venerdì, Maggio 17, 2024
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Castel di Ieri, il Tempio Italico aperto al pubblico

Tempio Italico di Castel di Ieri, visibile l’imponente copertura che protegge i mosaici: Cristiano Vignali con la delegazione comunale di Castel di Ieri: Michela Fabrizi (Assessore) e Francesca Amicosante (Assessore)

CASTEL DI IERI (AQ) – Le valli dell’Appennino Centrale  custodiscono antichi tesori da scoprire e preservare che ne fanno la culla e la spina dorsale antropologica della Nazione Italiana.

 Tracce di Riti e Culti ancestrali  si sono preservate nell’Abruzzo Contemporaneo sia in virtù della difficoltà, fino a pochi decenni fa, delle comunicazioni in queste zone dell’Italia centro – meridionale (ovvero l’Italia sotto il Fiume Rubicone che segnava il limite dello Stato romano in senso stretto nella tarda Repubblica dopo la Guerra Sociale 90-88 a.e.c. e la conseguente concessione della cittadinanza agli Italici , prima della Coniuratio Italica, il giuramento di fedeltà di tutti i popoli dell’Italia ad Ottaviano Augusto e la sua seguente riforma amministrativa della Penisola in senso regionalista), sia perché spesso le aree sacre più rurali sono andate in disuso ben prima della fine dell’avvento del Cristianesimo a causa di terremoti o altre calamità naturali come la Peste Antonina ( in realtà il Vaiolo) che ha mietuto vittime a partire della seconda metà del II secolo.

 Questa volta, siamo stati a Castel di Ieri in Provincia dell’Aquila, lungo il tracciato dell’antica via Claudia Valeria, nella Valle Subequana sotto i boschi del Sirente sacri per i Peligni Superequani, accolto da una delegazione comunale formata dall’Assessore alla Cultura e al Turismo Michela Fabrizi e dal Consigliere Comunale Francesca Amicosante, a visitare il  Tempio italico di Castel di ieri, da poco  adeguatamente attrezzato per l’apertura al pubblico, un luogo di culto della Prisca Religio su cui resta il mistero della “Triade” delle divinità a cui era dedicato: Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva), Triade Agraria (Cerere, Libera, Libero) o altro?

L’area sacra templare (estesa 120 m x 90 m) é sotto una parete rocciosa, ed è stata rinvenuta in virtù di scavi effettuati negli anni Ottanta del Novecento che hanno riportato alla luce nel 1987 i resti di due templi, il Tempio A (IV secolo a.e.c.) e il Tempio B (II secolo a.e.c.) . 

Come suddetto é attualmente incerto a quale divinità fossero dedicati: molto probabilmente, il Tempio B più recente di cui il basamento con scalinata di accesso, proneo, atrio e tris di celle divine, era dedicato a Giove Egioco. Le tre celle con pavimento a mosaico, comunque sia fanno pensare a un culto trino. 

Altri scavi hanno riportato alla luce una necropoli con cinque tombe con corredi funebri appartenenti a personaggi di rango elevato. Sono stati rinvenuti anche i frammenti di una possibile statua in marmo bianco della Dea Minerva, e dei bronzetti votivi erculei. 

A tal proposito di seguito una mia breve spiegazione: 

Il sito è visitabile contattando il Comune di Castel di Ieri. L’ente comunale, attuale gestore del sito, supportato dalla Pro Loco, come ci ha spiegato l’Assessore competente Michela Fabrizi: “attua la valorizzazione dell’area archeologica attraverso le aperture stagionali estive o a prenotazione, con la scelta di coinvolgere dei giovani del territorio, dando esempio di rivoluzione in territori marginali come sono le aree interne, a dimostrazione che è possibile creare delle microeconomie circolari locali a partire dal turismo”. 

Una visita proficua quella ai templi Italici di Castel di Ieri per la ricerca storica – antropologica che sto portando avanti inerente la tutela dell’identità  culturale locale dall’omologazione imperante, e per lo sviluppo di un turismo culturale, turistico – esperenziale che coinvolga anche l’Abruzzo.

Cristiano Vignali

Scorcio dei basamenti delle Colonne Ioniche del Proneo del Tempio Italico di Castel di Ieri
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