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Luca Traini intervistato da Repubblica: “Sono pentito e pronto a incontrare le mie vittime”

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Macerata – “Dopo gli incontri e colloqui in carcere ho rivisitato i miei gesti e si è fatto strada il pentimento”. E’ un Luca Traini completamente diverso nelle intenzioni, nelle parole e anche nei concetti ideologici, quello che emerge nell’intervista rilasciata oggi al giornale la Repubblica. E’ passato un anno da quel 3 febbraio 2018 quando Traini decise a suo modo di vendicare l’assassinio di Pamela Mastropietro uscendo di casa in cerca persone di colore per le strade di Macerata e sparando su quelli definiva i“negri”. Oggi li chiama solo neri, anche perché una nuova consapevolezza lo ha convinto che “gli spacciatori sono bianchi, neri, italiani e stranieri”. Alla domanda di Ezio Mauro sul perché del raid, Traini ha risposto: “Mi sono sentito spinto, trascinato da una scelta che era come un dovere. Un miscuglio di sensazioni,stati d’animo, emozioni. Quel giorno ero e volevo essere il vendicatore. E ’stata un’esplosione dentro di me”. Rievocando quel giorno Traini aggiunge: “Non percepivo nulla di quello che succedeva intorno a me, fuori ero isolato nella mia automobile. Quasi non avvertivo sensazioni corporee, non sentivo ne il caldo nel freddo. Sono sceso dalla macchina per consegnarmi ai carabinieri in maniche corte ed era il 3 febbraio”.

Un gesto quello del giovane di Tolentino che aveva legami con la sua cultura ideologica. “Per me il saluto romano era un gesto abituale. Un rituale simbolico. Tutta la mia ideologia politica Dio, Patria e Famiglia ha pesato in quel mix esplosivo. La tragedia di Pamela ha fatto da innesco, e ha incendiato tutto.” Quanto c’entra l’odio razziale in tutta la vicenda? “Era solo odio e basta. Se fosse stato un bianco a uccidere così Pamela avrei cercato di vendicarmi su di lui nello stesso modo”.

I colloqui con i familiari, il carcere, la televisione che mostrava i ragazzi di colore feriti, il convivere con persone di ogni colore ed etnia, hanno cambiato Traini, che ricordiamo è stato condannato il 3 ottobre dalla Corte di Assise di Macerata a 12 anni. Alla domanda se incontrerebbe le sue vittime, risponde: “Sì, ho già chiesto scusa durante il processo. Io sono pronto.”

Il 29enne che si era sentito “assorbito e svuotato” dopo l’azione di un anno fa, ha dei progetti significativi per il futuro: laurearsi e sposarsi con la sua fidanzata Stella. E la pistola? “E sotto sequestro. Ma idealmente l’ho già buttata via da un pezzo”.

Roberto Guidotti

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