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Anticipazioni per il Grande Teatro di Lermontov in TV del 21 ottobre alle 16.35 su Rai 5: “Un ballo in maschera”

un ballo

Anticipazioni per il Grande Teatro di Michail Jur’evič Lermontov in TV del 21 ottobre alle 16.35 su Rai 5: “Un ballo in maschera” – Per il Grande Teatro in TV andrà in onda oggi pomeriggio sabato 21 ottobre alle 16.35 su Rai 5 il dramma “Un ballo in maschera” scritto da Michail Jur’evič Lermontov inella versione diretta da Gacomo Colli e trasmessa dalla Rai nel giugno 1968.

Interpretazione di Raoul Grassilli e di Ilaria Occhini.

Il Principe Zvedic si innamora ad un ballo in maschera di Nina: il marito della donna, convinto del tradimento, compie un gesto scellerato.

Un ballo in maschera (in russo: Маскарад , Maskarad) è un dramma in giambo libero[3] e in quattro atti, scritto da Michail Jur’evič Lermontov nel 1835. Rifiutato dalla censura, fu rielaborato con aggiunte e perfino con il cambio del titolo, senza riuscire a ottenere il via libera per la rappresentazione che arriverà solo nel 1852, undici anni dopo la morte dell’autore.

Trama

Atto primo

(RU)

«Арбенин:
Но я люблю иначе: я все видел,
Все перечувствовал, все понял, все узнал,
Любил я часто, чаще ненавидел,
И более всего страдал!
Сначала все хотел, потом все презирал я,
То сам себя не понимал я,
То мир меня не понимал.»

(IT)

«Arbenin:
Amo in modo diverso io: tutto ho visto,
Tutto provato, tutto compreso, conosciuto;
Amai sovente, più sovente odiai,
Soffersi, più che ogni altra cosa!
Dapprima tutto volli, poi tutto disprezzai,
Talora non capii me stesso,
Non mi capì talaltra il mondo»

(Michail Ju. Lermontov, “Il ballo in maschera”, in Liriche e poemi, trad. Tommaso Landolfi, Einaudi, Torino, 1982, p. 162-163)

Evgenij Aleksandrovič Arbenin, dopo una gioventù viziosa e dedita a eccessi di varia natura, può godersi il benessere economico che gli ha fruttato la sua abilità di giocatore con Nina, moglie amata e gran bellezza nel fiore degli anni. Una sera torna al tavolo da gioco, ormai abbandonato da anni, per salvare dalla rovina il principe Zvezdič, un giovane ufficiale che ha perso l’intero suo patrimonio. Più tardi si recano insieme a un ballo in maschera, giacché è tempo di Carnevale. Al ballo, il principe è sedotto da una signora in maschera. Arbenin, dal canto suo, è avvicinato da una maschera maschile che gli predice una sventura per quella sera stessa.

Zvezdič, invaghitosi della donna che civetta con lui, le chiede di lasciargli un oggetto a imperitura memoria del loro incontro. La dama fugge, spaventata all’idea che l’irruente giovane possa strapparle la maschera e riconoscerla. Seduta su un divano pensa a come mandarlo via, quando scorge sul pavimento un braccialetto smarrito da qualcuno. Se ne appropria e, al riapparire del principe, getta per terra il monile, in modo da poter scomparire tra la folla nel mentre lui lo raccoglie.

Zvezdič racconta ad Arbenin la sua avventura con l’intrigante maschera; quindi i due si separano. Evgenij Aleksandrovič torna a casa, ma la moglie è fuori. Al suo ritorno, nota che non ha più al polso il bracciale, ed è allora che si rende conto di quanto sia simile a quello che il principe gli ha mostrato come dono della dama misteriosa. Domanda dove sia il bracciale, dove possa averlo perduto. Nina non comprende perché il marito si stia tanto inquietando e commette l’errore di non rivelare subito di essere stata al ballo in maschera, scena verosimile dello smarrimento. L’uomo ne viene informato dal servo e si convince di essere stato tradito. Le proteste d’innocenza di Nina non sortiscono alcun effetto: Arbenin è deciso a vendicare il suo onore.

Atto secondo

(RU)

«Князь:
О, где ты, честь моя!.. отдайте это слово,
Отдайте мне его — и я у ваших ног,
Да в вас нет ничего святого,
Вы человек иль демон?
Арбенин
Я? — игрок!»

