obbligo vaccinale» anti-Covid se «dopo un anno, un anno mezzo, scopriremo che meno del 30-40% della popolazione ha fatto il vaccino», cosa succederà “se lo stesso dovesse accadere tra gli operatori sanitari, ovvero una delle categorie che avrà diritto ad essere vaccinata per prima?” Così in un articolo su Salute informazione pubblicato il 15 dicembre, dal titolo: “Vaccino anti-Covid a medici e operatori sanitari, in caso di scarsa adesione ci sarà l’obbligo?”

Di seguito alcune affermazioni dei personaggi interpellati, da Ricciardi ad Anelli, a Burioni e vari costituzionalisti, tra cui il Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick che asserisce: «l’obbligo di vaccinazione contro il coronavirus è certamente una ipotesi costituzionalmente praticabile, attraverso una legge del Parlamento o di un decreto legge del governo che sia poi convertito in legge». Il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli ribadisce invece: «l’obbligo di vaccinarsi contro il coronavirus può benissimo essere introdotto dallo Stato, purché a farlo sia non un Dpcm governativo ma una legge ordinaria approvata dal Parlamento».

Ironica, propositiva o riflessiva, a voi ogni interpretazione, la riflessione di un farmacista, Il Dott. Raffaele Siniscalchi, che sul suo profilo Facebook esprime le proprie considerazioni di seguito riportate.
“Con pensieri di obbligatorietà, riguardo la somministrazione di vaccini per coloro che vogliono sottrarsi alla vaccinazione di massa, si sta creando una pericolosa deriva autoritaria e anticostituzionale, predittiva di forme di governo dispotiche e arbitrarie che sfiorano dittature di recente memoria storica. Mi sorprende però l’affermazione di Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma e consigliere del Ministero della Salute: “Se gli operatori sanitari non faranno il vaccino, io sono per una
forma di obbligo”. Ma come? Dopo che i medici di medicina generale hanno avuto la possibilità di “bloccare” il libero accesso agli ambulatori ed effettuare prescrizioni telematiche su richieste telefoniche degli assistiti, per evitare contatti con i pazienti che avrebbero potuto ingenerare focolai di contagio, ora potrebbero dissentire dalle raccomandazioni dello stesso Ministero e Organizzazioni Sanitarie che caldeggiano la vaccinazione della
popolazione? Suggerirei di sottoporre per primi a vaccinazione proprio coloro che hanno fruito di questi benefici di legge e hanno sospeso o interrotto o rarefatto la propria attività di assistenza e cura per tutelare/tutelarsi dalla pandemia. Intendiamoci, io non sono un NO-VAX!
Ritengo che l’istituto della vaccinazione sia un’ottima soluzione onde evitare situazioni pandemiche che portino a morte e/o invalidità un gran numero di persone. Tuttavia non posso non considerare che in Italia, e forse anche in altre parti del mondo, si sia fatta una gran confusione e proceduto, nella valutazione del pericolo pandemico e nel contenimento e cura, in maniera improvvisata ed empirica.

Noto, da quanto mi è dato appurare nei riscontri storici, che nessuna pandemia sia durata più di due anni. Pertanto ho il forte sospetto che il precipitarsi a una immunizzazione di massa si trasformi in una gara
contro il tempo, per l’eventualità non remota che si esaurisca l’emergenza sanitaria prima della dispensazione dei vaccini!
La giustificazione addotta, della necessità di limitare il contagio e la malattia, potrebbe divenire presto evanescente e non credibile, vista la riduzione dei ricoveri in paragone ai positivi che restano proporzionalmente e percentualmente gli stessi (se non addirittura maggiori) rispetto al numero di tamponi eseguiti.

In teoria, a fronte di un tot di positivi vi dovrebbe essere la stessa percentuale di ricoveri! E invece? Mi è stato riferito, da medici ospedalieri in attività presso unità COVID, che pazienti trattati a domicilio preventivamente (cioè alla prima comparsa dei sintomi) con azitromicina e betametasone o desametasone, hanno superato la malattia senza problemi e necessità di ricovero. In alcuni casi, con saturazione prossima al 92%, si è intervenuti mediante somministrazione sottocutanea di enoxaparina, prevenendo così la tromboembolia nel micro-circolo vascolare polmonare.
Essere pro-attivi, in taluni casi, è fondamentale per anticipare l’insorgenza o aggravamento della patologia. Poi, lo sappiamo come tutto va a finire.
Tra una decina di anni o più, quando certe verità non creeranno troppi fastidi e chi ora governa non rischierà di subire oltraggio, se non nella memoria, forse verranno raccontate nella loro completezza. Per ora accontentiamoci delle mezze verità!”
Ringraziamo il Dr. Siniscalchi per averci autorizzato a riprodurre fedelmente la sua considerazione.


Ettore Lembo

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