venerdì, Marzo 29, 2024
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“Gruppi anti-sette e disinformazione: un pericolo per la libertà religiosa”. Intervista a Raffaella di Marzio di Lirec (anche in inglese)

Il testo dell’intervista in inglese

Diritti umani e libertà religiosa: in aumento intolleranza e discriminazione in Europa e nel mondo

Roma- La conquista del rispetto dei diritti individuali, che siano di matrice religiosa o di altro genere sono costati molto alle società moderne e salvaguardarli non è un compito meno impegnativo. Discriminazione e intolleranza veicolate spesso da un informazione falsata, generano  gravi effetti negativi su gruppi e persone che si trovano ad essere ostracizzati e perseguitati da soggetti governativi, come avviene attualmente in Russia per i Testimoni di Geova e altre minoranze.

Di questa rischiosa situazione abbiamo parlato con Raffaella Di Marzio presidente di Lirec (Centro Studi sulla Libertà di Religione, Credo e Coscienza) un associazione no-profit. Dal 2017 Lirec è impegnata, tra le altre cose, nella diffusione scientifica di informazioni corrette sulle minoranze religiose, il dialogo tra religioni e soggetti diversi e l’impegno con vari mezzi, della salvaguardia della società laica secondo i dettami della Costituzione.

Dottoressa Di Marzio, qualche giorno fa il  Centro Studi Lirec ha organizzato un webinar  dal tema Freedomof Religion: From the USCIRF Report on Persecutions in Russia to Violations in Europe. Quanto sono necessarie iniziative del genere in questo periodo?

“Iniziative come il nostro webinar sono assolutamente necessarie in questo momento storico poiché l’intolleranza, la discriminazione e la persecuzione di minoranze religiose in Europa e nel mondo sono in continuo aumento. Ciò avviene in violazione palese di tutta la legislazione europea in merito ai diritti umani, delle Linee Guida emanate dell’Unione Europea nel 2013, di numerose sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani e della stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo. 

È compito delle organizzazioni come il nostro Centro Studi tenere alta l’attenzione su questi fenomeni e denunciarne l’esistenza chiedendo alle autorità internazionali di intervenire per porvi rimedio. Il nostro webinar ha inoltre creato un network di organizzazioni europee ciascuna delle quali ha presentato un rapporto sulla situazione del proprio paese fornendo così un quadro della situazione generale. Dai diversi interventi del webinar è emerso il fatto che le violazioni della libertà di religione e credo si verificano in molti paesi anche se in forme e intensità diverse.

Uno degli interventi è stato di Yaroslav Sivulsky, rappresentante dell’Associazione Europea dei Testimoni di Geova, gruppo religioso fuorilegge in Russia dal 2017. Secondo lei quanto ha pesato la propaganda dei gruppi anti-sette sulla persecuzione del movimento?

È stata determinante perché sostenuta dai media, dalle autorità statali e dalla Chiesa ortodossa russa. Questo fatto è stato confermato anche dal recente rapporto annuale dell’USCIRF “Il movimento anti-sette e la legislazione religiosa in Russia e nell’ex Unione Sovietica” redatto dall’analista politico Jason Morton, che ha partecipato al nostro webinar.

L’USCIRF è una commissione del governo federale degli Stati Uniti d’America, indipendente e bipartisan, istituita nel 1998 con l’International ReligiousFreedomAct (IRFA). I suoi membri sono nominati dal presidente e dai leader parlamentari di entrambi i partiti politici. Nel rapporto, per la prima volta, l’ideologia del movimento anti-sette e la sua aggressione alla libertà religiosa, perpetrata in particolare dai gruppi che fanno parte della federazione anti-sette europea FECRIS, è denunciata da un documento ufficiale degli Stati Uniti. In realtà i fondatori del nostro Centro Studi tra i quali io stessa, da anni segnaliamo la pericolosità di gruppi antisette per il diritto alla libertà religiosa. Il rapporto USCIRF ha confermato le nostre preoccupazioni in merito alla persecuzione di gruppi minoritari come i Testimoni di Geova in Russia.

Come è possibile che le autorità russe si siano mosse, anche violentemente verso i Testimoni di Geova, sulla base di pareri e giudizi di presunti esperti relativi la sfera dottrinale e teologica di una confessione, che hanno tra l’altro “incriminato” anche semplici libri di catechesi per bambini?

Riflettendo su quanto sta accadendo in Russia è importante comprendere che in quel paese si sono create delle convergenze pericolose e illegali tra diversi attori: il primo è l’autorità statale e giudiziaria della Federazione russa che ha, prima, redatto e approvato una legge chiaramente repressiva e sufficientemente imprecisa da essere applicabile a chiunque, e poi, di fronte ai ricorsi legali, non solo non si è mostrata “super partes”, ma si è rifiutata perfino di accogliere le prove della difesa. Questo avveniva nel 2017, ma successivamente la situazione si è ulteriormente aggravata perché l’accusa contro i Testimoni di Geova è quella di “estremismo”.

