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Il film di guerra stasera in TV: “U-Boot 96” lunedì 27 aprile 2020

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Il film di guerra stasera in TV: “U-Boot 96” lunedì 27 aprile 2020 alle 21:15 su LA 7

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U-Boot 96 è il titolo italiano del film di guerra tedesco del 1981 Das Boot (pronuncia tedesca: [das ˈboːt], traducibile in italiano come Il battello) scritto e diretto da Wolfgang Petersen, prodotto da Günter Rorbach e interpretato fra gli altri da Jürgen ProchnowHerbert Grönemeyer e Klaus Wennemann. Nel tempo sono state diffuse diverse edizioni di Das Boot, ciascuna di diversa lunghezza, a partire dalla prima versione cinematografica fino a una miniserie TV, passando per varie edizioni per home video di variabile durata.

La pellicola è ispirata all’omonimo romanzo di Lothar-Günther Buchheim del 1973 e, come quest’ultimo, è ambientata durante la Seconda guerra mondiale: narra le vicende immaginarie dell’U-Boot U-96 e del suo equipaggio; descrive sia l’angosciosa frenesia delle battaglie, sia il tedio dei lunghi periodi di caccia infruttuosa, ritraendo i marinai come normali individui animati dal desiderio di svolgere al meglio il proprio dovere verso i commilitoni e il loro paese. La sceneggiatura trae spunto anche da episodi avvenuti al vero U-96, appartenuto al Tipo VII-C.

La produzione della pellicola cominciò nel 1979, dopo che, tre anni prima, diversi registi americani erano stati vagliati e poi scartati. Heinrich Lehmann-Willenbrock, il capitano del vero U-96 durante la guerra e sesto comandante tedesco per tonnellaggio affondato durante il conflitto (179.125 tonnellate di naviglio alleato colato a picco), e Hans-Joachim Krug, comandante in seconda dell’U-219, si prestarono come consulenti di regia.

Uno degli obiettivi che si poneva Petersen era guidare il pubblico «in un viaggio ai limiti della mente umana» (motto [tagline] tedesco della pellicola, «Eine Reise ans Ende des Verstandes»), volendo illustrare «cos’è davvero la guerra». Per Das Boot fu stanziato un budget di 35 milioni di marchi (circa 16 milioni di euro, al lordo dell’inflazione, cifra che lo porta fra i più costosi film tedeschi di tutti i tempi) e ottenne ricavi per 187 milioni di euro. Il film fu distribuito il 17 settembre 1981 e poi nel 1997 in una versione director’s cut supervisionata ancora da Petersen. La pellicola è considerata come uno dei classici del genere dei “film di sottomarini“.

Ottobre 1941, La RochelleFrancia; il tenente Werner viene inviato come corrispondente di guerra a bordo del sommergibile U-96. La sera prima della partenza, insieme con il comandante, soprannominato der Alte (“il vecchio”), gli uomini dell’equipaggio e il capo ingegnere si reca in un locale dove gli ufficiali del sommergibile e di altre unità stanno festeggiando l’ultima notte a terra. Nel locale, dove la birra e lo sciampagna (champagne) scorrono a fiumi, si festeggia anche la decorazione con la Croce di cavaliere per il comandante Thomsen, un ufficiale della “vecchia guardia” che, completamente ubriaco, arringa i presenti con un discorso dagli intenti apparentemente patriottici ma che i fumi dell’alcole deviano su sarcastiche battute persino nei confronti dello stesso HitlerDer Alte osserva la scena divertito, sentendosi vicino ai suoi uomini.

Il mattino seguente l’equipaggio si imbarca sull’U-96 e, mentre il battello esce dal porto accompagnato dalle note della banda, sopraggiunge Thomsen che, smaltita la sbornia, saluta affettuosamente i compagni. Werner non fatica ad ambientarsi fra i ben esperti marinai, ma entra velocemente a contatto con la durezza della guerra (come in una esercitazione simulata) e con le disillusioni del comandante, come quando gli suggerisce di fotografare gli uomini solo al rientro dalla missione, dato che avranno la barba e quindi sembreranno molto più uomini.

La vita del sommergibilista, come quella di qualunque altro soldato, è fatta per lo più di snervanti attese, sporcizia e promiscuità; i marinai, tra i mille espedienti per ingannare il tempo, usano anche cantare la marcia inglese It’s a Long, Long Way to Tipperary, e Werner scopre così di non essere più molto a suo agio, forse perché comincia a capire che gli atteggiamenti dei marinai sono solo una barriera psicologica per distrarsi dalla tremenda realtà in cui si trovano. Estraneo a tale atmosfera appare Ullmann, in ansia per la fidanzata francese incinta e che rischia rappresaglie da parte dei partigiani, in quanto sospettata di collaborazionismo.

La missione è snervante: l’U-96 non riesce a individuare navi nemiche e il morale dell’equipaggio è basso; a seguito di un segnale radio proveniente dall’U-32, viene segnalata la presenza di un convoglio alleato a dieci ore di navigazione dalla sua posizione. all’arrivo sul posto una fitta nebbia rende difficoltosa la vista; d’improvviso il sommergibile viene individuato da un cacciatorpediniere inglese (una nave progettata appositamente per contrastare sommergibili), che lo attacca. Nonostante l’immersione rapida, il sommergibile tedesco subisce un attacco con bombe di profondità, riuscendo tuttavia ad allontanarsi.

