martedì, Maggio 14, 2024
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Covid-19, cronistoria di un anno di pandemia tra caos e contraddizioni

Covid-19, grande è la confusione sotto il cielo…Cronistoria di un anno di pandemia: una breve sintesi di dodici mesi infernali e del balletto di contraddizioni che li ha caratterizzati

Pare che i primi casi di Covid-19 abbiano principalmente coinvolto lavoratori del mercato umido di Wuhan, in Cina. In Italia l’allerta si ha il 30 gennaio 2020 con due casi confermati, due turisti provenienti dalla Cina risultati positivi a Roma al virus Sars-cov-2. Ma il sospetto è che il virus circolasse da tempo e non sia stato riconosciuto. Un focolaio di infezioni è successivamente rilevato il 20 febbraio 2020 a partire da 16 casi confermati in Lombardia, a Codogno, in provincia di Lodi, aumentati a 60 il giorno successivo con i primi decessi segnalati negli stessi giorni. La sera del 9 marzo 2020 inizia il lockdown, durante il quale tutti (o quasi) sono confinati in casa.

Con colpevole ritardo, solo l’11 marzo 2020 l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) dichiara che la sindrome Covid-19 va considerata una pandemia. Soddisfa cioè tutte e tre i criteri utilizzati per definirla:1) si è diffusa tra persone, 2) ha provocato morti, 3) si è propagata a livello globale. Cominciamo ad assistere al ping-pong sul virus e ciò che l’accompagna. Per alcuni il nuovo coronavirus non c’è, altri dicono che è stato creato in laboratorio [vedi Perché il coronavirus (e perché in futuro ce ne saranno altri)]. Alcuni ammettono che esista, ma non è pericoloso, è poco più di un’influenza. Esperti raccomandano misure di contenimento come il distanziamento, il gel per disinfettare le mani (quando si trova) e mascherine (quando si trovano). Fin da subito e nei mesi successivi, dalla politica, dalla scienza e dalle persone comuni, si sente di tutto e il contrario di tutto (leggi anche Così la trasparenza muore di Covid). Da più parti si hanno attacchi verbali ai responsabili degli “arresti domiciliari”. L’obbligo di stare in casa è avvertito come un’imposizione che sa di dittatura sanitaria. Argomento controverso risulta anche la scelta giornalistico-massmediatica, se mostrare o no le file di camion dell’esercito che portano via i morti, gli ospedali con i reparti di rianimazione strapieni, le condizioni di lavoro degli operatori e le vittime anche tra di loro. Questo, s’afferma, serve solo ad aumentare la paura.

Il 4 maggio finisce il lockdown. Quando arriva il periodo delle ferie, i vacanzieri reclamano il diritto di viaggiare senza limitazioni sia in Italia che all’estero, d’altra parte i contagi sono diminuiti. Con i primi rientri dalle vacanze, però, il numero dei contagiati risale. A settembre, con la riapertura delle scuole, ancora battibecchi tra politici, addetti ai lavori, genitori ecc. Altri fronti, posizioni trasversali tra chi era per una linea, chi per un’altra. Il mese di ottobre vede in tutto il mondo un’ulteriore crescita di positivi al Covid, smentendo così chi all’inizio dell’estate affermava che la situazione non fosse poi tanto grave. La preoccupazione di questi picchi di crescita si riassume in una frase: “Nessuno sembra avere le idee chiare sul da farsi”.

Il 5 e 6 novembre la situazione negli ospedali diventa esplosiva per il numero dei casi di Covid 19. Nei pronto soccorso code di ambulanze, gli ospedali non ce la fanno a liberare i letti, non c’è solo il coronavirus, ma anche le altre patologie. La nostra nazione è divisa in tre fasce: le restrizioni vanno dal lockdown, anche se un po’ più morbido di quello primaverile (rosso), ancora più leggero (arancione) e gestibile (giallo). Naturalmente questo genera il caos. Molti non ci stanno, si creano attriti tra Governo centrale e Regioni, tra politici e sanitari. La fine del mese di novembre vede l’inasprirsi di rapporti tra alcune fasce della popolazione: i medici e il personale sanitario che alcuni mesi fa erano visti come eroi ora sono guardati con diffidenza o avversione. In qualche caso le ambulanze che viaggiavano a sirene spiegate, accusate di fare terrorismo, vengono prese a calci. In prossimità delle feste di Natale, le cose dal punto di vista della pandemia sono sempre gravi. Centinaia di morti giornalieri e migliaia di contagiati. Ospedali messi un po’ meglio, ma con alcune zone ancora in affanno avendo posti letto e terapie intensive al limite. In questa situazione saltano tutti i progetti di ripresa dal momento che si continuano ad avere restrizioni importanti in molti settori. Immancabili le proteste. La mattina del 19 dicembre alcune testate giornalistiche escono in edicola con titoli di questo tenore: Il Governo è impazzitoTroppi errori… feste, lockdown a casaccioTutti in gabbia fino alla BefanaLa chiusura di Natale è un pasticcio. E così via. Finalmente, tra servizi giornalistici, dirette tv, slogan e spot il 27 dicembre iniziano ufficialmente le vaccinazioni nelle quali la stragrande maggioranza delle persone confida per uscire da questo “incubo”.

Arriva l’anno nuovo. Chi sperava che il 2021 portasse a voltare pagina o almeno qualche miglioramento, rimane deluso. In tutto il mondo o quasi la pandemia miete migliaia di vittime ogni giorno con forti aumenti di contagiati. Le vaccinazioni vanno a rilento. Certo è che, se con l’arrivo dei vaccini qualcuno vede la famosa luce in fondo al tunnel, quella luce illumina poco. Infatti il 13 di gennaio, mentre la campagna di vaccinazione procede insieme alla pandemia, nel nostro paese, dopo mesi di contrasti tra chi governa, le opposizioni e la popolazione, assistiamo a un inizio di crisi di governo con dimissioni di ministri e conseguenti discussioni, polemiche e accuse reciproche tra gli alleati del Governo Conte 2, in particolare Italia viva di Matteo Renzi.

Alla nuova ondata di contagi segue la chiusura a macchia di leopardo di Regioni, Comuni, scuole e della maggior parte delle attività. Mentre, seppur sempre tra qualche difficoltà, prosegue la campagna di vaccinazione, dopo un mese preciso, il 13 febbraio, viene insediato un nuovo Governo a guida Mario Draghi, con le speranze alimentate dai sostanziali cambiamenti nella sua composizione. Continuano a preoccupare le varianti del virus e, come in un film già visto, sentiamo vari e contrastanti pareri tra chi afferma che queste ultime sono più pericolose, chi minimizza assicurando che la variante è più contagiosa ma meno grave e chi teme una minore efficacia dei vaccini. A fine febbraio il nuovo Governo, insediato da pochi giorni, lavora a pieno ritmo per l’emergenza sanitaria ed economica. Anche se sostenuto da un’ampia maggioranza, le critiche non mancano; alcuni dichiarano che il “nuovo governo è come il vecchio, richiude tutto, mentre restano pochi i vaccini”. Si cercano modalità per poterli produrre in Italia. In mezzo a queste contraddizioni, questa confusione, questo rimpallo di responsabilità, decisioni prese e non prese, decisioni giuste (per alcuni) e decisioni sbagliate (per altri), si possono compiere delle riflessioni?

Bruno Bargiacchi

(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 183, marzo 2021)

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