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Anticipazioni per “Cavalleria rusticana” e “La Voix humaine” del 15 settembre alle 10 su Rai 5: dal Teatro Comunale di Bologna

cavalleria

Anticipazioni per “Cavalleria rusticana” e “La Voix humaine” firmate da Emma Dante del 15 settembre alle 10 su Rai 5: diretto da Michele Mariotti dal Teatro Comunale di Bologna

«È un viaggio d’amore che rende pazzi i protagonisti e che ci fa scoprire i confini tra la ragione e la perdita del senno, in un affascinante affresco dell’animo umano».

Con queste parole la regista Emma Dante descrive l’inedito dittico composto da Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e La voix humaine di Francis Poulenc che Rai Cultura trasmette su Rai5 (canale 23) giovedì 15 settembre alle 10.

I due titoli sono andati in scena al Teatro Comunale di Bologna nel 2017, con la direzione di Michele Mariotti.

«Sia nella Voix humaine, sia nella Cavalleria rusticana, protagoniste sono le donne – dice ancora Emma Dante – in entrambe leggo il dolore dell’abbandono, della solitudine. I luoghi sono diversi, diverse le comunità che li abitano, ma la motivazione che spinge alla tragedia è la stessa: la pazzia d’amore. Per amore si compiono azioni estreme, come estremo è il gesto teatrale dentro una grande opera musicale».

Anna Caterina Antonacci è la protagonista della tragédie lyrique composta nel 1958 da Poulenc, tratta dalla piéce di Jean Cocteau, autore anche del libretto. Marco Berti, Carmen Topciu e Gezim Myshketa sono invece Turiddu, Santuzza e Alfio, i protagonisti del celebre triangolo amoroso verista che Mascagni ha tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga, andato in scena per la prima volta a Roma nel 1890.

Il cast dell’atto unico è completato da Anastasia Boldyreva, nel ruolo di Lola, e da Claudia Marchi, in quello di mamma Lucia. Le scene sono di Carmine Maringola, i costumi di Vanessa Sannino, le luci Cristian Zucaro e la coreografia di Manuela Lo Sicco. Con l’Orchestra del Comunale di Bologna, e per Cavalleria rusticana anche il Coro diretto da Andrea Faidutti. La regia televisiva è di Arnalda Canali.

Cavalleria rusticana è un’opera in un unico atto di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.

Andò in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, con Gemma Bellincioni e Roberto Stagno.

Viene spesso rappresentata insieme a un’altra opera breve, Pagliacci (1892) di Ruggero Leoncavallo, con la quale è considerata una delle più rappresentative opere veriste.[1] Questo singolare abbinamento venne proposto fin dall’anno seguente il debutto di Pagliacci, al Metropolitan Opera House di New York il 22 dicembre 1893,[1] e venne legittimato dallo stesso Mascagni, che nel 1926, al Teatro alla Scala di Milano, diresse, nella stessa soirée, entrambe le opere. Cavalleria rusticana veniva talvolta eseguita insieme a Zanetto, dello stesso compositore.

Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni ed è certamente la più nota fra le sedici composte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria rusticana, solo Iris e L’amico Fritz sono rimaste nel repertorio stabile dei principali enti lirici). Il suo successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890 e tale è rimasto nel ventunesimo secolo.

Nel 1888 l’editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera. I partecipanti dovevano scrivere un’opera in un unico atto, e le tre migliori produzioni (selezionate da una giuria composta da cinque importanti musicisti e critici italiani) sarebbero state rappresentate a Roma a spese dello stesso Sonzogno.

Mascagni, che all’epoca risiedeva a Cerignola, dove dirigeva la locale banda musicale, venne a conoscenza di questo concorso solo due mesi prima della chiusura delle iscrizioni e chiese al suo amico Targioni-Tozzetti, poeta e professore di letteratura all’Accademia Navale di Livorno, di scrivere un libretto. Targioni-Tozzetti scelse Cavalleria rusticana, di Verga come base per l’opera. Egli e il suo collega Guido Menasci lavoravano per corrispondenza con Mascagni, mandandogli i versi su delle cartoline. L’opera fu completata l’ultimo giorno valido per l’iscrizione al concorso. In tutto, furono esaminate settantatré opere e il 5 marzo 1890 la giuria selezionò le tre opere da rappresentare a Roma: Labilia di Nicola Spinelli, Rudello di Vincenzo Ferroni, e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.[2]

Trama

La vicenda si svolge a Vizzini, un paesino della Sicilia. All’alba di una domenica di Pasqua, nel paese s’ode una serenata dedicata a Lola, moglie di compare Alfio, un carrettiere. Pian piano il paese si sveglia e tutti si preparano per il giorno di festa; Lucia, madre di Turiddu e proprietaria di un’osteria, prepara il vino per i festeggiamenti che avranno luogo dopo la messa. Da lei si reca Santuzza, fidanzata di suo figlio; all’invito della donna a entrare in casa, la ragazza rifiuta, rivelandole un’amara verità: Turiddu la tradisce. Prima di partire per il servizio militare, il ragazzo si era promesso a Lola; tuttavia il periodo di leva si era protratto e la donna, stanca di aspettare, dopo un anno si era sposata con Alfio. Al suo ritorno, per ripicca, Turiddu si era allora fidanzato con Santuzza, ma successivamente aveva preso ad approfittare delle assenze di Alfio per riprendere una relazione clandestina con Lola.

