domenica, Giugno 9, 2024
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Sisto V: quando Claudio Baglioni scrisse una canzone per il Papa di Grottammare

Sisto V: Quando Claudio Baglioni scrisse una canzone per il Papa di Grottammare

Grottammare – Sono numerose in questi giorni le iniziative religiose e culturali nelle Marche e in particolare nel Piceno che celebrano i 500 anni della nascita di Felice Peretti, ovvero Papa Sisto V, nato a Grottammare (AP) il 13 dicembre del 1521. Sisto V fu papa per cinque anni prima di morire colpito dalla malaria. Si è rievocato spesso in questi giorni l’operato come governante e Pontefice della Chiesa.

Quello che segnaliamo è una curiosità: se nel cinema diverse volte la figura di Sisto V è stata portata sulla scena, pochi sanno che Claudio Baglioni dedicò al Papa marchigiano una canzone nel 1975, dal titolo Sisto V. Il brano è contenuto nel disco Sabato pomeriggio dove tra i pezzi più noti figurano la canzone omonima dell’LP e Poster. Riportiamo il testo completo della canzone:

Quasi che fusse inverno
Sisto fa foco e fiamme tutt’intorno
Quasi che fusse già venuto inverno
Dice che ce prepara al callo dell’inferno
Sisto Sisto mio
Sisto Sisto mio
Dice che ce prepara al callo dell’inferno
Fijo meno giùdizzio
E più fede comanna er Santo Uffizio
E tiè ‘sta maledetta lingua a posto
Si tu non voi finì come ‘n capretto arrosto
Fijo fijo mio
Fijo fijo mio
Si tu non voi finì come ‘n capretto arrosto
Dacce un papa mijore
M’ariccomanno a te nostro Signore
Un quarchiduno che ‘gne piace er foco
Uno che c’ami, preghi tanto e campi poco
O Signore Iddio
O Signore Iddio
Uno che c’ami, preghi tanto e campi poco

La canzone in romanesco, sottolinea la severità di Sisto V e la sua solerzia nel punire, anche con la morte, chi reputava di costumi morali non allineati alle leggi della chiesa e al suo pensiero. Scrivono Indro Montanelli e Roberto Gervaso in L’Italia della Controriforma: “Sisto V era sanguigno, violento e autoritario, diede filo da torcere a tutti. Ai briganti, ai nobili che non volevano licenziare i loro bravacci; agli omosessuali, agli adulteri, alle prostitute, agli eretici. Mai come sotto questo Pontefice arsero tanti roghi e furono innalzate tante forche… I soli che piansero ai suoi funerali furono i parenti ai quali Sisto aveva distribuito a piene mani prebende, favori e benefici”. Questo modo di fare fu “battezzato piccolo- nepotismo, ma non per questo fu meno nefasto e corrotto” (Pag. 523).

Tornando a Baglioni, per il cantautore romano fu un modo di esprimersi anche su temi diversi dalle storie d’amore e intimiste che lo caratterizzarono e che a quei tempi la critica sottolineava spesso, in contrasto con gli argomenti trattati dagli altri cantautori. Il disco ebbe in ogni caso successo e raggiunse la vetta della hit parade, risultando il 7° album più venduto nell’anno 1975.

Roberto Guidotti

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