martedì, Aprile 30, 2024
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Feriti e mutilati per botti e petardi. Ma perché si “spara” l’ultimo dell’anno?

Feriti e mutilati per botti e petardi. Ma perché si “spara” l’ultimo dell’anno?

Un morto, 79 feriti e 23 ricoveri per i botti di Capodanno secondo i dati del Viminale. La zona rossa in vigore in tutta Italia ha circoscritto ma non eliminato tragedie e gravi mutilazioni ad alcuni. In più, fatto assolutamente insolito, a Roma si è verificata una strage di uccelli spaventati per i botti e i rumori.

La tentazione di “sparare” dunque, è stata più forte delle norme che vietavano i botti e dei rischi fisici nel maneggiare oggetti che possono esplodere tra le mani o possono vagare pericolosamente.

Ma una domanda che forse in pochi si sono fanno è questa: perché esiste e si perpetua l’usanza dei botti? Abbiamo approfondito l’argomento e cercato di capire perché determinate consuetudini siano così diffuse. 

Quella di sparare botti è una tradizione molto antica. Secondo l’enciclopedia Treccani del 2005 gli “scoppi dei petardi caratterizzano i festeggiamenti. Il baccano con campane e campanacci, le fiaccolate, il lancio della roba vecchia dalle finestre servono per scacciare i demoni e la mala sorte. Quindi, anche i cosiddetti ‘botti’ di fine d’anno sono volti ad allontanare dalla vita familiare spiriti maligni che non sopportano i rumori secchi: per questo si sparano i mortaretti, che sostituiscono il frastuono di strumenti rimbombanti, suonati un tempo per lo stesso scopo. Si compie così l’espulsione rituale delle ombre, dei vampiri, dei morti pericolosi che fino alla grande festa potevano invadere la società dei viventi. In tutte le culture si ritiene che i rumori fragorosi e scoppiettanti possano allontanare i demoni”.

Quando si iniziò a festeggiare il Capodanno? The World Book Encyclopedia del 1984 spiega: “I romani dedicarono questo giorno [il 1° gennaio] a Giano, dio delle porte, degli ingressi e degli incominciamenti. Gennaio viene da Giano, che aveva due facce, l’una rivolta in avanti e l’altra rivolta all’indietro”. 

Sempre la succitata Treccani dice qualcosa su chi fosse il dio realmente più acclamato: “Il dio che si celebrava in chiusura dell’anno era però Saturno: durante la festività dei Saturnalia di dicembre i padroni cucinavano per gli schiavi e servivano loro sontuosi banchetti. Era il periodo dei contrari, con i servi nel ruolo dei padroni, le donne in quello degli uomini, i bambini al posto degli adulti. Semel in anno licet insanire “una volta l’anno è lecito impazzire”: erano le eccezioni che confermavano le regole, perché ogni cosa nei giorni seguenti potesse andare avanti come prima”. 

Le conclusioni di uno storico

La conclusione al quale giunge lo storico del cristianesimo primitivo Andrea Filippini, dopo aver preso in esame le origini del capodanno nella rivista Instoria.it è questa: “Anche se le attuali usanze connesse con le celebrazioni del Capodanno variano da una località all’altra, pressoché tutte ricalcano usi in auge nelle antiche feste in onore di Giano, Saturno e delle altre divinità ‘solstiziali’ “.

In un certo senso tutte le variegate usanze del capodanno, affondano le loro radici in riti religiosi pagani e precristiani. Secondo alcuni sondaggi, l’80% dei nostri connazionali ignora il motivo di certi gesti o non si è mai posto il problema di appurare il motivo di certe tradizioni così comuni.

Una consuetudine, quella di far esplodere botti, che non spaventa nemmeno, quando certe azioni diventano letali o lasciano feriti e gravi menomazioni per tutta la vita.

Roberto Guidotti

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