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Anticipazioni per “Da una casa di morti” di Janacek del 16 novembre alle 21.15 su Rai 5: dall’Opera di Roma

da una casa di morti

Anticipazioni per “Da una casa di morti” di Janacek del 16 novembre alle 21.15 su Rai 5: con la direzione di Dmitry Matvienko per la regia di Krzysztof Warlikowski dall’Opera di Roma – Carcere duro, privazione della libertà, colpa e pena. Sono i temi affrontati dall’opera “Da una casa di morti”, di Leoš Janáček, ispirata alle omonime memorie romanzate di Fëdor Dostoevskij nelle quali lo scrittore racconta la vita dei detenuti in un campo di prigionia in Siberia, dove lui stesso era stato imprigionato per quattro anni.

L’ultimo capolavoro del compositore ceco, messo in scena all’Opera di Roma lo scorso maggio, è proposto da Rai Cultura in prima TV giovedì 16 novembre alle 21.15 su Rai 5.

L’allestimento, proposto in prima italiana, è firmato dal regista polacco Krzysztof Warlikowski, Leone d’Oro della Biennale Teatro a Venezia e al suo debutto operistico nel nostro Paese. Lo spettacolo è realizzato in coproduzione con la Royal Opera House Covent Garden di Londra, il Théâtre de La Monnaie di Bruxelles e l’Opéra national de Lyon.

Sul podio il giovane bielorusso Dmitry Matvienko, anche lui al suo debutto operistico in Italia. Classe 1990, nel 2021 ha vinto il Primo Premio e il Premio del Pubblico alla prestigiosa Malko Competition di Copenaghen. 

L’opera è un lavoro corale, in cui i personaggi emergono di volta in volta dall’anonimato per raccontare i crimini che li hanno condotti all’incarcerazione, le proprie sofferenze e le violenze subite nei gulag siberiani. A reinterpretare e restituire alla riflessione contemporanea il soggetto della detenzione punitiva del libretto, realizzato dallo stesso Janáček partendo da Memorie da una casa di morti di Dostoevskij, è ora Warlikowski che, nel corso della sua carriera, è stato insignito di numerosi premi nazionali e internazionali per la spinta riformistica del suo linguaggio teatrale.

Per questo allestimento ha ricevuto nel 2019 il premio per la Miglior Nuova Produzione agli International Opera Awards di Londra. Sul palco un cast internazionale che vede in primo piano il basso-baritono statunitense Mark S. Doss nel ruolo di Alexandr Petrovič Gorjančikov e il tenore Pascal Charbonneau nelle vesti del giovane tartaro Aljeja. Tra i tenori anche Štefan Margita (Filka Morozov), Erin Caves (Il grande prigioniero), Julian Hubbard (Skuratov), Marcello Nardis (Kedril), Pawel Żak (Il giovane prigioniero), Michael J. Scott (Šapkin), Christopher Lemmings (Čerevin) e Colin Judson (Il vecchio prigioniero), i baritoni sono Lukáš Zeman (Il piccolo prigioniero Nikita/Čekunov/Cuoco), Aleš Jenis (Il fabbro/Un prigioniero) e Leigh Melrose (Šiškov), il basso è Clive Bayley (Il direttore della prigione).

Completano il cast Eduardo Niave (il prigioniero ubriaco), talento di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, Carolyn Sproule, unica voce femminile nel ruolo della prostituta, Maestro del coro è Ciro Visco. In linea con la produzione della Royal Opera House di Londra del 2018, la drammaturgia è a cura di Christian Longchamp e le scene e i costumi sono di Małgorzata Szczęśniak. Alle luci Felice Ross e ai video Denis Guéguin. I movimenti coreografici sono di Claude Bardouil.

Dal Teatro dell’Opera di Roma “Da una casa di morti”, opera in tre atti su musica e libretto di Leos Janácek da Memorie da una casa di morti di Fëdor Dostoevskij. Sul palco il M° Dmitry Matvienko, regia di Krzysztof Warlikowski e regia tv di Barbara Napolitano.

