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Anticipazioni per la “Maratona di danza del XX Festival dei Due Mondi” del 19 dicembre alle 10 su Rai 5: dal Teatro Romano di Spoleto con Carla Fracci

Anticipazioni per la “Maratona di danza del XX Festival dei Due Mondi del 19 dicembre alle 10 su Rai 5: dal Teatro Romano di Spoleto con Carla Fracci

Nell’ambito dell’omaggio a Carla Fracci, la ballerina italiana più famosa al mondo, Rai Cultura propone la maratona di danza del XX Festival dei Due Mondi dal Teatro Romano di Spoleto, in onda domenica 19 dicembre alle 10.00 su Rai5.

Nello spettacolo creazioni appartenenti alla corrente della danza moderna si alternano pezzi di repertorio di tradizione. Impegnati giovani solisti italiani, con la partecipazione straordinaria di Carla Fracci e Paolo Bortoluzzi.

Il Festival dei Due Mondi, conosciuto anche con il nome di Spoleto Festival, è una manifestazione internazionale di musica, arte, cultura e spettacolo che si svolge annualmente nella città di Spoleto, dal 1958.

Fondatore del Festival dei Due Mondi di Spoleto è il maestro compositore Gian Carlo Menotti (scomparso nel 2007), che istituì la manifestazione nel 1958[1]. Dalla metà degli anni novanta e fino al 2007, direttore artistico è stato il figlio Francis Menotti. Prima di lui si ricordano le direzioni di Romolo Valli e di Raffaello De Banfield. Attuale direttore artistico è il maestro Giorgio Ferrara.[2]

Menotti scelse Spoleto come sede del festival per vari motivi: dimensione di un centro storico raccolto (a misura d’uomo), la presenza dei due teatri all’italiana, la scoperta di un teatro romano e soprattutto la presenza della piazza del Duomo, architettonicamente un teatro all’aperto silenzioso e immutato nel tempo[3].

Gli artisti e personaggi che vi hanno preso parte appartengono al settore della prosa, della lirica, della danza, dell’arte marionettistica, dell’arte oratoria, della musica, del cinema e della pittura. Negli anni ottanta è stata istituita anche la rassegna medico-scientifica Spoletoscienza, ai quali congressi prendono parte scienziati e ricercatori.

Agli inizi del decennio 2000 vanno maturando attriti interni alla gestione finanziaria e amministrativa.

Il 29 giugno 2007 prese il via la cinquantesima edizione del Festival, la prima senza la presenza del fondatore Gian Carlo Menotti, scomparso pochi mesi prima: per l’occasione venne riportata in scena la sua opera Maria Golovin.

Nell’autunno del 2007 il ministro dei beni culturali in carica Francesco Rutelli, chiamato in causa a trovare soluzione agli annosi attriti interni della gestione della macchina del festival, assegna a Giorgio Ferrara l’incarico di rilanciare l’evento e lo nomina direttore artistico.

Carla Fracci, all’anagrafe Carolina Fracci (Milano20 agosto 1936 – Milano27 maggio 2021), è stata una ballerina italiana.

È considerata una delle più grandi ballerine del ventesimo secolo. Nel 1981 il New York Times la definì prima ballerina assoluta.[1]

Il padre Luigi Fracci fu sergente maggiore degli alpini in Russia, mentre la madre Santa Rocca, detta Santina, era operaia alla Innocenti di Milano. Aveva una sorella, Marisa Fracci, anch’ella ballerina di danza classica, formatasi presso la scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano. Con l’inizio della guerra Carla e la sua famiglia sfollarono presso la campagna di Volongo dalla nonna materna Argelide. Con l’inizio della scuola elementare si trasferì dalla zia a Ca’ Rigata di Gazoldo degli Ippoliti, per poi fare ritorno a Milano al termine della guerra, dove suo padre divenne impiegato dell’azienda tranviaria come bigliettaio.

Spesso i suoi genitori la portavano con loro al circolo ricreativo dell’azienda di trasporti e fu lì che alcuni amici dei suoi genitori notarono in lei uno spiccato senso del ritmo e li convinsero a farle sostenere un’audizione al Teatro alla Scala. Superò l’esame per l’interesse destato dal “suo bel faccino”, ma i primi anni furono duri, poiché sentiva nostalgia degli spazi aperti in quell’ambiente rigido a cui fu difficile abituarsi, nonostante i continui rimproveri della maestra, che la considerava ricca di doti ma svogliata. Fondamentale sarà l’incontro con Margot Fonteyn che le permetterà di cogliere il senso di tutto quel lavoro, iniziando a sentire il teatro come “casa”.

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