giovedì, Maggio 16, 2024
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“Grazie fratello”: ricordi e lacrime di gioia in memoria di Don Giuseppe Branchesi

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MACERATA- Grande commozione nella sala del Consiglio Provinciale dove è avvenuta, ieri mattina, la presentazione del libro “Grazie Fratello”, curato dal giornalista Maurizio Verdenelli, in memoria di Don Giuseppe Branchesi, parroco di Santa Maria in Selva, deceduto, a 81anni, il 19 aprile scorso a causa del Coronavirus.

Oltre ad amici e parenti, a commemorare la figura di Don Peppe sono stati il Presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari, il Vescovo della Diocesi di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia, Mons. Nazzareno Marconi, il Vescovo Emerito di Fabriano e Matelica, Mons. Giancarlo Vecerrica, l’Assessore alla Regione Angelo Sciapichetti e l’ex primo cittadino di Serravalle del Chienti, Venanzio Rocchetti. 

“Sono l’esecutore, il braccio di Don Peppe, che mi ha guidato proprio come fece Virgilio con Dante Alighieri. Lui mi è venuto in sogno per condurmi verso la realizzazione di questo volume”, afferma il giornalista Verdenelli, amico stimato del suo più caro fratellino Don Giuseppe, che continua: “Poco prima di salire verso la Casa di Dio, Don Giuseppe scrisse un lungo testamento per ringraziare tutti, in primis il Creatore. Era molto legato a Sant’Agostino, amava in particolare una citazione: << Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento, quanti orizzonti senza fine, quanta luce che tutti investe e penetra, tu non piangeresti se veramente mi ami.>>. Nel corso della sua vita ha convertito molte persone, come il Presidente del Cus Macerata Antonio de Introna, che ricorda Don Peppe attraverso due episodi, il primo quando requisì il suo salone per celebrare la Santa Messa della domenica, mentre il secondo riguarda i bambini del Kosovo, che avevano bisogno dei beni di prima necessità e senza pensarci troppo Don Peppe si diresse verso l’abitazione di Totó di Introna per prendere alcuni vestiti che non indossava più”.

Don Giuseppe Branchesi era amato da tutti, in modo particolare dai giovani, con i quali organizzava tante iniziative. Ricordiamo infatti che negli anni ’60 diede vita alla Lube, all’epoca leggenda del volley treiese. 

“Sono grato di aver avuto accanto mio zio e questo libro da al lettore l’occasione di conoscerlo – dice il nipote Francesco Soldini che prosegue -. L’esperienza della vita umana è unica e straordinaria. Zio aveva una profondità che lo rendeva schietto con tutti e trattava il prossimo come un fratello.Ricordo mio zio con lacrime di gioia e non di dolore. 

Amava aiutare gli altri, in modo particolare i bambini ed era presente anche se non era lì fisicamente, per questo ha compiuto numerose missioni in Africa e Brasile.

Io desidero continuare il lavoro di mio zio, che ha svolto con amore e dedizione perché era puro proprio come un bambino. Infatti, il ricavato della vendita del libro, sarà destinato per la realizzazione di una biblioteca in Togo, in modo che anche i bambini possano studiare, perché il futuro dipende loro”. Parole quelle di Soldini che ha commosso il folto pubblico presente nella maestosa Sala del Consiglio Provinciale, messo a distanza di sicurezza gli uni dagli altri, proprio per prevenire la diffusione del Covid-19, un virus che non perdona, specialmente chi soffre di altre patologie. 

Toccanti e significativi gli interventi in memoria di Don Giuseppe Branchesi, come quello del Vescovo Mons. Nazzareno Marconi, che ha definito il libro “Grazie Fratello” come un mosaico in cui viene descritta perfettamente la figura di Don Peppe. 

“Andava sempre veloce e ora che si trova accanto al Signore ci spinge a continuare il nostro cammino”. 
Per l’Assessore della Regione Angelo Sciapichetti, Don Giuseppe Branchesi era un pastore con l’odore delle pecore addosso.”Ricordo questa frase che disse Papa Francesco ad alcuni sacerdoti. Don Giuseppe era un punto di riferimento per tutti, sapeva darti il consiglio giusto e dopo una conversazione con lui ti sentivi arricchito. Ha compiuto tanti gesti di solidarietà, veri e concreti. 

È stato un seminatore di valori, che diffondeva soprattutto tra i giovani. Amava la vita e credeva nell’amicizia. Dobbiamo solo dirgli grazie e mandare avanti le sue opere che ha svolto con passione. In tutta Italia, a causa del Coronavirus sono deceduti più di 120 preti. Ricordo l’ultima telefonata di Don Giuseppe. Era al pronto soccorso di Civitanova Marche e nonostante la febbre e vari colpi di tosse, cercava di non angosciarmi. Ringrazio Maurizio Verdenelli per l’idea che ha avuto”.

Dopodiché la parola è passata a Mons. Giancarlo Vecerrica, fondatore del Pellegrinaggio Macerata Loreto, un cammino notturno composto di silenzio, preghiera e canti che da ben 42 anni coinvolge migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo, con lo scopo di raggiungere la Santa Casa di Loreto. Proprio 27 anni fa celebrò la messa San Giovanni Paolo II, che consegnó a Mons.Vecerrica una croce di legno. 

“Ricordo ancora le parole del Papa, che nonostante la malattia mi disse come vorrei anch’io camminare insieme a voi. E Don Giuseppe era sempre presente.Per lui erano importanti il Pellegrinaggio e la Sagra della Polenta. Aveva uno spirito coinvolgente come Papa Francesco. Nel 2010, proprio la polenta rese felice il Cardinale Ruini che non smetteva di fargli i complimenti per il delizioso piatto. “

Anche Venanzio Rocchetti ricorda la Sagra della Polenta, un evento che è stato in grado che di riunire tutti, specialmente durante il sisma del 2016.
“Avevamo preparato 25.000 porzioni di polenta e per una settimana non si parlava che della festa.Ricordo che ci fu anche una scossa di terremoto, ma fortunatamente eravamo all’aperto.Per Don Giuseppe eravamo tutti fratelli e anche per lui era importante dare il via alla ricostruzione. Se questo avverrà so già che dall’alto sarà felice e sorriderà per ogni singola famiglia che rientrerà nella propria casa”.

Don Giuseppe Branchesi non sopportava bestemmie e torpiloqui, infatti proprio nel volume è presente un fatto che ha interessato un suo allievo, perché fra mille cose, Don Peppe fu anche insegnante di religione presso l’Istituto Tecnico Commerciale Matteo Gentili di Macerata. A commemorare la sua figura è stata la prof.ssa Mariella Leoni.

“Ricordo Don Peppe con tanto affetto. Era buono con i suoi studenti e sempre in movimento.Chiamava tutti fratellini, organizzava il pranzo di fine anno scolastico e celebrava la messa. Durante le festività, amava fare gli auguri distribuendo bigliettini colorati”.

Infine, la parola è passata a Silvio Craia, scultore e amico di Don Giuseppe Branchesi, che tra vari episodi ha ricordato in modo particolare quello legato al Bambin Gesù.

“Per Don Peppe era importante che tutti avevano in casa la statuetta del Bambinello ed è proprio grazie a lui se in molti hanno scoperto la mia dote artistica”.
Don Giuseppe Branchesi, se ne è andato nel silenzio eloquente. Era un sacerdote e un fratello speciale che non dimenticheremo mai.

Elisa Cinquepalmi 

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