Da una casa di morti, titolo originale Z mrtvého domu, è un’opera lirica di Leoš Janáček su libretto proprio, tratta dal romanzo di Fëdor Dostoevskij Memorie dalla casa dei morti (1862). L’opera debuttò postuma al Teatro Nazionale di Brno nel 1930, due anni dopo la morte dell’autore.[1]

Trama

Atto I

In un campo di prigionia in Siberia, una gelida mattina d’inverno porta la notizia che presto un aristocratico si unirà ai detenuti (“Přivednou dnes pána”). L’uomo è Alexandr Petrovitch Goryantchikov, un prigioniero politico, che il direttore della prigione fa interrogare e frustare (“Jak tě nazývají”). Gli altri prigionieri intanto hanno trovato un’aquila ferita e giocano con lei finché le guardie non li rimandano al lavoro (“Zvíře! Nedá se!”). I prigionieri si lamentano della loro sorte (“Neuvidí oko již”) e uno di loro, Skuratov, rammenta la sua vita a Mosca (“Já mlada na hodech byla”); un altro, Luka Kuzmitch, racconta di quando aveva incitato una ribellione e ucciso una guardia nel campo di prigionia in cui si trovava prima (“Aljeja, podávej nitku”). Terminata la fustigazione, Gorayantchikov viene portato tra gli altri, quasi tramortito (“Alijaja!Niti!”)

Atto II

Gorayantchikov ha fatto amicizia con il giovane tartaro Alyeya, gli chiede della sua famiglia e si offre di insegnargli a leggere e scrivere (“Milý, milý Aljeja”). Terminato il lavoro, i carcerati si preparano per la festa e un prete benedice il fiume e il cibo (“Alexandr Petrovič, bude prazdnik”). Skuratov racconta il motivo per cui si trova lì: era innamorato di una giovane donna tedesca, Luisa, ma quando lei fu promessa a un anziano parente Skuratov aveva sparato al promesso sposo (“Jaj, já pustý zbytečný člověk” – “Přešel den, druhý, třetí”). Per la festa, i detenuti mettono in scena una commedia su Don Giovanni (“Dnes bude můj poslední den”) e una pantomima su una figlia di un mugnaio bellissima ma infedele (“Pantomima o pěkné mlynářce”). Dopo lo spettacolo, i prigionieri provano a provocare Goryantchikov, deridendolo per il fatto che i suoi privilegi aristocratici gli permettano di bere tè anche in prigione e nella lite che segue Alyeya resta ferito (“Pěkně hráli, co?”).

Atto III

Prima scena Nell’ospedale del campo, Goryantchikov si prende cura di Alyeya, che è felice di aver imparato a leggere e scrivere (“Isak, prorok boží”). Accanto al suo letto, Luka sta morendo di tubercolosi e insulta Tchekunov per i suoi modi servili nei confronti dell’aristocratico. Shapkin racconta la storia del suo arresto, mentre Skuratov delira in preda alla pazzia (“Ó, bratři! Ta bolest, to nic!”). Durante la notte, anche Shiskov prova a raccontare la sua storia, ma viene continuamente interrotto dalle domande di Tcherevin (“Má dět’átka milá”). Shishkov era innamorato di Akulka, la figlia di un mercante, che però era innamorata di Filka Morozov, che andava in giro dicendo di averla disonorata (“Ty, pravil Filka” – “A Filka křičí”); durante la loro prima notte di nozze, Shishkov aveva scoperto che la giovane era ancora vergine, ma quando si rese conto che la moglie era ancora innamorata di Filka l’aveva uccisa (“A já byl, bratříčku, až do do svatby zpit” – “Na druhý den”). Luka muore e Shishkov si accorge solo allora che il malato era proprio Filka. I detenuti vengono interrotti da una guardia, che porta via Goryantchikov. Seconda scena Il direttore della prigione, ubriaco, si scusa con Goryantchikov per le frustate e gli restituisce la libertà. Proprio mentre l’aristocratico lascia il campo, i detenuti liberano l’aquila ormai guarita, per poi essere rimandati ai lavori forzati dalle guardie.

Foto interna ed esterna: https://www.operaroma.it/shop/editoria/posterlocandine/locandina-da-una-casa-di-morti-stagione-2022-2023/