Lucia non crede alle parole di Santuzza, ma il loro discorso è interrotto dalla processione iniziale della messa. Poco dopo arriva lo stesso Turiddu, che saluta la sua fidanzata; questa, ormai esasperata, gli rinfaccia i continui tradimenti, ma lui dapprima nega e in seguito cerca di troncare con rabbia il discorso. La lite è interrotta dall’arrivo della stessa Lola, che provoca Santuzza cantando una canzone dedicata al suo amato; i due si recano insieme in chiesa, mentre Santuzza, al colmo della disperazione, scaglia una maledizione su Turiddu.

Poi compare Alfio, che chiede a Santuzza dove sia sua moglie; lei, incautamente, gli dice che ella è andata a messa con Turiddu e gli svela tutta la tresca, pentendosene immediatamente dopo. Alfio giura vendetta e fugge via. Poco dopo termina la messa e tutti si recano all’osteria di Lucia, dove intonano gioiosi brindisi alle gioie della vita. Torna Alfio, al quale Turiddu offre un bicchiere di vino; questi rifiuta sdegnosamente, e tutti comprendono che lui voglia sfidare il rivale a duello all’arma bianca. Le donne portano via Lola e Santuzza, mentre Turiddu, con la scusa di abbracciare Alfio, gli morde l’orecchio: con questo gesto accetta la sfida. Turiddu sa di essere nel torto e si lascerebbe uccidere per espiare la propria colpa, ma non può lasciare sola Santuzza, disonorata dal suo tradimento, dunque combatterà con tutte le sue forze. Alfio gli dà appuntamento a un orto poco distante per duellare.

Turiddu si prepara al duello: prima di recarvisi saluta Lucia, raccomandando di fare da madre a Santuzza se lui non dovesse tornare, poi corre via. Lucia comprende solo allora quanto fossero vere le parole di Santuzza; mentre le due donne si abbracciano, si ode un mormorio venire da lontano e poco dopo una popolana urla che Turiddu è stato ammazzato, gettando tutti nella disperazione.

Sinossi di Cavalleria rusticana

  • Preludio
    • Siciliana O Lola, bianca come fior di spino / O Lola c’hai di latti la cammisa (Turiddu)

Atto unico

  • Coro d’introduzione Gli aranci olezzano (Coro)
  • Scena e sortita Dite, mamma Lucia… Il cavallo scalpita (Santuzza, Lucia, Alfio, Coro)
  • Scena e preghiera Beato voi, compar Alfio… Inneggiamo il Signor non è morto (Santuzza, Lucia, Alfio, Coro)
  • Romanza e scena Voi lo sapete, o mamma… Andate, o mamma, ad implorare Iddio (Santuzza, Lucia)
  • Duetto Tu qui, Santuzza (Santuzza, Turiddu)
    • Stornello Fior di giaggiolo (Lola)
  • Duetto Il Signore vi manda, compar Alfio (Santuzza, Alfio)
  • Intermezzo sinfonico
  • Scena e brindisi A casa, a casa, amici… Viva il vino spumeggiante (Turiddu, Lola, Coro)
  • Finale A voi tutti salute… Mamma, quel vino è generoso (Santuzza, Turiddu, Lucia, Alfio, Lola, Coro)

Brani celebri

  • Preludio, dove Turiddu canta La siciliana
  • O Lola, c’hai di latti la cammisa, canzone siciliana di Turiddu
  • Il cavallo scalpita, Alfio
  • Inneggiamo, il signore è risorto
  • Voi lo sapete, o mamma, aria di Santuzza
  • Tu qui, Santuzzaduetto di Santuzza e Turiddu
  • Intermezzo sinfonico (tra la VIII e la IX scena)
  • Viva il vino spumeggiante, brindisi di Turiddu
  • Mamma, quel vino è generoso, Turiddu

L’aria introduttiva O Lola, c’hai di latti la cammisa, detta anche Siciliana, è uno dei due brani in lingua dialettale presenti all’interno del repertorio lirico italiano[senza fonte]. L’altro brano è la celebre aria Io de’ sospiri dalla Tosca di Puccini, scritta in dialetto romanesco.

La voce umana (titolo originale: La voix humaine) è una tragédie lyrique in atto unico del compositore francese Francis Poulenc, derivata dalla pièce omonima di Jean Cocteau, che firma il libretto. L’opera fu scritta nel 1958 e fu messa in scena per la prima volta il 6 febbraio 1959 dal soprano Denise Duval diretta da Georges Prêtre alla salle Favart del Théâtre national de l’Opéra-Comique di Parigi.

