martedì, Maggio 21, 2024
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Giano e le origini del Capodanno

Il Capodanno è probabilmente la più antica festività e in Italia deriverebbe dalle celebrazioni della religione tradizionale romana in onore del Dio Giano. Se i Romani festeggiavano a dicembre i Saturnali (una serie di festeggiamenti in onore del Dio Saturno), a gennaio si tenevano le celebrazioni in onore del dio Giano, da cui deriva il  nome di Gennaio.
Il Capodanno, il 1 Gennaio, coincide con le celebrazioni in onore del Dio Romano Giano  e con l’inizio del nuovo anno, da quando è stato introdotto nel 46 a.c il Calendario Giuliano, promulgato da Giulio Cesare, in qualità di Pontefice Massimo. In precedenza, l’anno  aveva inizio il 1 marzo, in prossimità della primavera, come era per molte popolazioni italiche.
Giano, è un nome tipicamente latino e deriverebbe da “Janus”, cioè “porta” ( in latino: “ianua”). Dunque, Giano è considerato il Dio dell’apertura, cioè dell’inizio, cioè del principio dell’anno.
Il Dio, secondo il mito, sarebbe stato il primo Re del Lazio che viveva sul Gianicolo (“posto abitato da Giano”), dove ospitò il Dio Crono (Saturno per i Romani), fuggitivo in Italia (che per questo viene chiamata “da Virgilio Terra di Saturno”, ‘Saturnia Tellus”) dopo che venne detronizzato dal figlio Zeus (il Latino Giove).
Saturno fece di Giano una divinità, dandogli il potere di vedere sia il passato sia il futuro (il passato – il futuro, l’inizio – la fine), e per questo viene chiamato bifronte. Ma esiste un terzo volto di Giano, invisibile, ma più importante, quello centrale dell’eterno presente che sta a rappresentare l’immortalità della “Roma Aeterna”, costante nell’identità storica italiana, secondo la mistica nazionalista italiana.
 La discendenza di Saturno si trasmise con Pico, Fauno e Latino e si innestò nella stirpe troiana di Enea da cui prese origine la dinastia reale di Alba Longa dalla cui progenie nacque Romolo, il fondatore della “Città Eterna” l’Urbe di Roma,  col concorso delle tre tribù dei Latini “Ramnes”, degli Etruschi “Luceres” e dei Sabini “Tities”, a prefigurazione della divina missione universale di Roma, di unificazione delle genti italiche e la sua missione di “Imperium sine fine” “.  I Romani credevano che ogni attività, sia pubblica che privata, non si poteva svolgere positivamente se non si aveva il favore del dio Giano che presiedeva alla nascita del mondo, ed era considerato perciò protettore del concepimento, “Janus Pater”, cioè padre di tutti gli uomini dell’Universo.
Giano era anche considerato il custode simbolico della pace, pertanto una delle attività pubbliche che assolutamente non si poteva fare contro il favore di Giano, era sicuramente la guerra, e il suo tempio  (la cui fattezza la conosciamo solo grazie a una moneta di Nerone del 66 d.C.), rimaneva aperto in occasione di eventi bellici e veniva chiuso in tempo di pace. 
A Giano, i Romani offrivano ritualmente pizza di farro (da “pitia”, la sacerdotessa del Dio) che assumeva le sembianze del volto bifronte del Dio e avvolta in un mantile (da “mantike” divinazione propiziatoria) per mangiarle con gli amici il 1 gennaio, accompagnata da fichi secchi, miele e datteri, propiziando con la preghiera i raccolti agricoli. Inoltre, nella festa in onore di Giano, si mangiavano le lenticchie, per propiziare i soldi e la fortuna nel nuovo anno. Altre usanze erano  quelle di gettare fragorosamente dalla finestra delle case della plebe romana tutte le cose vecchie e legate a cattivi ricordi e presagi (da cui deriva la tradizione dei botti e del lancio degli oggetti, ancora molto diffusa a Napoli, a Roma e in genere nel centro – sud Italia).

Cristiano Vignali

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