mercoledì, Maggio 15, 2024
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Saman Abbas, interrotte le ricerche del corpo. Ma le indagini proseguono

Saman Abbas, interrotte le ricerche del corpo. Ma le indagini proseguono

Sono state sospese dopo 67 giorni le ricerche del corpo della giovane Saman Abbas nell’area dell’azienda agricola di Novellara dove viveva la sua famiglia e dove si ritiene possa essere sepolto il corpo della 18enne pachistana. In più di due mesi sono stati impiegati 500 carabinieri, unità cinofile, vigili del fuoco e polizia, geo scanner in hd, elettromagnetometri e droni. 

Sulla base di quanto riferito dai militari, proseguiranno invece le attività investigative sia per trovare elementi utili al rinvenimento del corpo della giovane, sia per trovare i latitanti ritenuti responsabili dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della ragazza.

Saman Abbas voleva essere libera e italiana, come altre ragazze che prima di lei hanno conosciuto un destino drammatico. La sua colpa? Rifiutare un matrimonio combinato.

Da lì l’insanabile conflitto, che secondo gli inquirenti potrebbe aver spinto il padre e la madre a consegnare la ragazza allo zio, che poi l’avrebbe uccisa nei campi intorno alla loro cascina nel Reggiano, con l’aiuto di alcuni cugini. Una vera e propria esecuzione. Sarebbe stata richiamata in casa con l’inganno: “Non dovrai partire per il Pakistan”. Invece per Saman è arrivata la terribile fine.

È sconvolgente la storia che il fratello sedicenne della ragazza ha raccontato ai carabinieri il giorno dopo essere stato fermato a Imperia. 

La spietata freddezza di Hasnain

Danish Hasnain, il 33enne, zio di Saman, accusato dal pm di aver ucciso la giovane, si muove con freddezza in quella terribile notte tra il 30 aprile e il 1 maggio, facendo attenzione a non farsi riprendere dalle telecamere. “Ora andate a casa, ora me ne occupo io”, avrebbe detto ai genitori della 18enne, Shabbar, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47. 

Tutto accade sotto gli occhi del fratello. Il padre si sente male, ma allo stesso tempo non può permettersi di pentirsi, perché crede che il danese sia in grado di sterminare la famiglia. Del resto si erano affidati a lui per risolvere il problema della figlia, determinata a opporsi al matrimonio combinato da Shabbar in famiglia. Quando Danish torna a casa, non ha niente in mano, da questo il sedicenne deduce che sua sorella è stata uccisa per strangolamento.

Anche lo zio piange, ma non rivela dove è sepolta

Dopo la partenza dei genitori, rientrati in Pakistan, il sedicenne rimane solo con lo zio a Novellara per alcuni giorni. Anche Hasnain avrebbe dato segni di cedimento, ma si sarebbe anche premurato di minacciare il nipote, intimandogli di non dire niente ai carabinieri, altrimenti avrebbe ucciso anche lui. E non gli dice nemmeno niente quando il ragazzo gli chiede dove è sepolta Saman, perché vorrebbe farle visita un’ultima volta prima di scappare.

Ma poi c’è anche l’altra storia, quella che il fidanzato di Saman racconta agli investigatori del Reparto Operativo diretto da Stefano Bove. Poco prima che la ragazza venisse uccisa gli aveva mandato un messaggio con il cellulare della madre, preso a sua insaputa. Saman la ascolta mentre parlano di lei, del suo omicidio. Poi esce dalla sua camera da letto, chiede direttamente a Nazia una spiegazione, che ovviamente smentisce, risponde che si riferiva ad un episodio simile accaduto in Pakistan qualche tempo prima. La ragazza non ci crede. “L’ho sentito con le mie stesse orecchie, giuro che parlavano di me”, racconta al suo ragazzo. Al che aggiunge: “Non sono fiduciosa”, “se non mi senti per 48 ore, avvisa la polizia”. 

Saman fugge di casa. Prima si era verificata la furibonda lite con il padre e la madre. La ragazza aveva chiesto di riavere i documenti rimasti in loro possesso dopo che, per essersi opposta al matrimonio combinato in Pakistan, i servizi sociali di Novellara l’avevano trasferita in un centro protetto.

Da quel momento in poi, la giovane scompare nel nulla.

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