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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

< Poiché io considero il limite della vita umana press’a poco sui 70 anni. Questi 70 periodi annuali ci presentano 25.200 giorni, senza contare il mese intercalare; che se poi si vorrà che un anno su due venga prolungato di un mese, affinché il ciclo delle stagioni coincida con l’anno arrivando al tempo giusto, nel corso dei 70 anni si hanno 35 mesi intercalari, e i giorni che ne derivano sono 1050.

Orbene di tutti questi giorni che formano i 70 anni (e sono 26.250), non ce ne è uno che trasmetta all’altro una cosa completamente uguale.

Così, dunque, o Creso, l’uomo è tutto in balia degli eventi.

A me tu, ora, appari possessore di grandi ricchezze e re di molti popoli; ma quello che tu mi chiedi io non te lo posso ancora dire, prima di aver saputo che hai chiuso la tua vita nella prosperità. Poiché non è vero che colui che è molto ricco sia più felice di chi ha da vivere alla giornata, se non l’accompagna la fortuna di terminare la vita in una completa felicità: molti uomini straricchi sono infelici, mentre molti che hanno modeste possibilità di vita sono felici.

L’uomo che è molto ricco ma infelice ha due soli vantaggi su colui che la fortuna non protegge; questi invece sul ricco infelice ne ha molti. Il primo ha più possibilità di soddisfare i propri desideri e di fare fronte a una grave disgrazia che gli sia caduta addosso, ma il secondo lo supera in questo: non ha la possibilità come quello di sopportare una disgrazia o soddisfare un desiderio, ma da ciò lo libera la sua buona fortuna: invece è privo di infermità, senza malattie, al riparo dai mali, ha una bella figliolanza, un bell’aspetto: se, oltre a tutto ciò, chiuderà in bellezza la vita, questo è colui che tu cerchi, quello che merita di essere chiamato felice; però prima che egli muoia bisogna sospendere il giudizio e chiamarlo non ancora felice ma fortunato.

Non è possibile, per un uomo, abbracciare tutti insieme questi vantaggi, come non c’è paese alcuno che basti a fornire tutto ciò di cui ha bisogno. Ma se possiede una cosa manca di un’altra; il paese che ne possiede più di tutti, questo è il migliore del mondo.

Così pure non c’è alcun individuo che, da solo, possa bastare a se stesso: se ha un bene, di un altro è privo. Ma colui che duri nel possesso del maggior numero di questi beni, e poi chiuda serenamente la vita, costui, o re, a mio giudizio, ha il diritto di ottenere l’appellativo di felice.

Di ogni cosa bisogna considerare la conclusione, come andrà a finire; poiché a molti già il dio lasciò intravvedere la felicità e poi li precipitò nella più profonda rovina.>

NOTA: Si attribuisce a Solone – riferisce Annibaletto – l’introduzione del ciclo trieterico, e cioè un ciclo di due anni con l’intercalare di un mese: per esempio il culto orgiastico di Dionisio si svolgeva in base a questo ciclo con una festa notturna celebrata ogni due anni, al principio del terzo, nell’epoca del solstizio d’inverno. Ecco perché Erodoto rappresenta Solone alle prese con simili calcoli. Ma a parte i calcoli, già ai tempi di Erodoto si sapeva che la ricchezza non fa la felicità, ma può solo servire a soddisfare desideri e a meglio far fronte a

disgrazie; ma tutto nel transitorio, perché la vita dell’uomo è sempre appesa ad un filo, manovrato per gli antichi greci dal volere degli dei.

Luciano Magnalbo’

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