(IT)

«Principe:
Oh, dove, onor mio, sei!… rendetemi l’onore,
Rendetemelo — ed io mi getto ai vostri piedi.
Ma nulla avete voi di sacro,
Uomo siete o demonio?
Arbenin
Io? giocatore!»

(Michail Ju. Lermontov, “Il ballo in maschera”, op. cit., p. 217)

Sotto la maschera che ha sedotto Zvezdič si nasconde una vedova, la baronessa Štral, segretamente innamorata del principe. Nina Arbenina, che è una sua amica, va a trovarla, e di lì a poco giunge anche il principe. Mentre la baronessa è costretta ad assentarsi per qualche minuto, Zvezdič, il quale grazie al braccialetto è risalito al nome della sua proprietaria, confessa a Nina di amarla. La donna nega di avergli dato il bracciale e se ne va irritata. Il principe si sfoga con la baronessa e lei capisce di aver raccolto da terra il bracciale di Nina e di averne compromesso l’onore agli occhi del marito. Sul momento si sente sollevata, ma in coscienza sa che sarà punita per aver desiderato la sua pace a scapito di un’altra persona.

Il principe Zvezdič al tavolo da gioco in un’illustrazione di Leonid Pasternak

Solito frequentatore degli ambienti aristocratici è Adam Petrovič Šprich: è lui che corre in aiuto dei tanti che necessitano di denaro in prestito. La baronessa, il cui defunto marito aveva contratto con Šprich un forte debito, accenna in sua presenza alla presunta relazione tra la Arbenina e il principe, suggerendogli di intervenire nella faccenda per calmare gli animi. Šprich, il quale spera di ricevere dalla Štral il denaro che gli è dovuto, ha un colloquio con Zvezdič, da parte sua intenzionato a sbugiardare pubblicamente Nina, e lo induce a scrivere un biglietto alla donna. Arbenin però lo intercetta.

Evgenij Aleksandrovič, finora persuaso che il principe ignorasse l’identità della donna misteriosa, ossia la moglie dell’uomo che lo ha salvato dalla rovina, è sconvolto dall’ingratitudine di Zvezdič. Intanto il suo vecchio compagno al tavolo da gioco, Afanasij Pavlovič Kazarin, apprende da Šprich quel che si mormora in società su Arbenin e decide di approfittare delle circostanze per riportare l’amico sulla via del vizio. La grande abilità di giocatore di Arbenin può aiutarlo a rimpinguare le sue dissestate finanze.

Arbenin, risoluto a uccidere Zvezdič, va da lui. Gli annunciano che dorme, ma egli s’introduce, non visto, nella sua stanza. Ne esce senza aver agito, per mancanza di coraggio. Un altro modo, più sottile, di vendicarsi gli si affaccia alla mente, e scrive un biglietto in cui invita Zvezdič a cena in casa di N.[4] per trascorrere una piacevole serata. Uscendo, incontra una donna velata. Temendo sia Nina, le scopre il volto e riconosce la baronessa Štral. La donna, preoccupata di vedere Arbenin dal principe, tenta senza riuscirci di scagionare Nina dal sospetto di tradimento: Evgenij Aleksandrovič non la lascia parlare e va via. Maggior successo ottiene con Zvezdič, che ora sa la verità.

Il principe, rinfrancato dal tono cordiale del biglietto, si reca tranquillo da N., senza dar peso alle parole di ammonimento della baronessa. Qui, oltre al padrone di casa e Arbenin, c’è il solo Kazarin. Giocano a carte. A un certo punto Arbenin accusa il principe, che sta vincendo, di imbrogliare, e lo schiaffeggia. Zvezdič esige che l’offesa subìta venga riparata, ma Arbenin, trionfante, rifiuta di battersi: in società tutti dovranno sapere che il principe è un baro e un vigliacco.

Atto terzo

(RU)

«Арбенин:
… Ты права! что такое жизнь? жизнь вещь пустая.
Покуда в сердце быстро льется кровь,
Всё в мире нам и радость и отрада.
Пройдут года желаний и страстей,
И все вокруг темней, темней!
Что жизнь? давно известная шарада
Для упражнения детей;
Где первое — рожденье! где второе —
Ужасный ряд забот и муки тайных ран,
Где смерть — последнее, а целое — обман!»