L’aspetto davvero preoccupante di questo specifico caso di ingiustizia è che non ci si trova di fronte a un episodio isolato ed estremo, ma ad una vera e propria strategia: il governo russo sta strumentalizzando un fenomeno grave, realmente esistente, come l’estremismo violento, su base “religiosa”, per colpire un’organizzazione pacifica e rispettosa delle leggi come quella dei Testimoni di Geova e la Corte suprema russa ha deciso di bandire pacifici cittadini russi per la loro fede sfruttando la paura delle masse di fronte alla violenza dell’estremismo e terrorismo religioso che sta mietendo vittime altrove. Il governo russo e l’intero sistema giuridico di questo grande paese si accaniscono contro fedeli innocenti spostando su di loro quella “punizione” che si dovrebbe abbattere sui terroristi “veri” e i loro fiancheggiatori.

Il secondo “attore” protagonista in questa emblematica vicenda è l’autorità religiosa maggioritaria in Russia, la Chiesa ortodossa. La storia millenaria dell’Europa, e non solo, testimonia che quando si verifica la persecuzione di una minoranza religiosa perpetrata dalle autorità statali queste ultime possono sempre contare sull’appoggio o, addirittura, la complicità della religione istituzionalizzata in quel particolare contesto. In particolare, una minoranza religiosa molto attiva nel proselitismo riesce più facilmente ad attirare le antipatie dell’istituzione religiosa maggioritaria che la percepisce come “concorrente”.

Di fronte alla persecuzione degli “avversari” gli esponenti della religione di maggioranza solitamente tacciono, oppure plaudono, di fronte ad iniziative repressive messe in atto dalle autorità statali. Nel caso dei Testimoni di Geova in Russia, la Chiesa ortodossa russa ha avuto certamente un ruolo preciso anche perché ha sostenuto e finanziato organizzazioni antisette utili allo scopo di colpire i Testimoni di Geova liquidando i loro beni e condannandoli al carcere o all’esilio.

La persecuzione dei Testimoni di Geova è emblematica ma non isolata. Quali altri movimenti o confessioni in Europa subiscono restrizioni o limitazioni alla libertà religiosa?

Il rapporto USCIRF apre una speranza in più per una maggiore mobilitazione internazionale a sostegno dei diritti umani in Russia, tuttavia la FECRIS, la stessa associazione i cui metodi e scopi sono stati stigmatizzati dalla commissione statunitense continua ad operare indisturbata in Europa. Per esempio, in Francia, dove la FECRIS ha sede, essa continua a promuovere “leggi speciali” contro le minoranze religiose e spirituali, mentre in Italia risultano essere ancora attive associazioni federate allo stesso gruppo internazionale, che in passato hanno collaborato con le istituzioni e le forze dell’ordine. Un problema che i fondatori del Centro Studi LIREC sollevarono già in sede OSCE/ODIHR nel 2013, quando l’Italia fu oggetto di raccomandazioni proprio a causa delle operazioni mediatico-giudiziarie di questi soggetti.

Torniamo al discorso dei gruppi anti-sette. Quanto possono influire nel formare anche negativamente l’opinione pubblica nei confronti delle minoranze religiose e che ruolo giocano i mezzi di comunicazioni come la TV e i giornali?

In Italia, e nel mondo, i primi alleati, nell’opera distruttiva che i gruppi antisette svolgono contro le minoranze religiose e spirituali stigmatizzate come “sette” sono giornalisti privi di etica professionale, esperti nell’ “arte” di creare allarme e reazioni collettive di panico. L’opera dei media che danno risalto ai racconti di abusi genera una specie di reazione a catena per cui può accadere che qualche ex-membro scontento si affidi a loro per raccontare la sua storia che diventa emblematica come se tutte le storie fossero simili alla sua.

In realtà le persone che vivono serenamente la loro fede non vengono intervistate così come gli ex-membri che hanno lasciato il loro gruppo senza divenirne nemici. Nella realtà, purtroppo, i media fanno informazione in modo totalmente sbilanciato: la maggior parte dei giornalisti tende a scrivere articoli che attirino e impressionino un pubblico a digiuno di informazioni, utilizza metafore vecchie e inconsistenti, induce al timore verso “sette” pericolose che fanno il “lavaggio del cervello” e diffonde un allarmismo che non giova a nessuno, perché è fuori da ogni realtà.

Di questa “informazione” sono piene le pagine web e anche le pagine di testate giornalistiche prestigiose, nonché trasmissioni televisive di reti pubbliche. Oltre a disinformare, la stampa e i media, in genere, tendono a creare e sostenere delle vere e proprie caccie alle streghe contro quei gruppi che, di volta in volta, vengono additati.

I Testimoni di Geova purtroppo sono spesso bersagliati, ma il nostro Centro Studi riceve continuamente richieste di aiuto da altri gruppi colpiti da diffamazioni e attacchi del tutto ingiustificati che hanno spesso gravissime conseguenze sulla vita dei singoli e delle organizzazioni”.

Roberto Guidotti

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