L’equipaggio ha il morale a terra ed è tormentato dalle piattole, ormai ampiamente diffuse. Durante una tempesta i sommergibilisti incontrano casualmente il sommergibile di Thomsen: un incontro così improbabile nell’immensità dell’oceano induce a sospettare che uno dei due sia stato inviato nel posto sbagliato.

La notte del quarantacinquesimo giorno di navigazione l’U-96 avvista un convoglio e, nonostante il forte chiarore di luna che rende facilmente individuabile il sommergibile, il comandante ordina l’attacco: vengono lanciati tre siluri ma, prima che questi raggiungano i bersagli, un caccia di scorta al convoglio scorge il sommergibile e lo costringe a immergersi. Dopo che sono state avvertite le esplosioni che indicano che i siluri hanno colpito le navi, incomincia il bombardamento subacqueo, con le bombe di profondità che colpiscono il sommergibile per ore, producendo un estremo logorio negli uomini dell’equipaggio. Il primo a cedere è il motorista Johann che, in preda al panico, cerca di aprire il boccaporto della torretta, ma viene bloccato dagli altri marinai, rischiando perfino la vita in quanto colpevole di insubordinazione.

Dopo alcune ore di manovre finalmente l’U-96 si libera della presenza mortale del caccia e riemerge per controllare la situazione in superficie, ma una delle navi colpite, anche se in fiamme, non affonda, e il comandante decide di darle il colpo di grazia. Il siluro va a segno e alcuni naufraghi inglesi rimasti a bordo si lanciano in acqua, tentando di raggiungere il sommergibile per essere salvati. Il comandante ha un momento d’indecisione: lasciare annegare i naufraghi o imbarcarli, obbligando il sommergibile a rientrare alla base per consegnarli e rischiando la corte marziale? La scelta è sofferta ma rapida: l’U-96 si allontana, abbandonando i marinai inglesi al loro destino. Il pattugliamento riprende e, mentre si stanno riparando i danni dovuti al bombardamento, Johann si presenta dal capitano per scusarsi e per assicurargli che quanto è successo non si ripeterà: Der Alte sulle prime sembra irremovibile, ma si rende conto della buona fede del motorista e gli fa capire che non saranno presi provvedimenti nei suoi confronti.

La missione sembra al suo epilogo e il rientro in Francia imminente, ma il sommergibile riceve nuovi ordini: dovrà dirigersi verso la base di La Spezia, in Italia, dopo aver fatto una sosta per approvvigionarsi nel porto di Vigo, in Spagna, dove una nave di rifornimenti tedesca attende l’arrivo del sommergibile. Per giungere in Italia sarà necessario forzare lo Stretto di Gibilterra, presidiato dalla flotta britannica; di conseguenza il comandante, rendendosi conto del pericolo dell’impresa, tenta di fare sbarcare Werner e il capo ingegnere a Vigo, in modo da salvare loro la vita: ma la richiesta viene rifiutata dall’alto comando tedesco, e la navigazione riprende.

Avvistata Gibilterra, il sommergibile, che secondo i piani avrebbe dovuto immergersi e a motori spenti lasciarsi trasportare dalla corrente di là dallo stretto, viene individuato da un aereo e colpito da una bomba che lo danneggia e ferisce gravemente il navigatore Kriechbaum. Il capitano ordina di dare tutta la potenza ai motori e, con la base in allarme e la notte rischiarata dai razzi di segnalazione, tenta la fuga, ma questa non ha successo e l’U-96 s’inabissa: il colpo ricevuto ha danneggiato gli strumenti per regolare l’immersione e il sommergibile affonda senza più controllo. Ma, quando tutto sembra perduto, un banco di sabbia arresta la mortale discesa; la profondità è molto oltre il livello di tenuta del natante, e la pressione dell’acqua provoca il cedimento dei rivetti e delle tubature, che esplodono, inondando il sommergibile. I marinai, in una corsa contro il tempo, riescono fortunatamente a riparare le falle e a rimettere il sommergibile in condizione di emergere: dopo oltre 24 ore d’immersione e praticamente senza più ossigeno, l’U-96 riesce a tornare in superficie. A causa dei danni, il capitano rinuncia a passare lo stretto di Gibilterra e dà invece l’ordine di fare rotta per la base in Francia.

Il sommergibile riesce infine a raggiungere l’obiettivo e fa il suo ingresso nel porto: accolti dalla banda e da una folla plaudente, gli uomini dell’equipaggio sbarcano il ferito Kriechbaum e si preparano a qualche giorno di meritato riposo. All’improvviso però la base subisce un bombardamento aereo nel corso del quale Johann, Ullman e il secondo ufficiale muoiono, mentre il comandante, ferito alla schiena, fissa impietrito l’U-96 che affonda, esalando l’ultimo respiro solo dopo l’inabissamento nella solitudine disperata della sconfitta.

Regiadi Wolfgang Petersen

Con: ürgen ProchnowHerbert Grönemeyer e Klaus Wennemann

Fonte: WIKIPEDIA