(IT)

«Arbenin:
… che è vita? la vita è cosa vana.
Finché rapido corre il sangue in cuore,
Tutto al mondo ci è gioia, ma passati
Gli anni delle passioni e delle brame,
Sempre più buio è tutto, intorno!
La vita? una sciarada ormai ben nota
Per l’esercizio dei fanciulli;
Dove il primiero è nascita, il secondo
Orrendi affanni, pene di ferite segrete,
Dove l’ultimo è morte, ed inganno l’intero!»

(Michail Ju. Lermontov, “Il ballo in maschera”, op. cit., p. 231)

Nina scopre di essere stata avvelenata in un’illustrazione di V. A. Poljakov

La baronessa è partita. In casa di M. la buona società parla alle spalle del principe Zvezdič, accusandolo di codardia; sono presenti anche gli Arbeniny. Zvezdič, non atteso, si fa vivo per poter mettere in guardia Nina dalla vendetta del marito, e restituirle il braccialetto. Arbenin, che osserva la scena da lontano, non nutre ormai alcun dubbio sull’infedeltà della moglie e, con rinnovata determinazione, si avvia ad eseguire il suo piano delittuoso. Da quando, anni prima, aveva perso tutto al gioco e con l’ultimo rublo che gli era rimasto aveva deciso che o si sarebbe rifatto (come accadde) o avrebbe bevuto il veleno, non si era più separato dalla fatale polverina. La cava dalla tasca e la versa nel gelato che porge all’ignara moglie. Lei lo mangia, e a quel punto Arbenin, adducendo come scusa la stanchezza, la conduce a casa.

Nina comincia a stare male e implora il marito di chiamare il medico. Arbenin le confessa che è condannata a morire perché lui le ha fatto ingerire il veleno, e le chiede di ammettere finalmente, davanti a Dio, la sua colpa. Ma Nina ha la coscienza pulita e muore, maledicendo l’assassino e invocando su di lui il giudizio divino. Arbenin guarda il cadavere della donna amata e grida: «Menzogna!».

Atto quarto

(RU)

«Неизвестный [Арбенину]:
То адское презренье ко всему,
Которым ты гордился всюду!
Не знаю, приписать его к уму
Иль к обстоятельствам — я разбирать не буду
Твоей души — ее поймет лишь бог,
Который сотворить один такую мог.»

(IT)

«Sconosciuto [ad Arbenin]:
… Quel disprezzo infernale tuo per tutto,
Del quale ovunque ti gloriavi!
Né so se attribuirlo all’intelletto
Od alle circostanze — non voglio decifrare
L’anima tua, — la intenderà soltanto
Iddio, che poté, solo, crearne una siffatta.»

(Michail Ju. Lermontov, “Il ballo in maschera”, op. cit., p. 247)

Zvezdič e uno sconosciuto giungono a casa di Arbenin. Il personaggio appena entrato in scena, sette anni prima, era stato rovinato al gioco da uno spietato Arbenin, nonostante fossero amici, e non era più stato in grado di rifarsi una vita. Solo la speranza di riuscire un giorno a vendicarsi, gli aveva dato la forza per andare avanti. E quel giorno è arrivato quando ha visto Arbenin avvelenare il gelato e, invece di impedire il delitto, ha preferito che si compisse pur di poter dare il colpo di grazia al suo nemico. Ha quindi convinto Zvezdič che la repentina morte di Nina non poteva essere dovuta al caso e insieme a lui si è recato da Arbenin.

L’ignoto si rivela ad Arbenin dicendogli che, inosservato, lo aveva seguito in ogni dove, sempre con un volto e un costume diversi, in attesa di un suo passo falso. Al ballo in maschera era stato lui a preconizzargli una sciagura imminente, e ora è venuto a dirgli che sa dell’uxoricidio. A questo punto il principe mostra ad Arbenin una lettera in cui la baronessa Štral confessa la parte avuta nell’intrigo e scagiona Nina, sicuro che l’uomo, messo di fronte alla verità, non si sottrarrà ancora alla sua richiesta di un duello riparatore.

Ma l’orgogliosa intelligenza di Arbenin crolla sotto il peso dell’intollerabile colpa di aver ucciso la donna amata per un peccato inesistente. Lo sconosciuto è felice di aver ottenuto la rivalsa tanto agognata. Il principe, al contrario, si rammarica che la follia di Arbenin non gli consentirà né ora né mai di riguadagnare l’onore perduto.

Foto interna ed esterna: https://it.wikipedia.org/wiki/Un_ballo_in_maschera_%28Lermontov%29#/media/File:Michail_Lermontov_ritratto_da_Leonid_O.Pasternak(1891).jpg