mercoledì, Maggio 15, 2024
Home > Lazio > Fatebenefratelli, ipotesi acquisizione senza confronto con i sindacati

Fatebenefratelli, ipotesi acquisizione senza confronto con i sindacati

Fatebenefratelli, ipotesi acquisizione senza confronto con sindacati e lavoratori. Cgil Cisl Uil: “trasparenza nelle scelte per il futuro dell’ospedale per la tutela di lavoro e servizi”


Roma – “La crisi finanziaria e la procedura di concordato preventivo per lo storico nosocomio dell’Isola Tiberina, aperta dal 2014 per risanare i debiti milionari e scongiurare il taglio al personale, è già stata pagata dai lavoratori ed ha avuto notevoli ricadute nella regolarità del confronto e nelle scelte sul personale, dal riconoscimento dei diritti alle decurtazioni salariali, alle condizioni di lavoro”, tornano a denunciare i responsabili territoriali Marilena De Feudis, Fp Cgil Roma Lazio, Antonio Cuozzo, Cisl Fp Lazio e Domenico Frezza, Uil Fpl Roma e Lazio.

“Ultima beffa, come in altre strutture private, il mancato riconoscimento per intero degli aumenti contrattuali stabiliti dal nuovo CCNL, siglato dopo 14 anni di lotta e trattative stop and go.Di poche settimane fa l’apertura dello stato di agitazione per la scelta unilaterale di riconoscere in toto gli aumenti dal 2022, erogare solo la quota parte del 50% coperta da risorse pubbliche, dividere l’una tantum di 1000 euro in due tranches e spalmare gli arretrati da luglio 2020 fino al 2023. Mentre si continuano a sperperare risorse pagando circa 60 mila euro al mese società di consulenza”, proseguono i sindacalisti.

“A questo si aggiunge ora l’opacità delle scelte sul futuro dell’ospedale. Apprendiamo dalla stampa dell’interessamento all’acquisizione del Fatebenefratelli – San Giovanni Calibita da parte del gruppo San Donato, un asset di peso dell’imprenditoria sanitaria privata, già operante in altre regioni, come Lombardia e Emilia Romagna. Un interessamento che potrebbe essere più di una mera ipotesi, dal momento che i lavoratori ci segnalano la presenza di rappresentanti del gruppo già in contatto con operatori, medici, direttori e coordinatori all’interno della struttura, entrando nel merito dell’organizzazione delle risorse umane e del lavoro. Tutto questo senza alcuna ufficialità e alcun coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori”, denunciano De Feudis, Cuozzo e Frezza.

“Va da sé che scelte così importanti debbano essere condivise con i lavoratori e con le organizzazioni sindacali: si tratta di servizi alla salute pubblica, e non è pensabile che tutto questo avvenga senza il coinvolgimento delle parti sociali. In primis perché non si tratta di beni privati, ma di un servizio pubblico, e le scelte conseguenti a un cambio di proprietà, oltre ad avere ricadute sull’organizzazione dei servizi e sul lavoro, avrebbero una rilevanza strategica sull’intero sistema dei servizi sanitari della regione, che si regge per poco meno della metà sul sistema di accreditamento a privati. Tanto quanto la crisi finanziaria ha messo in crisi il lavoro, dal potenziamento degli organici alla regolarità del confronto sul riconoscimento di diritti e istituti fondamentali, e di conseguenza la continuità assistenziale e il livello di servizi, devono essere note e condivise con le istituzioni e con le parti sociali le scelte aziendali sul futuro dell’ospedale, sul tipo di prestazioni sanitarie che si continueranno ad erogare e sulle ricadute occupazionali e professionali che ne conseguiranno”, rimarcano i sindacati.

“Che la cessione dell’ospedale fosse una possibile scelta già da tempo nell’aria dell’attuale proprietà dell’ordine religioso, lo fanno pensare gli anni trascorsi senza un vero piano di risanamento e un vero cambio di rotta nella gestione finanziaria. Non vorremmo trovarci di fronte a decisioni già prese, e la stessa istituzione regionale che regola il sistema deve farsi carico di portare alla luce quanto sta accadendo: auspichiamo che, come sempre, non sia il profitto a prevalere sull’interesse pubblico né che venga meno il rispetto dei diritti dei lavoratori. è grazie al loro impegno e alla loro professionalità che il San Giovanni Calibita ha continuato a garantire servizi d’eccellenza in questi lunghi anni, pur pagando sulla loro pelle, oltre all’assenza di un riallineamento contrattuale per 14 anni, gli effetti dell’enorme crisi finanziaria dell’istituto. La mobilitazione andrà avanti, pronti a mettere in atto le forme di lotta più opportune a tutela del lavoro e del futuro dei servizi”, concludono i rappresentanti di CgilCisl e Uil. 

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright La-Notizia.net

Exit mobile version