Riceviamo e pubblichiamo: “Il gruppetto dei nuovi eletti del centrodestra, mal edotto da chi lo dirige, improvvisa lustri e strategia. Non regge il confronto tra i tre Consiglieri d’opposizione e la rielezione al gran completo della giunta Brucchi. Noi eravamo all’opposizione, quelli arrivati primi per preferenze nelle vostre liste sedevano sulle poltrone assessorili, gestivano soldi e potere distruggendo questa città.
Comune sull’orlo del predissesto finanziario, Team in prefallimento, Scuole e sicurezza, Corso S. Giorgio cantiere infinito, Teatro Romano fermo, Piazza Dante violentata, strade in stato pietoso etc. Capiamo l’inesperienza ma rigettiamo la malafede di chi vorrebbe fare di tutt’erba un fascio: il problema non è il numero di anni in Consiglio ma l’operato di ognuno in quegli stessi anni. I vostri ex assessori e consiglieri rieletti sono gli stessi che hanno consegnato Teramo al commissariamento, in uno dei suoi momenti più difficili, a causa di lotte interne e ambizioni individuali che hanno paralizzato per anni il governo della città. Sono gli stessi, dilaniati da guerre intestine, che 6 mesi fa hanno palesato il proprio fallimento.
Il paragone ci offende e ancor di più offende la verità. Una verità che nessun maldestro tentativo di distorsione riuscirà mai ad appannare perché tra i vostri rieletti, che ancora una volta saranno schierati nella stessa compagine, c’è chi per il “bene” di Teramo minacciava di uscire o era già uscito dalla maggioranza( Sbraccia, Micheli), chi voleva proseguire con l’amministrazione Brucchi restando saldamente ancorato alla poltrona (Corona, Marchese, Canzio, Cozzi) e chi organizzava, sempre per il “bene” della città, la sfiducia e il commissariamento ( Di Egidio, Quintiliani, Salvi, Francassa, Provvisiero).
E allora, prima di prestare i volti alla propaganda spicciola, chiedete voi a Sbraccia, Micheli, Di Egidio, Quintiliani, Salvi, Corona, Tiberii, Cozzi, Canzio, Provvisiero, Fracassa e Marchese (magari anche a Gatti!) quale “bene” prevarrà in futuro, come immaginate di governare con le stesse identiche persone che hanno già dimostrato di non poterlo fare. La città aspetta ancora di sapere.
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