giovedì, Maggio 16, 2024
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L’invasione russa e la posizione delle religioni. Intervista al sociologo Massimo Introvigne

L’invasione russa e la posizione delle religioni. Intervista al sociologo Massimo Introvigne

Di fronte all’orrore della guerra scatenata dall’invasione russa, le chiese non potevano sottrarsi dal confortare i fedeli, pregare e fare invocazioni alla pace e al ‘cessate il fuoco’. Inoltre molte organizzazioni religiose stanno generosamente offrendo aiuto pratico alle migliaia di profughi in fuga da molte città dell’Ucraina, sia ai confini che all’interno dei loro Paesi. Ma che ruolo ha specificamente la religione, in questa terribile situazione che milioni di persone vivono sulla loro pelle?

Ne abbiamo parlato con Massimo Introvigne, sociologo delle religioni, fondatore del Cesnur. Nel 2011 Introvigne è stato rappresentante dell’Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia, l’intolleranza religiosa e ha visitato Kiev in quel periodo proprio per ispezionare la situazione dei diritti umani nel Paese, specialmente in relazione all’antisemitismo e l’islamofobia.

Dottor Introvigne, il conflitto russo-ucraino è stato definito una ‘guerra fratricida’. In effetti non è un conflitto anche tra cristiani ortodossi da una parte e dall’altra?

In Ucraina ci sono quattro milioni di cattolici, che rappresentano la parte di popolazione più ostile alla Russia. Il 75% degli ucraini è ortodosso, ma la Chiesa Ortodossa si è spaccata dopo l’invasione della Crimea nel 2014. Il 60% degli ucraini oggi appartiene alla Chiesa Ortodossa Ucraina, che ha rotto con il Patriarcato di Mosca, favorevole all’invasione della Crimea, e ha aderito all’altra grande giurisdizione ortodossa mondiale, il Patriarcato di Costantinopoli, mentre il 15% degli ucraini è rimasto con il Patriarcato di Mosca. Ma Putin ha avuto in questi giorni una grande sorpresa: anche il Metropolita Onofrio, che guida quella parte degli ortodossi ucraini rimasti in comunione con il Patriarca di Mosca, ha dichiarato che le differenze religiose vanno messe da parte e che anche i fedeli della sua Chiesa, che pure in maggioranza parlano russo, devono difendere la patria contro l’aggressione russa.

Putin si dichiara ortodosso ed è nota la sua vicinanza al Patriarca di Mosca Kirill. La religione è una specie di instrumentum regni o è la Chiesa Ortodossa ad aver bisogno del potere politico? 

Proprio oggi 6 marzo (ieri n.d.r.) il Patriarca di Mosca Kirill, in precedenza cauto, si è schierato a favore di Putin con una violenta omelia in cui ha abbracciato quella che ha definito anche una “guerra metafisica” contro gli ucraini che hanno abbracciato i valori dell’Occidente corrotto e le parate del Gay Pride, che l’armata russa farà cessare in Ucraina. Da una parte questo conferma – ma esiste tra gli ortodossi russi anche un dissenso contro il Patriarca – che la Chiesa Ortodossa Russa e Putin sono legati a filo triplo, ciascuna parte sostiene l’altra e teme di essere coinvolta in una eventuale caduta dell’altra. Dall’altra il Patriarca, che ho conosciuto personalmente e non è certo uno sciocco, distilla una propaganda russa che si può vendere anche in Italia, mobilitando coloro che vedono in Putin un nemico degli Stati Uniti, degli omosessuali, delle “sette” e perfino dei vaccini (anche se il presidente russo è vaccinatissimo). Per alcuni in Occidente e in Italia combattere queste cose giustifica qualunque misfatto, anche radere al suolo intere città.


Dal 2017 i Testimoni di Geova sono stati messi fuorilegge e tuttora vengono violentemente perseguitati. Lo stesso avviene per altri culti minoritari. Poteva questo essere un segnale per l’Occidente su cosa avveniva all’interno della Federazione Russa ?

Certamente. Le violazioni della libertà religiosa sono sempre un pessimo segnale, qualche cosa che mostra come un totalitarismo aggressivo si stia formando, un totalitarismo che prima o poi aggredirà  non solo i suoi cittadini ma anche altri Paesi. Valeva per la Russia ieri e vale per la Cina oggi. Specificamente, i Testimoni di Geova, che la USCIRF, la Commissione americana sulla libertà religiosa internazionale, un organismo bipartisan del governo degli Stati Uniti, ha definito la minoranza religiosa più perseguitata del mondo, sono un test per valutare un governo. Dimmi come tratti i Testimoni di Geova e capirò quanto sei affidabile o pericoloso.

Quali sono le sue previsioni sull’esito del conflitto in corso o cosa potrebbe portare a una fine delle ostilità?

È evidente a chiunque che la guerra lampo di Putin è fallita. Forse chiuso in una sua torre d’avorio non era stato bene informato sulla determinazione degli ucraini a difendere il loro Paese. Certamente le forze armate russe sono in grado di ridurre l’Ucraina a un cumulo di rovine, al prezzo però di pesanti perdite anche per loro. Putin però non può fermarsi senza perdere il potere, e dunque continuerà a bombardare e uccidere fino alla “vittoria”, a meno che sia fermato in Russia, dai suoi generali o dai suoi oligarchi stanchi di perdere vite umane e denaro. La “vittoria” russa in Ucraina inaugurerebbe un periodo pericolosissimo per l’Europa, perché una resistenza ucraina continuerebbe per anni, sostenuta dai vicini Paesi che sono parte della NATO e che Putin potrebbe decidere di attaccare, scatenando così un’inevitabile guerra mondiale.

Roberto Guidotti

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