Per il Teatro alla Scala di Milano la prima italiana di La voce umana è stata il successivo 18 febbraio alla Piccola Scala con la Duval diretta da Nino Sanzogno.

Nel Regno Unito la première è stata il 30 agosto 1960 con la Duval nel King’s Theatre di Edimburgo per il Glyndebourne Festival Opera con la Royal Philharmonic Orchestra.

In Australia la première è stata nel 1962 ad Adelaide.

Al Teatro Verdi (Trieste) la prima è stata nel 1968 con Magda Olivero.

Al Teatro La Fenice di Venezia la prima è stata nel 1970 diretta da Nicola Rescigno con la Olivero.

Al Teatro dell’Opera di Roma la prima è stata l’8 giugno 1971, diretta da Marcello Panni, con Virginia Zeani.

Al San Francisco Opera va in scena nel 1979 con la Olivero.

All’Opera di Chicago va in scena nel 1982 diretta da Carlo Felice Cillario.

Al Teatro Regio di Torino La voix humaine va in scena nel 1999 con Renata Scotto in lingua originale.

All’Auditorium Niccolò Paganini di Parma La voix humaine va in scena nel 2016 con Anna Caterina Antonacci in lingua originale e l’accompagnamento della Filarmonica Arturo Toscanini. Direzione di Jean-Luc Tingaud.

L’opera si ambienta a Parigi in una squallida camera da letto, sul cui pavimento giace esanime la protagonista della quale non viene mai fatto il nome e sarà indicata come una generica “Lei” (Elle). La donna viene svegliata dallo squillo del suo telefono: dopo due chiamate di persone che hanno sbagliato numero, viene contattata dal suo amante, e i due avranno una lunga e dolorosa conversazione a proposito della loro relazione terminata da poco; la telefonata sarà spesso interrotta a causa della cattiva ricezione e da alcune interferenze; inoltre lo spettatore sentirà solo ciò che dice la donna, intuendo le battute dell’amante dai suoi silenzi e dalle risposte che Lei gli dà.

L’inizio del dialogo è ai limiti della banalità: tra frasette sdolcinate e luoghi comuni romantici, Lei racconta all’uomo di essere appena tornata da una cena con la sua amica Martha, e di aver poi preso un sonnifero a causa di un’emicrania. Presto però i toni si fanno più tesi: l’uomo le chiede indietro alcuni effetti personali che ha lasciato a casa sua e Lei promette che glieli restituirà; parlando della fine della loro storia, Lei se ne assume tutta la colpa, poi prende a rievocare tristemente i loro momenti felici, tra i quali la gita a Versailles durante la quale si sono conosciuti, ma a questo punto cade la linea.

Lei tenta di ricontattare il suo ex telefonando a casa sua, ma scopre che lui non si trova lì: è lui che la richiama subito dopo, spiegandole di essere in un ristorante. A quel punto Lei, già molto provata, gli rivela di aver mentito circa ciò che ha fatto poco prima: non è uscita con Martha, ma si era preparata per venire sotto casa sua e attenderlo per parlargli; non trovando il coraggio di farlo, aveva preso dodici pastiglie di tranquillanti con l’intenzione di suicidarsi, ma si era poi salvata grazie all’intervento di Martha e di un suo amico medico. L’amante di Lei reagisce con freddezza a questa notizia e sposta subito il discorso su un altro argomento, il proprio cane, rimasto a casa di Lei. Poco dopo la telefonata si interrompe di nuovo, stavolta a causa dell’interferenza della donna che aveva sbagliato numero all’inizio del dramma, ma che ora si rivela inquietantemente interessata a spiare il discorso tra i due ex-amanti.

L’uomo la richiama, ma a questo punto Lei è quasi completamente fuori di sé: dai rumori di fondo ha compreso che lui non si trovi, come ha detto, in un ristorante, ma probabilmente a casa di una sua nuova partner. L’uomo inizia a incalzarla perché riagganci; Lei, ormai conscia che quella telefonata sia l’unico filo che la tiene unita al suo amante, decide di troncare con un solo gesto la chiamata, la relazione e, probabilmente, anche la propria vita: si stringe il filo del telefono al collo.

Come ultima richiesta al suo antico amore, poiché questi ha in precedenza detto di dover andare a Marsiglia nei giorni seguenti, Lei lo implora di non alloggiare nello stesso albergo dove hanno dormito insieme tempo prima, ormai consapevole che vi si recherà con la sua nuova donna. Dopodiché è lei a chiedergli insistentemente di chiudere la telefonata, e al suo saluto non può che rispondere balbettando “Ti amo”, mentre scivola nel proprio letto e lascia cadere il ricevitore, probabilmente strangolata dal filo del telefono.

Foto interna e esterna: https://www.raiplay.it/programmi/cavalleriarusticana-lavoixhumaine/atti/cavalleria-rusticana—la-voix-humaine